Scommesse: il mio metodo – Parte I

Lo "stake"

Negli ultimi tempi, tutto l’impegno messo nello studio del mondo delle scommesse ha iniziato a dare i propri frutti, ed ho quadruplicato l’investimento iniziale. 

Come ho scritto in un post precedente, ci vuole pazienza e metodo. 

Ma aumentando il capitale, detto anche bankroll, la crescita è esponenziale

Mi spiego meglio. Se la vincita quotidiana attesa è dell’1%, faccio un esempio, con 100€ sarà di 1€ al giorno. Con 1000€ sarà di 10€ al giorno. Quindi dopo un mese, nel nostro esempio, avrò 130€ essendo partito con 100€, 1300€ essendo partito con 1000€. 

Ma come gestisco le puntate? 

Questo argomento rientra sotto l’ormai noto nome di MONEY MANAGEMENT, che significa gestire il capitale minimizzando rischi e contenendo perdite. Il mio money management deve rientrare in un metodo ferreo – testato e ottimizzato di continuo – e deve essere esente da “colpi di testa”, voglia di rifarsi subito da una perdita e così via, e cioè libero da ogni emozione. 

Quindi gestisco tutto con il concetto di “stake”, ovvero la puntata base. Il mio stake è al momento lo 0,3% del capitale.  Se avessi 1000€ di capitale, punterei 3€ come stake base.   

Gestione degli stake   

Tendenzialmente, le quote su cui puntare che cerco sono in media dell’1,50, di base. Questo vuol dire che, seguendo l’esempio di prima, se ho 1000€, punto 3€ a 1,50, vinco e guadagno 1,50€. 

Ricordo il concetto espresso nel mio primo post sull’argomento betting: meglio vincere 10€ al giorno con rischi infinitesimali, che perderne 10€ perché giocati in una sola scommessa sperando di fare il colpaccio

Ok quindi: se vinco ho guadagnato 1,50€.  E se perdo? Se perdo mi aspetto dalla scommessa successiva di recuperare le puntate e guadagnare QUANTO ATTESO DALLA PRIMA SCOMMESSA. 

Per fare ciò in linea di massima TRIPLICO lo stake ogni volta che perdo. Cioè io mi pongo un guadagno medio atteso ogni volta che una puntata o serie di puntate arriva alla vittoria, e poi riparto. 

Riprendendo ancora il solito esempio, ho 1000€, punto 3€ a 1,50, perdo. Quindi punterò 9€, ovvero triplico lo stake della scommessa perdente, che in questo caso è di 3€. A una quota media di 1,50, se vinco avrò ottenuto 13,50€. 

Che è la somma di 9 (ultima scommessa) + 3 (scommessa precedente non vinta) + 1,50 (guadagno atteso). 

A quel punto riparto con la prossima scommessa da 3€. 

Se dovessi perdere ancora, la puntata successiva a una quota media di 1,50 sarà di €27.   


Quota media 

Ho parlato di quota media, e ho individuato la mia quota media in 1,50, ovvero il guadagno del 50% di quanto investito, ovvero ancora 50 centesimi per ogni euro puntato. 

Questo perché raramente punto su quote più basse, spesso non ne vale la pena e comunque ne parlerò in un altro post. 

Diciamo che il minimo in cui entro su una scommessa è quota 1,4. 

L’idea della quota media mi aiuta a crearmi uno schema sulla gestione dello stake, come presentato sopra. Mi aiuta anche a ridurre inutili rischi. 

Se la mia prima puntata è stata di 3€ e ho perso, e la scommessa successiva che individuo e che mi pare interessante ha una quota di 1,7, non sarò costretto a triplicare la puntata, ma potrò puntare meno. 

In questo caso per recuperare la puntata perdente (3€ nel nostro esempio) e prendere guadagno atteso (1,50€ nel nostro esempio) non sarà necessario puntare 9€. 

Dovrò invece puntare 6,5€, visto che una vittoria a 1,7 mi genererà 11,05€, che sarebbero 6,5+3+1,55. 

In questo modo limito la progressione, e vi assicuro che triplicare ogni volta la scommessa precedente diventa presto un numero piuttosto grande!   

Spero di essere stato chiaro e che abbiate trovato tutto questo interessante. Non esitate a porre domande o a darmi i vostri consigli!  

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