Il Sinis: le rovine dell'antica Tharros

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Una volta usciti dal piccolo villaggio di pescatori di San Giovanni di Sinis percorrendo quella stretta lingua di terra e volgendo lo sguardo verso sinistra non puoi non vedere le colonne bianchissime di un antico tempio. Tutt'attorno antiche rovine: è la città di Tharros.

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Scendo verso l'antica città attraversando prima i resti delle fortificazioni che la difendevano e poi percorrendo le antiche strade in lastrono di basalto. Si respira la Storia. Si tratta di un antica città mercantile fenicia costriuita peraltro su una preesistente città nuragica. Poi arrivarono cartaginesi, romani, bizantini e infine gli arborensi che la evacuarono nel mille dopo Cristo. Tutti hanno lasciato una traccia a partire dal porto fenicio ormai sommerso. C'è il tofet punico, un'area sacra dove - la leggenda narra - venivano sacrificati i bambini a due divinità. Quella maschile, Baal Hammon, e quella femminile, Tanit. Molto più probabilmente sottolineano gli archeologi, venivano bruciati in qualche rito di passaggio all'aldilà, i resti dei bambini defunti.

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Successivamente, in epoca romana, furono costruiti altri templi. Le fonti narrano di un tempio romano con pomarium (un frutteto!) che venne costruito da Fundania Galla moglie di Varrone, lo scrittore romano di agronomia.

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Ma, al di là dei resti dei monumenti, immagino una città che era crogiolo di razze, culture e religioni dove convivevano il culto del dio fenicio Melqart e il punico Baal Hammon fino ad arrivare al Pantheon delle divinità romane. Per poi, infine, arrivare all'avvento del cristianesimo. Immagini mercanti fenici che commerciavano le loro stoffe e le loro ceramiche. Immagini schiavi egizi e sufeti punici. Nobildonne romane e orgogliosi kentarchos bizantini che sbarcavano dai loro dromoni. Chissà quante storie d'amore vissute di fronte a questo mare splendido? Chissà quanti commerci? E forse anche qualche truffa fatta da qualche furbo mercante fenicio. Amori, amicizie, odi e passioni che quella comunità giurava eterne. E invece tutto, ora, dopo tremila anni è ridotto in polvere.

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Immagini soprattutto gli ultimi abitanti dell'anno mille che sui loro carri trasportavano le loro ultime cose. Sconfitti. Chissà se qualche vecchio si è rifiutato di abbandonare la città decidendo di aspettare qui la morte.

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E infine pensi alla stupidità dell'uomo contemporaneo. Nell'ottocento quando fu data la notizia della sensazionale scoperta di un'antica città nel Sinis arrivarono da tutta Italia (ma non solo) avventurieri e archeologi della domenica per dare la caccia ai suoi tesori. Facevano saltare le tombe della necropoli con la dinamite per imparonirsi dei corredi funerari. Così furono trafugati reperti di inestimabile valore storico. Basti pensare che la più grande collezione di reperti provenienti da Tharros - la Great Sardinia Collection - si trova al British Museum che l'acquistò per mille sterline dell'epoca.

(le foto sono di mia proprietà)

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