La città dei due mari: Archeologia – (Parte 2)

E che dire dell’archeologia tarantina, custodita gelosamente da noi cittadini? Oggi voglio parlavi un pó della storia archeologica della capitale magnogreca.

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La perla della Magna Grecia é uno scrigno geloso, di cui tutti noi andiamo fieri. Che s’apre soltanto per chi va alla ricerca dei suoi tesori, non potendo più offrire le sontuose vestigia che, solo fino a pochi secoli fa erano disseminate sul suo territorio. A Taranto sono rimaste soltanto le due colonne doriche del più antico tempio magnogreco, attribuito dai più attenti studiosi a Persefone, la dea degli inferi e del mistero; da altri ad Apollo, il dio della bellezza virile e dell’equilibrio; da altri ancora a Poseidone, dio del mare.
Adesso, forse un pó trascurate, le due imponenti colonne s’ergono accanto al Municipio, in piazza Castello, a testimoniare protese quasi verso la città nuova, il passato glorioso dell’antica Taranto.

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(Immagine CC0 creative commons)

Altri “monumenti” magnogreci, come l’anfiteatro, le terme, sono rimaste sepolte sotto la città nuova che conserva, nella zona orientale, un tratto dell’antica cinta muraria. Sotto la città é finita anche l’immensa necropoli, che si estende lungo tutti i quartieri alti. Mentre sulla strada per Statte é ancora visibile l’acquedotto medievale, detto del Triglio.
Cosi a testimonianza della grandezza della Taranto magnogreca resta il tesoro inestimabile raccolto nel Museo Nazionale, il più importante in assoluto per la Magna Grecia, che racconta la storia gloriosa di un’epoca lontana.

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(Immagine CC0 creative commons)

Furono gli spartani, approdati dapprima a Saturo (oggi incantevole località balneare) a colonizzare Taranto, intorno al ‘700 a.C., a quel tempo abitata dagli Iapigi (antica popolazione indoeuropea proveniente dall’Illiria). Secondo la testimonianza raccolta da Strabone e attribuita allo storico siracusano Antioco, i Parteni (nati a Sparta in assenza degli uomini adulti impegnati nella guerra con Messene) fallita con congiura con la quale volevano impossessarsi del potere, partirono, su indicazione dell’oracolo di Delfi, alla volta di Saturo, guidati da Falanto.

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I coloni greci si stabilirono nella lingua di terra, ora vera e propria isola (coincidente con l’attuale Città vecchia) che identificò l’antica Taras. Testimonianza dell’epoca arcaica sono le due colonne del Tempio Dorico, che doveva essere una struttura imponente, datato intorno al primo quarto del VI secolo a.C. Altra testimonianza “visibile” anche se ridotta purtroppo a poca cosa, é la muraglia, risalente alla fine del V secolo, i cui resti si snodano dall'imbocco di corso Italia, nei quartieri “alti”; la muraglia é costituita da una doppia cortina di blocchi squadrati.
Tra le altre rarissime testimonianze magnogreche, visibili nell'intera regione, quelle di Porto Saturo, sul litorale salentino, compreso tra due insenature naturali, dove sono ancora visibili i resti di strutture greche.

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(Immagine di mia proprietà)

Il Museo Nazionale, però, sa raccontare e testimoniare la grandezza raggiunta dalla Taranto ellenistica, proponendo ai visitatori una mole imponente di reperti.
Istituito circa cento anni fa il Museo, sia dal punto di vista logistico che da quello scientifico-didattico, é suddiviso in varie sezioni tipologiche.
Di grande rilievo, oltre agli ori conosciuti ormai in tutto il mondo, le terracotte tarantine.

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(Immagine CC0 creative commons)

Altre testimonianze archeologiche degne di menzione sono quelle di Manduria, una delle più importanti città della Decapoli Messapica, fortificata e protetta da poderose mura megalitiche, delle quali restano ancora visibili importanti reperti. Sono ben tre le cinta murarie venute alla luce nel corso degli scavi, la più antica delle quali, cioè la più interna, viene fatta risalire a un’epoca compresa tra il V e il IV secolo a.C.
Di grande interesse é il suggestivo Fonte Pliniano, cosi chiamato perché ricordato da Plinio il Vecchio, nella sua “Storia naturale” col nome di “Lacus Manduriae”, ma dai manduriani chiamato “Scegnu”.
Plinio parlò di miracolo riferendosi al fatto che il livello dell’acqua nella vasca si mantenga sempre constante. La vasca, o fonte, si trova al centro di un vasto speco sotterraneo (in parte artificiale) ed é raggiungibile attraverso un’ampia scalinata.

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(Immagine CC0 creative commons)

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(Immagine CC0 creative commons)

Purtroppo anche oggi finisce qui il mio itinerario sulla città di Taranto. Trovo tanto piacere a farvi conoscere la mia città natale, che mi ha sempre protetto e guidato verso il giusto; dove sono cresciuto e ho studiato per diventare una persona migliore.
Spero questa lettura sia stata di vostro gradimento, e vi abbia fatto appassionare a questa città, solo tramite uno scritto semplice. Spero un giorno possiate toccare con mano quello che può offrire questa grandiosa terra.
Un abbraccio da steem.dollar.

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