A cosa serve il sonno?

E5DD6A5F-C559-4E0B-BD04-D7FEA02DD90A.jpeg
La funzione del sonno rimane ad oggi un interrogativo molto interessante che generazioni di neurofisiologi non sono riusciti a sciogliere dopo decenni.

Sono state avanzate innumerevoli ipotesi che però non hanno trovato l’evidenza sperimentale nella realtà.
Per comprendere come mai questo sia un interrogativo così stuzzicante, bisogna dire che il sonno, alla luce delle attuali conoscenze, è considerato un’azione senza senso.
Sembra essere anzi, addirittura, controproducente: difatti, il dormire porta con sé uno stato di incoscienza potenzialmente molto pericoloso, giacché è impossibile per il dormiente difendersi dai pericoli ambientali circostanti. Questo è valido in particolare se pensiamo al caso degli animali, cui il sonno può spesso risultare fatale.

Si è creduto, in passato, che il sonno permettesse il riposo dei muscoli, ma anche questa teoria si è rivelata infondata poiché il riposo muscolare può essere compiuto anche da svegli.
Un’altra ipotesi molto accreditata in passato era che il sonno “riposasse” il cervello: esperimenti condotti tramite elettroencefalogramma (EEG) hanno dimostrato invece che per buona parte della notte, l’attività cerebrale è quasi pari a quella che possediamo da svegli (fase REM).

Ipotesi invece suffragate da alcuni dati (al momento attuale solamente correlativi) sono, ad esempio, che il sonno permetta il ricostituirsi delle riserve di glicogeno (vale a dire l’alimento base del cervello) a livello del tessuto cerebrale stesso.
Un’altra teoria è quella secondo la quale il sonno stimoli l’apprendimento di concetti (e quindi la memoria). Secondo diversi studi, difatti, la disconnessione sensoria (perdita di coscienza) associata al dormire permette il consolidamento di nozioni da poco acquisite. Il distacco del cervello dalla realtà durante il sonno permetterebbe dunque di consolidare i circuiti neuronali neoformati associati all’acquisizione di determinati concetti (parlerò meglio di questo fenomeno in un altro articolo). Non è chiaro, comunque, se il sonno favorisca anche il mantenimento di memorie già consolidate in passato oppure se invece permetta solo il consolidamento di concetti nuovi.

Ciò che comunque è certo, è che la deprivazione di sonno è decisamente dannosa, sia per gli animali (i topi deprivati dal sonno per diverse settimane vanno incontro a morte) che per gli uomini. Nell’uomo, la mancanza di sonno (anche per poche ore) determina un deciso deterioramento cognitivo. In questa situazione, si hanno disturbi dell’attenzione, risposte ritardate a stimoli esterni, riduzione della memoria a breve termine. La mancanza cronica di sonno (sotto le 6 ore di sonno per notte) può provocare gravi deficit cognitivi.

H2
H3
H4
3 columns
2 columns
1 column
Join the conversation now