L'eterno ritorno dell'onestà

La storia può insegnare che dei fenomeni non risultano unici. Ad esempio, da dopo il 2007 il Movimento 5 Stelle ha iniziato a diffondere lo slogan dell’onestà, ogni tanto modificato ironicamente in honestà!1!. Durante le cosiddette fasi delle repubbliche d’Italia, diverse forze politiche hanno ripreso quello slogan. Vedremo brevemente insieme quali.



Immagine di dominio pubblico

Chiedo scusa a chi ha più anni di me, perché il primo esempio storico che conosco di richiamo all’onestà proviene da Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano durante una fase della prima repubblica. Egli più propriamente citava una questione morale.
Voglio riportare un passaggio di un’intervista di Eugenio Scalfaro fatta al segretario nel 1981, in cui spiega una parte del fenomeno

[...] se gli italiani sopportano questo stato di cose è segno che lo accettano o che non se ne accorgono. Altrimenti voi avreste conquistato la guida del paese da un pezzo. Allora delle due l’una: o gli italiani hanno, come si suol dire, la classe dirigente che si meritano, oppure preferiscono questo stato di cose degradato all’ipotesi di vedere un partito comunista insediato al governo e ai vertici del potere. Che cosa è dunque che vi rende così estranei o temibili agli occhi della maggioranza degli italiani?
La domanda è complessa. Mi consentirà di risponderle ordinatamente. Anzitutto: molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico? Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita candidati e interessi privati o di un gruppo o di parte. È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel ’74 per il divorzio, sia, ancor di più, nell’81 per l’aborto, gli italiani hanno fornito l’immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto di progresso. Al nord come al sud, nelle città come nelle campagne, nei quartieri borghesi come in quelli operai e proletari. Nelle elezioni politiche e amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane. Non nego che, alla lunga, gli effetti del voto referendario sulla legge 194 si potranno avvertire anche alle elezioni politiche. Ma è un processo assai più lento, proprio per le ragioni strutturali che ho indicato prima.

Mi sento alquanto sorpreso nel leggere delle parole che percepisco ancora attuali, nonostante decenni di distanza. Ho avuto la stessa impressione per quasi tutta l’intervista.

I nuovi onesti

Ai tempi di Berlinguer esisteva il caso della Propaganda 2, più nota come P2.
L’evento non basterà a scuotere così tanto la politica come lo scandalo successivo del 1992, Mani pulite. Qui emerge Antonio Di Pietro, magistrato.
Nove anni dopo egli fonderà il gruppo Italia dei Valori che, a quanto pare, non ha avuto i risultati sperati.
Nel 2013 ci penserà un altro magistrato, Antonio Ingroia, a riunire gli onesti in un gruppo di nome Rivoluzione Civile. A quei tempi, però, il Movimento 5 Stelle aveva avuto più successo nel fare suo lo slogan sempre verde.

Oggi

Nell’ultimo anno conosco due persone che hanno un percorso simile a due dei precedenti esempi riportati: Michele Emiliano, magistrato candidato alle primarie del 2017 del Partito Democratico, vinte poi da Matteo Renzi, e Pietro Grasso, ex membro del Partito Democratico dimessosi dopo l’approvazione della legge elettorale. Quest’ultimo di recente ha fondato il gruppo Liberi e Uguali, formato da membri di gruppi come Sinistra Italiana, Movimento Democratico e Progressista e Partito Democratico.

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