CRONACHE DI CIVITOPIA: scene di vita cittadina cap. XII

POVERI, MA FELICI atto primo
Si chiamava anche lui Giacinto, come lei. E oltre alla similitudine dei loro nomi, erano davvero fatti l'uno per l'altra. Una volta approfondita la conoscenza, avevano dato un passo avanti verso un felice fidanzamento, seguito dal matrimonio, quest'ultimo in un lasso di tempo alquanto breve. Siccome lo stipendio di Giacinto era fin troppo contenuto, erano riusciti a permettersi soltanto l'affitto di un appartamento molto piccolo, lontano dal centro storico. Quest'ultimo consisteva di soltanto una cameretta, una cucinotta in cui non vi era nemmeno lo spazio per un sofà, ma che doveva servire da sala da pranzo e pure di ricevimento dei familiari in visita. Un bagnetto, un piccolo ripostiglio e un balconcino totalmente occupato da uno stendibiancheria e una scarpiera era tutto quanto l'appartamentino possedeva, oltre alla camera con cucinotta in cui i due coniugi vivevano. La coppia aveva anche scelto di non prendere un posto auto, ma solo una delle cantine che si affacciavano sul cortile del condominio, dove tenevano una bici che a Giacinto serviva per recarsi al lavoro in caso di sciopero dei mezzi pubblici e a entrambi per fare la spesa. Mantenere un'auto avrebbe gravato troppo sul loro bilancio familiare e bisognava spendere il meno possibile, considerato che un giorno avrebbe anche potuto arrivare un figlio. E la coppia non avrebbe voluto tirarlo su a furia di stenti. Ma per essere felici, a Giacinto e Giacinta non servivano nè l'auto nè un appartamento con qualche comodità in più. Quanto avevano, gli bastava. L'appartamentino richiedeva poche spese, il che permetteva loro di arrivare in tutta tranquillità alla fine del mese anche se contavano soltanto su un unico stipendio fin troppo contenuto. A volte, perfino di risparmiare qualcosa. E male o bene, a dispetto delle mansioni umili, dato che non occupava per nulla una posizione di rilievo all'interno dei magazzini del comune, Giacinto era pur sempre un dipendente pubblico, requisito che gli avrebbe permesso un giorno di andare in pensione, oltre al fatto di rivelarsi un impiego sicuro. E in caso di morte prematura, avrebbe garantito la reversibilità alla vedova. Neppure del vicinato potevano lamentarsi: era un condominio alquanto piccolo, abitato prevalentemente da anziani ancora in grado di lavorare, seguiti da qualche coppia giovane e tutti quanti senza grilli per la testa nè animo di attaccar briga, come frequentemente avveniva nei quartieri di periferia più malfamati. Se non altro, Giacinto e Giacinta da fidanzati si erano studiati di scegliere accuratamente la zona della loro futura dimora da sposi, pure non centrale, proprio per non incappare in inconvenienti che avrebbero potuto costringerli a traslocare in men che non si dica. Le risposte che avevano ottenuto riguardo al vicinato, alla presenza di mezzi pubblici, supermercati e farmacie raggiungibili a piedi e in bicicletta a ragionevole distanza, li avevano soddisfatti. La strada era tranquilla, anche se distante dal centro. La felicità della coppia era poi stata presto coronata dall'attesa di un figlio. Fosse nato maschio, l'avrebbero chiamato Giglio, fosse stata femmina, Rosa.
Ma poichè a Civitopia tutto quel che si rivelava fin troppo bello non era solito durare a lungo, anche la felicità di Giacinto e Giacinta aveva finito con il prospettarsi di breve durata.

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Ps.: immagine Pixabay 100% free (https://pixabay.com/es/photos/bicicleta-prado-flores-hierba-788733/)

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