Siamo arrivati a questo punto... - 52° parte


Immagine CC0 creative commons

Un paio d'anni durò quel sodalizio, che si tirò avanti senza lode e senza infamia (si fa per dire, perché le pretese di quel signore, il titolare di quel negozio, furono veramente tante...), durante i quali dovetti sopportare parecchie angherie e richieste varie fuori luogo da parte sua, finché a un certo punto, così, tra il serio e il faceto, un altro signore, titolare di una concessionaria moto, disse che gli sarebbe piaciuto, a sua volta, avere un corner dedicato al running all'interno della sua concessionaria moto...

Pensavo, lì per lì, che stesse scherzando, ma quando a distanza di un mese ritornò per acquistare dell'abbigliamento tecnico (era da sempre mio cliente), mi rifece l'offerta, a quel punto capii che era un'occasione da non lasciarsi scappare, davvero troppo ghiotta, per cui, visto e considerato che non correva da qualche tempo del buon sangue tra me e lui, non ulteriore tempo e gli esposi quello che mi aveva proposto quell'altro signore...

Non avevo dubbi a tal riguardo, trovare una persona disposta a rilevare in blocco tutta la giacenza presente in negozio era anche per lui un'occasione da non perdere, ma iniziarono sin da subito dei problemi, perché lui, come suo solito, pretendere di guadagnarci da questi passaggi, così come aveva fatto per tutto il periodo che ero rimasto presso il suo negozio...

Io ero, a tutti gli effetti, un associato in partecipazione, avendo firmato un regolare contratto con lui, ma il funzionamento di quel contratto era stato, in un certo senso, aggiustato da una clausola, da lui arbitrariamente inserita così, a cazzum, per tutelare gli incassi del suo negozio, lui pagava la merce, ma da quella merce, che io portavo alle gare podistiche con la mia vettura, e pretendeva di guadagnare su qualsiasi merce venduta il 25% di maggiorazione dal prezzo di acquisto, la differenza in più era per me...

Era una disposizione fortemente castrante per me, in quanto si sarebbe potuto operare ben diversamente, ad esempio dividendo a metà il margine operativo di tutte le vendite, lui metteva la merce, io il veicolo per andare agli stand, e durante la settimana quando non ero impegnato nel running io, a tutti gli effetti, lavoravo gratuitamente per lui, ma in fondo mi aveva tolto dalla strada, offrendomi un posto di lavoro dove continuare la mia attività, per cui era, apparentemente, irremovibile, quel 25% che gli era stato, formalmente, riconosciuto ad ogni stand e settimana lavorativa era un'assurdità, per garantirmi un modesto stipendio avevo leggermente gonfiato ad hoc i conti di gestione del mio settore, perché altrimenti avrei lavorato per pochissime centinaia di euro al mese, a fronte di un impegno pressoché totale, l'ulteriore richiesta di un altro 25% sulle giacenze era assolutamente pretenziosa, cercai di farglielo capire con le buone, ma era fiato sprecato, per cui mi rivolsi all'associazione che gli teneva la contabilità, facendogli semplicemente presente un paio di cose, che non avevo obblighi di sorta nel rimanere a lavorare in quel negozio, e soprattutto non c'era altresì nessuna disposizione affinché dovessi portarmi via tutta la merce in giacenza in caso di mio cambio di postazione lavorativa, ma il consulente, più che puntare il dito sul trasferimento di merce da un negozio all'altro, iniziò a contestare i miei criteri di valutazione finale delle rimanenze, dicendo che la percentuale richiesta dal suo cliente di maggiorazione non aveva senso, ma la svalutazione complessiva che avevo proposto io era altresì troppo elevata, e, secondo la sua personale visione, c'era qualcosa che non andava nei miei conteggi complessivi...

Continua...

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