La Maschera

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La stanza era immersa nel buio e i tre uomini stavano in piedi ognuno sopra una botola di legno. Il loro collo era avvolto da una corda di canapa intrecciata e fissata ad un gancio sul soffitto. Le mani legate dietro la schiena. Sul volto portavano una maschera da coniglio. L'ultimo a svegliarsi fu il direttore della banca, Trevor Smith. In preda al panico cominciò a urlare.
"Cosa cazzo succede? Dove sono che cosa mi state facendo?!"
Uno dei tre uomini, il professore di storia Barry Window, lo tacciò immediatamente.
"Stai calmo amico! Ne so quanto te al momento. Abbiamo un cappio al collo e una maschera sul viso. Siamo in tre. Non capisco dove potremmo essere. È una stanza buia forse una cantina o qualcosa del genere. C'è una porta lì a sinistra e si intravede una luce sotto, anche se è debole."
Il direttore della banca provò a dimenarsi ma le mani legate lo fecero desistere quasi subito. Guardò attraverso la maschera in direzione della porta e tornò a strillare.
"Hey! Se questo è uno scherzo vi conviene smetterla subito. Non è divertente e potreste passare dei seri guai. Ho amicizie molto importanti vi consiglio di lasciarci andare."
Le sue parole non ebbero risposta. Il terzo uomo, un commerciante di liquori di nome James Spancer, gli parlò in modo deciso.
"È inutile che ti scaldi. Credi che quelli che ci hanno messo qui vengano a chiederci scusa e ci lascino andare? È chiaro, vogliono qualcosa da noi. Perciò risparmia il fiato per momenti migliori."
Il direttore gli rispose indispettito.
"Non ho bisogno che tu mi dica cosa fare. Mi sono svegliato in questo posto di merda e voglio capire cosa cazzo succede. A te non interessa?"
"Certo che mi interessa." Ribatté Spancer. "Ma di sicuro non cambierà nulla se ci mettiamo a sbraitare ai quattro venti. Bisogna aspettare."
Il direttore guardò il professore che era di fianco a lui, in mezzo ai tre, cercando una risposta in suo aiuto che non arrivò.

La stanza era umida, le pareti erano di cemento ruvido e oltre alla porta da cui proveniva la luce fioca non aveva altri ingressi. I tre guardavano attraverso le piccole fessure della maschera che aumentava il senso opprimente di soffocamento. Erano vestiti come in una qualsiasi giornata di lavoro, la maschera copriva solo il loro viso. Il direttore cercò di calmarsi provando a instaurare un dialogo con gli altri due.
"Sapete dove ci troviamo? Vi ricordate l'ultima cosa che avete fatto prima di risvegliarvi qui? Dove eravate? Il mio nome è Trevor, voi chi siete?"
"Che ti frega di chi sono io, Trevor? Rispose stizzito James Spancer che continuò. "Ti sembra il momento adatto per fare amicizia? L'ultima cosa che ho fatto prima di finire in questo posto è stato chiudere il negozio come tutte le notti, non capisco nemmeno se sia mattina o sera. O quante ore abbia dormito."
Il direttore dopo una risatina nervosa proseguì.
"Non voglio fare amicizia stupido idiota. Voglio solo cercare di capire chi siamo, e se in qualche modo la nostra presenza qui è collegata. Io sono il direttore della banca Boston Private sulla Seaport Boulevard."
Spancer dopo qualche secondo si rivolse a lui.
"Il mio nome è James e sono il proprietario di un negozio di liquori sulla Charles Strett. Ho aperto l'attività vent'anni fa."
I tre rimasero in silenzio qualche secondo, poi il professore cominciò a parlare e a presentarsi.
"Mi chiamo Barry e sono un professore di storia al Bay State college. Non so in che modo possa essere collegato a voi. Forse, James, avrò comprato qualche volta nel tuo negozio. Invece, signor Trevor, ho chiesto un prestito nella tua banca una volta. Siete stati molto gentili."
I tre meditarono diversi minuti parlando tra di loro per cercare di fare più chiarezza possibile sulla loro posizione. Nessuno trovò dei validi motivi per spiegare la prigionia.

Ad un certo punto sentirono dei passi fuori dalla stanza. Sembravano avvicinarsi alla porta da cui proveniva la luce. I tre videro una figura fermarsi davanti allo spiraglio luminoso. La maniglia in ferro si piegò e un individuo entrò lasciando la porta aperta. La luce da fuori lasciò intravedere una sagoma con una maschera d'aquila sul volto. Camminò piano verso il centro della stanza e si fermò davanti ai tre uomini che rimasero immobili con gli occhi sgranati. Era una figura minuta e non appena cominciò a parlare si rivelò ai tre.

"Buonasera signori." Era la voce di una donna.
"Vi starete chiedendo già da un po' il perché siate finiti qui. La risposta la potrete trovare solo in voi, scavando nelle vostre anime e in quello che avete fatto."
I tre uomini restarono ad ascoltare, subito dopo il direttore cominciò a urlare contro la donna.
"Brutta stronza liberaci immediatamente! Chi cazzo sei? Noi non abbiamo fatto niente! Ti conviene lasciarci uscire da qui o te ne pentirai per il resto dei tuoi giorni!"
La donna rispose dopo una breve risata.
"Quanta rabbia in corpo caro direttore. Mi dispiace, ma uscirete da qui solo nel momento in cui ricorderete i vostri peccati. Vi lascio ancora mezz'ora di tempo...Se non farete ammenda aprirò ogni botola sotto i vostri piedi."

La donna uscì dalla stanza lasciando di nuovo soli i tre uomini. Il direttore, dopo aver imprecato decine di volte, si rivolse agli altri due chiedendo informazioni.
"Avanti spremete le meningi! Ci sarà pure un legame che ci ha portati in questo inferno!"
James Spancer intervenne a zittirlo.
"Fanculo tu e le tue frasi del cazzo! Sono una persona normale...Con una vita normale e una famiglia normale. Ho la fedina penale pulita. Non so se tu puoi dire la stessa cosa."
Il direttore lo insultò all'istante. Il professor Window intervenne cercando di calmare gli animi.
"Non dovete perdere la ragione, non abbiamo molto tempo per capire cosa voglia da noi questa donna. Io sono solo un professore, ho una moglie e una figlia."

"E allora cosa diavolo ci facciamo qui? Sbottò il direttore. "Anch'io ho una vita normale, una famiglia e dei figli. Ma ci deve essere un motivo per tutto questo." Provò ancora con un gesto istintivo a liberarsi dalle corde che legavano le mani. Poi continuò.
"Magari i nostri figli frequentano la stessa scuola!? O si conoscono e sono amici!?"
Il professore prese la parola.
"Non saprei, ma è un'eventualità...Io non ho mai fatto del male a nessuno. Ho sempre cercato di aiutare il prossimo. Faccio molto volontariato e non ho niente da nascondere, almeno credo. E voi?"
James Spencer parlò per primo.
"Nemmeno io ho mai fatto niente di male." Dopo qualche secondo di silenzio continuò.
"C'è stata una volta...Qualche anno fa...Un fatto per cui ho subito le ire di mia moglie. Stavo chiudendo la serranda del negozio come sempre all'una di notte quando ho sentito un terribile schianto alle mie spalle sulla parte opposta della carreggiata. Una macchina sportiva, credo una Lamborghini, dopo aver frenato qualche metro più in là è schizzata via. Deve aver invaso la corsia dell'altro veicolo che per evitarla ha sterzato di colpo finendo dritto sul palo della luce. Ho tirato fuori il telefono dalla tasca e avvicinandomi piano ho filmato la macchina che si era schiantata. Ovviamente senza riprendere l'interno dell'abitacolo. C'erano due persone, un uomo e una donna, protesi in avanti sul cruscotto. Ho ripreso per qualche minuto poi ho postato il video sui social. Mia moglie si è incazzata moltissimo. Però non ho mai fatto così tante visualizzazioni in vita mia...E credo anche che da quel video i miei affari in negozio siano andati sempre meglio."
Barry Window chiese di nuovo a James.
"E non hai pensato a soccorrere quelle persone? Che fine hanno fatto? Hai più saputo niente?"
"La donna so che è morta." Continuò Spancer. "Era una ragazza di diciassette anni. Dell'uomo al volante non ho saputo più nulla. Ho chiamato l'ambulanza dopo aver postato il video. Quando sono arrivati i soccorsi me ne sono andato."
Il direttore Trevor Smith, dopo aver ascoltato attentamente, intervenne con un tono mesto.
"Ero io...L'uomo sulla Lamborghini." Il professore si girò nel buio e anche se il direttore non poté vederlo lo guardò con aria sorpresa.
"Cosa? Tu sei l'uomo dell'incidente? Non ci posso credere. E non ti sei fermato? Ecco spiegato il motivo per cui siamo qui. Quella donna deve essere collegata a quell'evento."
Trevor piagnucolando parlò.
"Ero ubriaco quella sera e ho avuto paura. Un'amica continuava a toccarmi mentre guidavo e mi ha fatto perdere il controllo. Se mi fossi fermato...Mia moglie sarebbe venuta a sapere della donna accanto a me."
James dopo le parole di entrambi si rivolse al professore.
"Certo, si può spiegare il motivo per cui siamo qui io e il direttore...Ma tu Barry...Come sei legato a tutto questo?" Il professore rispose a James.
"Non lo so Spancer...Non lo so." James con stupore voltò lo sguardo nel buio verso il professore.
"Come sai che mi chiamo Spancer? Non ti ho mai detto il mio cognome da quando siamo qui...Ti ho detto solo il nome..."
Il professore con calma parlò di nuovo.
"Non so...Forse l'hai detto e non te ne sei accorto...Forse ho comprato qualcosa nel tuo negozio e ho letto il tuo nome sullo scontrino...Che importanza ha questa cosa adesso?"
"Ha importanza eccome brutto stronzo! Sono sicuro di non averti mai detto il mio cognome e sullo scontrino del mio negozio non compare nessun nome. Pezzo di merda sei complice di quella donna! Non hai nessun legame con noi!" Urlò Spancer a Barry Window.
"Dicci chi sei veramente! Bastardo!" Urlò il direttore della banca con voce tremolante.

La porta si aprì di colpo. I tre si girarono verso la donna che rientrò riportandosi al centro della stanza. Tirò una cordicella appesa al soffitto e una luce spense il buio accecando per un attimo gli occhi dei tre uomini. Il professore portò le mani al collo e si tolse il cappio. Erano libere e mai state legate. Gli altri due lo fissarono strabuzzando gli occhi dietro la maschera. Si avvicinò alla donna e si girò a guardare James Spancer e Trevor Smith. Poi si tolse la maschera insieme alla donna. Tirò fuori dalla tasca un telefono su cui stava registrando la conversazione sin dall'inizio e premette il tasto stop. Si presentò ai due uomini, un'ultima volta.
"Io ero la persona alla guida di quella macchina...La notte dell'incidente. Prima dell'impatto, James, ti ho visto mentre chiudevi il negozio...E in quanto a te caro direttore, la tua posizione da ricco privilegiato fa si che tu abbia una macchina facilmente riconoscibile. Il giorno in cui ho chiesto il prestito nella tua banca sei arrivato puntuale con la tua Lamborghini e siamo entrati insieme nell'edificio. Una delle mie figlie era accanto a me quella sera ed è morta non appena è arrivata all'ospedale. I dottori mi hanno detto che si sarebbe salvata se fossero arrivati subito i soccorsi...Invece voi due, in modi diversi, ve ne siete fregati. Ci avete lasciati agonizzanti tra le lamiere. Sono stato in coma per sei mesi e mi sono salvato miracolosamente. Ovviamente...Trevor, hai pensato bene di sbarazzarti subito di quel bolide. Mentre tu James hai lasciato quel video sui social come una specie di trofeo. Questa conversazione forzata l'ha voluta mia moglie qui di fianco a me. Mi ha convinto lei perché voleva essere sicura che foste voi due le persone di quella sera. Fosse per me vi avrei ammazzato su due piedi senza inscenare questo teatrino."

Trevor e James cominciarono a singhiozzare chiedendo di essere liberati. Si parlarono addosso accusandosi reciprocamente. Il direttore offrì una somma in denaro per risarcire il professore ma le sue parole caddero nel vuoto. Barry Window guardò la moglie e le consegnò il telefono. Lei attivò la videocamera e aspettò il segnale del marito. I due uomini continuarono a supplicarli. Barry prese una mazza appoggiata al muro dietro di lui, si avvicinò prima a James Spancer che respirava affannosamente per la paura. Lo guardò per pochi secondi, fece un cenno alla moglie poi disse.
"Ciak, si gira!" Dopo quelle parole la donna iniziò a registrare.
Il professore picchiò violentemente sulla botola di legno spezzandola in due.

           Fine 

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