La Giovane Marineria e la nostra eredità

Le Presentazioni

Sono un giovane italiano di trent'anni, e lavoro per un azienda privata che opera nel settore dei trasporti, oltremodo specializzata nell'erogazione di servizi di appoggio alle piattaforme metanifere e petrolifere.
Il mio ruolo all'interno dell'azienda, in qualità di Ispettore meccanico nautico, è principalmente volto al mantenimento, in termini tecnico meccanici, delle navi presenti all'interno della nostra flotta, coordinando un team di operai che tra reperibilità, trasferte e pesanti responsabilità, riesce a mantenere attive le imbarcazioni ventiquattro ore su ventiquattro tutti i giorni dell'anno.

Supply vessel Nicholas C 2012 - Immagine sotto licenza CC0

Seppur possa esser stimolante per me parlare di argomenti come meccanica, logistica, generazione, cogenerazione, oleodinamica e tutto ciò che si può trovare nel microcosmo di una sala macchine a bordo di una nave, voglio spendere invece un po' di tempo per analizzare un evento ben diverso, che nonostante le più ampie precauzioni e le infinite
normative, sta lentamente e inesorabilmente distruggendo i mari italiani: L'inquinamento.

Le mie competenze sono richieste principalmente per far fronte a guasti, avarie ed emergenze di qualsiasi natura, ma buona parte del mio lavoro, si concentra sulla prevenzione e sull'eventuale contrasto di forme più o meno gravi di inquinamento marino prodotto dai nostri mezzi, o dalle piattaforme che serviamo quotidianamente.
A tal proposito voglio sfatare un mito che ha visto l'italia al centro di una clamorosa discussione, con tanto di referendum elettorale.
Le piattaforme e le navi inquinano.
Non solo. inquinano davvero molto, molto più di quanto si sia disposti ad immaginare, lo dico con certezza, con la consapevolezza di chi, lavorando da anni nell'ambiente, ha visto proprietari di azienda, armatori, marittimi, colleghi e superiori, far scempio della convenzione MARPOL (Convenzione internazionale per la prevenzione dell'inquinamento causato da navi) travisandola e contorcendola a loro piacimento, per poi gettarla in mare.

Le dinamiche:

Fatte le dovute presentazioni, è il momento di portare qualche esempio, qualche piccola banalità in cui mi imbatto ogni giorno, le dinamiche di una trascuratezza fondamentale, che si ripresentano quotidianamente nella vita di un marittimo poco attento, o noncurante.
è frequente dover eseguire interventi su motori di imbarcazioni, questi motori, per motivi di usura possono perdere olio, gasolio o liquido refrigerante, liquami che, non più contenuti, vanno a depositarsi sulla sentina della nave (la parte più bassa del fondo di una nave).
La Convenzione citata poc'anzi ha delle diciture molto precise sull'argomento, impone infatti che tutti i liquami presenti in sentina, vengano travasati per mezzo di pompe, all'interno di alcune casse di contenimento che, una volta rientrati in porto, vanno svuotate ed il contenuto smaltito tramite aziende preposte.

Accade invece che per svariate motivazioni non perdonabili, tale normativa non venga rispettata, e le pompe che dovrebbero convogliare i liquami all'interno delle casse di contenimento, vengano invece dirottate con scarico diretto in mare.
Le principali motivazioni con le quali tentano di giustificarsi solitamente gli accusati colti sul fatto dalla capitaneria di porto sono:

  • I costi di smaltimento troppo elevati;
  • Il personale di bordo che si affatica troppo nel fare una giusta prevenzione;
  • Una cattiva attuazione dei piani di antinquinamento da parte di altri addetti;
  • La mancanza di spazio a bordo della nave per il corretto contenimento.

Ovviamente non sono motivazioni accettabili, come non lo erano quelle rilasciate dal direttore di Macchina Girolamo Curatolo ed il primo ufficiale Danilo Maimone, condannati ad otto mesi di detenzione e ad una multa di cinque mila dollari dalla corte federale del New Jersey USA, dopo aver ammesso di aver gettato acque oleose dalla "Cielo di Milano", la nave cisterna della ditta armatoriale "d'Amico Shipping Italia", direttamente in mare, falsificando i registri di bordo, e ordinando ai suoi sottoposti, di modificare i documenti da consegnare alla guardia costiera statunitense durante i controlli.

Cielo di Milano - Cielo Di Milano - Immagine sotto licenza CC0

Le Disgrazie e gli incidenti:

Sono da argomentare soprattutto gli incidenti che potevano essere evitati, come quanto avvenuto nel porto canale di Marina di Ravenna, un porto sia mercantile che turistico con un ottima attività lavorativa, il 5 Ottobre del 2017, il relitto della Berkan B, una nave in fase di smantellamento che non era ancora stata bonificata, si è spezzato in porto, disperdendo svariati quintali di olio motore e gasolio, direttamente nel porto canale, fortunatamente, nessun operaio è rimasto coinvolto nella rottura dello scafo, ma le condizioni ambientali sono subito degenerate, gli idrocarburi dispersi si sono propagati per galleggiamento raggiungendo velocemente la fauna e la flora marina nella pialassa della 'Baiona', una area naturale protetta, le forze della capitaneria di porto si sono dispiegate subito per il contenimento della chiazza, e la bonifica.

Berkan B. Porto di Marina di Ravenna - Immagine sotto licenza CC0

Le conclusioni:

In queste due diverse situazioni, accadute in luoghi e tempi diversi tra loro, si evidenziano facilmente i comuni denominatori: La negligenza, la mancanza di rispetto per le leggi, la totale noncuranza, le mancate manovre di prevenzione seguite dalle pessime manutenzioni dei mezzi navali.
L'inquinamento da idrocarburi non va assolutamente sottovalutato, i danni a breve e lungo termine che provoca sono devastanti:

  • L'alterazione della catena alimentare, partendo dal plancton che assimila il materiale inquinante, arrivando quindi a pesci, molluschi e conseguentemente all'essere umano.
  • La riduzione dell' attività fotosintetica della fauna e della flora marina, dovuta dalla presenza di una patina oleosa galleggiante che riflette e filtra la luce solare;
  • La notevole diminuzione degli scambi gassosi tra aria e mare, una condizione che rende favorevole la proliferazione di forme batteriche marine.

Sono solo alcuni esempi sulle forme di inquinamento provocate dalla marineria italiana nei nostri mari, e in particolare per oggi ho parlato solo dell'inquinamento per mezzo idrocarburi, la parte 1 di 7 degli argomenti trattati nella convenzione MARPOL, c'è molto altro da dire, e spero di poterlo fare liberamente nei prossimi articoli.

Abbiamo i mezzi, abbiamo le scelte, abbiamo le possibilità, le normative ci sono, sono restrittive, severe, argomentate e mostrano come si deve lavorare, ma dobbiamo fare i conti con le peggiori forme di corruzione, con l'assenteismo, la svogliatezza, la mancanza di giudizio, l'egoismo e l'assenza di una pena certa e severa, situazioni analoghe a quelle appena descritte, si presentano davanti a me ogni giorno, molti marittimi sono stati denunciati, da me, dai miei colleghi, dal mio stesso datore di lavoro, eppure non si riesce ad abbattere questo muro.
L'informazione deve prendere il posto dei vecchi racconti marinareschi, l'informazione deve arrivare agli occhi delle nuove generazioni, bisogna sensibilizzare tutti i giovani ragazzi che si avvicinano al mondo della nautica, perché lo scempio che ancora oggi viene condotto dagli insegnamenti di alcune vecchie generazioni deve essere fermato.

Quando si varca l’arco di ingresso al tempio dei sogni, lì, proprio lì, c’è il mare…
(Luis Sepúlveda)

Grazie per essere arrivati fin qui.

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