Luigi Di Maio e l'energia

Il 2 ottobre il nuovo capogruppo del Movimento 5 Stelle, Luigi di Maio, ha commentato le dichiarazioni di Marchionne in merito ai veicoli elettrici. L’amministratore delegato di FCA ha sicuramente commesso errori. Di Maio, per spirito di gruppo, ci ha aggiunto del suo.



Immagine sotto licenza Creative Commons. Fonte

Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fca, oggi ha detto che le auto elettriche sono un’arma a doppio taglio. È sconfortante vedere che l’ad di un grande gruppo automobilistico internazionale preferisce rallentare, quando invece è il momento di spingere l’acceleratore e andare incontro al futuro.
Noi sulla mobilità elettrica ci crediamo eccome, perché significa sostenibilità ambientale e nuovi posti di lavoro nel settore automobilistico e nell’indotto. Da forza che si candida a governare e a cambiare questo Paese ci siamo dati un obiettivo chiaro: un milione di auto elettriche in 5 anni, lo stesso numero a cui punta la Germania entro il 2020. Siamo in buona compagnia, se pensiamo che in Olanda le auto a benzina saranno bandite dal 2025, in India dal 2030, in Svezia una celebre casa automobilistica ha messo al bando dal 2019 la vendita di auto solo diesel o solo benzina.
La produzione di energia per alimentare le auto elettriche in Italia non è un problema: il nostro Paese produce più energia di quella che consuma e secondo il Politecnico di Milano per servire 1 milione di veicoli elettrici è sufficiente un investimento sulle infrastrutture di ricarica di 450 milioni di euro, cioè 450 euro a veicolo elettrico circolante e circa 1 TWh (terawattora) di elettricità che in Italia potrebbe essere prodotta senza problemi da energia rinnovabile. È una scelta di campo tra vecchio e nuovo, tra passato e futuro, tra fossile ed energie pulite. Il MoVimento 5 Stelle ha già scelto da tempo da che parte stare.
Luigi Di Maio

Analisi di alcune affermazioni

Siamo in buona compagnia, se pensiamo che in Olanda le auto a benzina saranno bandite dal 2025, in India dal 2030, in Svezia una celebre casa automobilistica ha messo al bando dal 2019 la vendita di auto solo diesel o solo benzina.

Di Maio a mio avviso prende esempi per lo più da non seguire. Per me solo la Svezia può permettersi quella scelta nazionale, presa solo privatamente dall’azienda Volvo. L’Olanda produce più energia con fonti fossili dell’Italia, in termini percentuali. Fa addirittura più uso di petrolio.
Stesso discorso per l’India, con l’aggravante che usano più carbone di Italia e Olanda messi assieme. Vero anche che hanno in cantiere varie centrali pulite entro il 2030 ed oltre.
La Svezia rappresenta quel paese che sia per il mix energetico che per i consumi causati da una popolazione inferiore rispetto alla maggior parte dei paesi europei, potrà fare il passo di qualità.
In paesi come l’Italia secondo me serve accettare il fallimento del piano energetico degli ultimi decenni, incluso l’ultimo documento del governo che si dichiara vicino all’ambiente, e rassegnarsi sul fatto che una diffusione di massa dei veicoli elettrici produrrebbe più emissioni di quelle che abbiamo ora, per una questione di efficienza di conversioni.

La produzione di energia per alimentare le auto elettriche in Italia non è un problema: il nostro Paese produce più energia di quella che consuma

Falso. E trovo agghiacciante che in 7 giorni non ha ancora corretto questa bestialità. L’Italia importa, in ordine di capacità, da Svizzera, Francia, Slovenia ed Austria. In passato importava più energia nucleare dalla Francia, ora di meno a causa di vari fermi ai reattori causati da alcuni difetti di produzione di alcune componenti.

e secondo il Politecnico di Milano per servire 1 milione di veicoli elettrici è sufficiente [...] circa 1 TWh (terawattora) di elettricità che in Italia potrebbe essere prodotta senza problemi da energia rinnovabile

Non riesco a recuperare dove ha preso il secondo numero sull’energia. Conoscendo il dato della produzione energetica nazionale, ossia 270,7 TW·h, può sorgere qualche dubbio. Un milione di veicoli elettrici consumerebbero appena lo 0.37% della produzione nazionale?
Una fonte parla del 25,910% in più sulla produzione nazionale, ossia circa 70,138 TW·h, per quasi quaranta milioni di veicoli elettrici. Un’altra stima parla di 64 TW·h.
In Italia esistono circa 37 milioni di auto. Facendo un paio di calcoli si ottiene che 1 milione di veicoli consumerebbero quanto lo 0,694-0,633% della produzione nazionale. Quindi almeno il 70% in più della stima che il capogruppo cita. Non so dire cosa genera questa differenza.
Per energia rinnovabile non so a cosa si riferisce precisamente, perché a seconda della fonte cambia l’affidabilità di produzione. Ad esempio i pannelli solari producono durante le ore della giornata seguendo un andamento simile ad una curva di campana o normale. In questo caso servirebbe ricaricare le auto nel momento in cui la produzione supera la domanda di energia, quindi verso mezzogiorno a seconda della stagione, cosa che vedo faticosa per vari motivi.

È una scelta di campo tra vecchio e nuovo, tra passato e futuro, tra fossile ed energie pulite.

Qui Di Maio fa quelle che chiamo ultra-semplificazioni ad errore non controllato e misurato. Come detto poche righe fa, l’energia solare ha una certa forma di produzione in funzione dell’orario. Quando la domanda supera l’offerta, intervengono altre fonti di energia. Non di certo l’eolico. E nemmeno l’idroelettrico, non in Italia per lo meno. Intervengono gas e carbone, dette anche fonti di back up. In questi momenti si importa anche più energia.
La Germania questo discorso lo conosce più dell’Italia perché dopo l’incidente Fukushima Daiichi ha deciso di sostituire l’energia nucleare con il carbone. Anche il nucleare funge da back up per le fonti di energia meno affidabili.
Da qui si capisce la relazione fra fonti fossili ed energie pulite non costanti.
Discorso diverso quando il costo dell’accumulo di energia tramite le batterie scenderà abbastanza da rendere inutili i back up con altre fonti di energia.

Conclusioni

Ancora non ho capito con chi si consulta Di Maio sulle questioni energetiche. Sicuramente la piattaforma Rousseau influenza varie posizioni. Però quando si sale al governo e si forma un ministero, si può avere qualche difficoltà a trovare il gruppo di lavoro che trasforma un’ambizione politica in amministrazione, specie se l’ambizione si fonda su concetti che risultano falsi o parzialmente errati.

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