Guida personale al voto

Fra circa 3 mesi gli italiani verranno chiamati al voto. Si sa già che, per ora, il non voto potrebbe superare il voto. Questo ha toccato l’apice a maggio del 2015 con un 53,26%. Ora si attesta attorno al 40%. In questa guida voglio offrire un metodo personale di voto, sviluppato non volontariamente negli ultimi 6 anni.



Immagine di dominio pubblico

Innanzitutto voglio lanciare un avvertimento: attenzione a confondere la politica (=amministrazione) con il gossip politico. Nella cronaca o gossip politico, mostrato nei telegiornali per diverse ragioni che salto, delle persone decidono di mostrare gli avvenimenti del giorno. Gli approfondimenti o ragioni dietro certi avvenimenti vengono dati in orari diversi, anche per questioni di tempi televisivi. Secondo me se si segue la politica per lo più con la televisione, si rischia di votare a fiducia o per immagine. Non a caso entrambi gli elementi vengono curati, in alcuni casi da squadre dedicate, prima di interviste o apparizioni pubbliche.

Introduzione al metodo

Lancio una considerazione nata negli ultimi 14 mesi, dopo aver conosciuto un economista e delle concezioni della realtà (=filosofia): se non si conosce un po’ l’economia e la filosofia, secondo me si rischia di capire molto meno la politica, subendola. Mi sono accorto di aver brancolato nel buio fino a qualche mese fa, e mi vergogno un po’ della cosa.

Un punto di partenza che condivido non sta tanto nel leggere i programmi e la squadra di un gruppo politico, ma un processo più lungo e accademico: leggere un po’ di storia di economia-politica. Questo significa addentrarsi nella storia dell’economia degli ultimi 400 anni circa, coprendo scuole di pensiero (perché non esiste solo un modo di fare economia, al di là di quello che proclamano alcuni liberali chiamandosi ortodossi) che partono dal mercantilismo e vanno a finire ad almeno quella keynesiana. Leggere qualcosa delle sotto-scuole, a mio avviso aiuta a capire ulteriormente delle differenze fra dei paesi.
Farei un percorso del genere

  • Scuola mercantile
  • Scuola fisiocratica
  • Scuola liberale
  • Scuola marxiana
  • Scuola neoliberale: qui esistono varie sottoscuole.
    • La scuola francese: qualcuno di voi forse ricorderà della grande depressione americana avvenuta dopo il 29. Qualche storico attribuisce una delle cause al laissez-faire, ossia alla presunta capacità del mercato di autoregolarsi. Il termine francese deriva proprio da questa scuola, che però ha avuto più successo all’estero che in Francia.
    • La scuola austriaca: come esponente cito Hayek, premio nobel nell’economia.
    • La scuola di Chicago: come esponente cito Milton Friedman, premio nobel nell’economia e studente di Hayek.
  • Scuola keynesiana. Fondata da Keynes. In Italia gli hanno dedicato varie scuole superiori. Qui voglio citare la
    • Scuola di Stoccolma: ha prodotto il cosiddetto modello nordico, applicato in Svezia, Finlandia, Norvegia, Islanda, Danimarca, fino a qualche anno fa.

Inizierei da qui, tralasciando letture per la base filosofica e lasciandole come ulteriore approfondimento. Lo voglio ripetere ancora una volta: non conoscere un po’ di economia rischia di non far capire la politica. Quest’ultima per me rappresenta null’altro che l’insieme di squadre che tifano per almeno una scuola economica, come espresso già in un altro caso.

Perché i cittadini non vengono formati alla vita politica tramite il percorso che io ed altri suggeriscono? A fine articolo offrirò la versione di una persona, già riportata in un altro caso. Da parte mia invece avevo scritto come, forse, si è passati da una parte all’altra della versione che troverete in basso.

Dal metodo all’interpretazione

Voglio fornire un’interpretazione, tramite il metodo di sopra, di alcuni partiti politici che conosco. Preciso che si tratta di un’interpretazione a naso e che domani potrei cambiare idea, anche in funzione delle affermazioni che sento, che in alcuni casi cambiano posizione. Servirebbe un classificatore di affermazioni automatico per avere un po’ di precisione in più.

  • Movimento 5 Stelle: faccio veramente fatica, soprattutto a partire dall’elezione di Di Maio. Risulta però noto che la piattaforma possiede più di 150mila iscritti che provengono da varie correnti. Quindi mi tengo prudente con: 33% keynesiano, 33% neo-liberale, 33% liberale.
  • Partito democratico: 50% keynesiano, 40% liberale, 10% neo-liberale.
  • Forza Italia: Berlusconi in questo caso parla a chiare lettere di forza liberale con valori moderati e cristiani. 40% keynesiano, 30% neo-liberale, 30% liberale.
  • Lega (senza Nord): 45% liberale, 40% keynesiano, 10% neo-liberale, 5% fascista. Con fascismo intendo quella corrente più apprezzata dal popolo, per motivi che Pirandello ha spiegato, di certo non quella successiva al 1933.

Fin qui i 4 gruppi con più consensi, stando ai sondaggi più recenti. Con la lista successiva si noteranno più differenze rispetto ai gruppi precedenti.

  • Fratelli D’Italia: simile alla lega.
  • Liberi e Uguali: 70% keynesiano, 15% liberale, 15% marxiano.
  • Noi con l’Italia: quasi uguale a Forza Italia, con più elementi keynesiani.
  • 10 volte meglio: 65% liberale, 25% neo-liberale, 10% keynesiano. Non so a che punto stanno con le firme per potersi presentare alle elezioni.
  • Casa Pound (e Forza Nuova): 50% keynesiano, 50% fascista.
  • Insieme: la cosa più eterogenea che conosco e sinceramente non capisco come fa a stare in piedi: un unione di verdi (keynesiani in genere), socialisti (per nome marxiani, storicamente keynesiani), scelta civica (l’ex gruppo di Monti, neo-liberali). 33% keynesiano, 33% neo-liberale, 33% liberale.
  • Più Europa: 50% neo-liberale, 20% keynesiano, 30% liberale. Stanno iniziando a raccogliere le firme.
  • Potere al popolo: 60% keynesiano, 40% marxiano.
  • Sinistra classe rivoluzione: 20% keynesiano, 80% marxiano.

Mi sento piuttosto convinto che in Italia si ha più scelta che in altri paesi, tipo USA, UK, Russia, etc.

Qualche cenno sulla dimensione filosofica

L’analisi dei gruppi politici si potrebbe allargare con la dimensione filosofica, dove provo ad identificare un’ottica di responsabilizzazione dell’individuo (individualismo, declinato anche con liberalismo tanto per aggiungere qualche altro -ismo) o della comunità (comunitarismo) o un misto variabile, per ogni gruppo. Ritengo che questa attività va al momento fuori dalle mie conoscenze. Mi limito a fare delle considerazioni storiche sul presente e sul passato. Storicamente, secondo me, l’Europa si è mossa da una dimensione di comunità verso una individuale. Ad esempio, in Italia Democrazia Cristiana, di corrente per lo più liberale, teneva comunque un’imposta massima sul reddito al 72% fino alla metà degli anni 70 circa. Oggi una cosa del genere viene addirittura spacciata per comunismo, da alcune persone. Dagli anni 70 in Inghilterra, Margaret Thatcher decideva di utilizzare i ricavi provenienti dalle nuove attività petrolifere nel mare del nord per abbassare le imposte alle imprese. La stessa tipologia di ricavi in Norvegia venivano e vengono utilizzati per supportare le funzioni sociali dello stato.
Nella Federazione Russa si ha l’imposta piatta sul reddito, quindi una delle cose più neo-liberali che esistono, però hanno più servizi pubblici degli USA, dove però hanno delle imposte più progressive. Chiaramente la Russia ha ancora conservato qualche pezzo di cultura comunitaria, nonostante gli stravolgimenti degli anni 90.
Infine ricordo che fascismo e nazismo avevano anch’essi una dimensione comunitaria. Soprattutto in Germania, dove, a differenza di Mussolini, Hitler ha conquistato il potere tramite il voto.
Per quanto riguarda gli USA di Trump, mi sembra uno di quei casi storici dove si può parlare di fascismo a dimensione individuale. Al posto del congresso vedo delle camere delle corporazioni. Al posto dei campi di concentramento vedo carceri private, che prossimamente pagheranno anche meno imposte sui loro profitti. Manganellate e olio di ricino non servono, ci pensano i mezzi di comunicazione per lo più in mano a privati.

Applicazione del metodo

Ora basterebbe conoscere i contenuti delle scuole economiche per orientarsi sul chi votare. Si può iniziare da wikipedia. Però su wiki manca anche una descrizione che sta alla base di queste, cioè il cosiddetto rapporto di produzione. Ad esempio, la maggior parte di quelle citate partono da un certo rapporto di produzione (ossia chi decide sul posto di lavoro), una no. Per quest’ulteriore informazione suggerisco di consultare questo mio post.

Qualche commento sui programmi. Suggerisco di seguire l’approccio degli angel investor: conoscere il business plan dei partiti, la squadra, le attività. Conoscere il piano secondo me non basta. Esistono migliaia di aziende con idee che potrebbero piacermi, ma con che squadra pensano di portarle avanti? Se questa squadra esiste, che tipo di attività ha portato avanti in passato?

Personalmente peso maggiormente l’individuazione della corrente economica nei punti del programma piuttosto che seguire interamente l’approccio da angel investor, perché costa molto meno tempo e in palio non si trova un investimento fruibile nel medio-breve termine ma 4 anni di governo, dove vengono gestiti miliardi di € di imposte dirette e indirette, tasse, etc.

Conclusioni

Secondo me questa guida può funzionare se il lettore ha voglia di leggere gli argomenti che ho indicato, se ho saputo stimolare interesse verso la conoscenza di quegli argomenti (al di là della volontà di voto), se ho saputo convincere della validità del metodo. Credo che la cosa non può funzionare se il lettore prova rabbia, risentimento, o disaffezione nei confronti della politica. In tal caso secondo me serve prima occuparsi dell’igiene emotiva, ma non da soli.

Termino riportando la citazione anticipata più sopra

La politica fu in primo luogo l’arte di impedire alla gente di immischiarsi in ciò che la riguarda. In un’epoca successiva si aggiunse l’arte di costringerla a decidere su ciò che non capisce.
Paul Valery. Poeta, filosofo, saggista etc. in Regards sur le monde actuel

Consigli

Suggerisco caldamente di consultare anche i link inseriti nell’articolo, per avere una conoscenza più completa di quello che ho voluto esprimere. In particolare premo e ripropongo gli articoli collegati che ho scritto:

Citazioni

Per chi vuole approfondire la situazione in un carcere americano, suggerisco questo articolo che mi è piaciuto: https://steemit.com/ita/@drago18121996/joe-arpaio-lo-sceriffo
Per chi vuole capire perché alcuni gruppi si assomigliano in termini percentuali, consiglio https://steemit.com/societa/@rscalabrini/politica-e-galatai

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