vittorio imbriani

Altrettanto ampia l'attività di scrittore di cose politiche, per la più parte disseminata nelle numerose riviste alle quali nel corso di tutta una vita diede collaborazione. Il tratto principale d'essi è un'esigenza anzitutto morale d'intransigente opposizione a un andazzo della cosa pubblica ritenuto debole, corrotto e indegno della passata grandezza del paese e della forza e saldezza necessaria alla nazione di recente unificata; intransigenza che s'incrudì con l'ascesa della sinistra e che seppe giungere a una simile paradossale affermazione, dove Cesare Borgia e Maramaldo assurgono a simboli di buongoverno: «Che bella Italia sarebbe stata quella, che avesse avuto a capo un Cesare Borgia, per ministri de' Machiavelli, de' Guicciardini, de' Pontano, per generali de' Bartolomeo d'Alviano, de' Piero Strozzi, de' Renzo da Ceri, de' Fabrizio Maramaldo, per capo dell'istruzion pubblica un Bembo, per poeti aulici Ariosto, Trissino, Tasso...Ahimè invece... ma che cosa mi ha fatto questo povero foglio di carta per contaminarlo co' nomi de' nostri contemporanei». Da notare anche che quel Pietro Bembo a capo dell'istruzione è ben probabile una sarcastica allusione a Francesco de Sanctis, l'ex venerato maestro, che detestava il Bembo e che per allora era l'effettivo ministro dell'istruzione del governo di sinistra.

In questo senso va valutato anche il leitmotiv imbrianesco dell'applicazione inflessibile della pena capitale, che ricorre in alcune opere letterarie (infra) e che fu trattato esplicitamente in alcuni scritti di grande forza polemica: Per la pena capitale, Napoli, 1865; Pena capitale e duello, Bologna, 1869. Fino a giungere all'esaltazione poetica del tema nell'ode Inno al cànape d'un monarchico (1881).

Ma per avere un'idea degli argomenti e della vis polemica dei suoi scritti politici si possono utilmente consultare le raccolte degli interventi giornalistici: Passeggiate romane, a cura di M. Praz, Bologna, Boni, 1980; e Ghiribizzi politici, a cura di N. Coppola in osservatorio politico-letterario, Roma, 1956; riediti a cura di B. Iezzi, Massa Lubrense, 1983.

Il titolo di quest'ultima raccolta, col termine "ghiribizzi", rimanda efficacemente al punto di vista e allo stile tutti propri e particolari con cui Vittorio Imbriani interveniva sulle questioni politiche del suo tempo.

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