Siamo arrivati a questo punto... - 60° parte


Immagine CC0 creative commons

Arrivò anche il gran giorno di andare a firmare le mie dimissioni da quel negozio, era passato circa un anno e mezzo dal momento in cui avevo messo piede in quell'attività, non avrei mai pensato di doverne uscire in quella maniera, di rimpiangere in maniera così eclatante la scelta che avevo fatto di andare a lavorare in quel negozio, ma nella vita, purtroppo, non si può mai sapere con chi ci si va a imbattere le corna, per cui mi ritrovai, apparentemente, con il culo per terra, ma, come ho già accennato nei precedenti post, c'era per me la concreta (o almeno pensavo che potesse essere tale) possibilità che il famoso detto venisse confermato, *chiusa una porta, si spalanca un portone", sembra che anche questa volta finisse così, che non dovessi lasciar passare nemmeno una settimana per essere immediatamente pronto a una nuova avventura lavorativa...

Una volta formalizzato il tutto, mi recai per l'ennesima volta dal titolare del negozio che mi avrebbe, almeno in teoria, dato un contratto di lavoro subordinato vero e proprio da sottoscrivere, non avevo dovuto firmare nulla, per quello che riguardava il discorso di una eventuale limitazione a livello di concorrenza, per cui potevo fare come volevo, rientrare sempre dalla porta principale con un nuovo contratto di lavoro, a nessuno, almeno teoricamente, interessava il fatto che io continuassi a rimanere nel settore degli articoli sportivi...

Era da poco passata la metà del mese di aprile 2016, ero già stato un paio di volte nel nuovo negozio, per iniziare a parlare concretamente di quello che si aspettavano da me, di come mi dovevo muovere, e di quello che avrei dovuto fare nei momenti in cui non servivo la mia clientela, ne venne fuori un quadro generale di un posto di lavoro molto leggero, tranquillo e distensivo, dove sarei stato inquadrato in altre mansioni, sempre a spese della catena di negozi per la quale sarei andato a lavorare, al fine di essere un commesso sotto quasi tutti i punti di vista, era logico che se fosse giunto nello stabile un cliente che chiedeva del corner del running io lo avrei servito in maniera prioritariamente, ma quando non avevo clienti particolarmente impegnativi nel mio settore avrei dovuto buttare un occhio ai clienti che necessitavano di assistenza e consigli tecnici nelle altre discipline presenti in negozio, principalmente calcio e palestra, sport dei quali possedevo una discreta conoscenza di base...

Non volli scartare nessun discorso, visto e considerato che non avevo ancora firmato nessun contratto di esclusiva, feci altri 4-5 colloqui di lavoro, durante i quali un paio di persone mi dissero con il mio profilo professionale era troppo alto per andare a fare un semplice commesso, ma io replicai che semplicemente volevo lavorare, il resto mi interessa poco o nulla, sia che avessi dovuto servire un calciatore alle prime armi, sia che mi dovessi confrontare con atleti più smaliziati in argomento dei quali avevo una conoscenza inferiore, come nello specifico caso dell'abbigliamento da palestra, era un negozio che teneva molto al profilo professionale di chi rientrasse nel loro organigramma...

Continua...

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