Siamo arrivati a questo punto... - 50° parte


Immagine CC0 creative commons

La risposta da parte della testa di cazzo non fu istantanea, probabilmente stava elaborando quello che gli avevo appena detto, non contento, rincarai la dose, perché avevo le palle piene del suo modo di fare...

"Se lei mi lascerà fare quello che mi sono ripromesso, le posso assicurare che al termine della liquidazione, prevista alla fine di gennaio, sul mio conto corrente da lei gestito rimarrà un saldo negativo di massimo 10,000 euro, ma penso anche qualcosa di meno..."

Qualche altro secondo, perché non poteva cedere immediatamente, non rientrava nel suo stile di merda, poi...

"Va bene, in fondo è rimasto solamente questo conto corrente in piedi, per cui vedremo come va a finire..."

Mi ero messo, almeno teoricamente, nelle migliori condizioni possibili per riuscire a chiudere in maniera per lo meno decente il mio negozio, anche se era l'ennesimo dolore che si aggiungeva alla precedenza chiusura del bar, un altro bel bagno di sangue che avrebbe generato ulteriori ingenti perdite economiche, e tutto questo, o in larga parte, causato da quel pezzo di merda istituzionalizzato di responsabile small-business del cazzo...

I mesi trascorsero secondo le mie previsioni, senza particolari sussulti né scostamenti rispetto alle mie ipotesi di incasso che avevo formulato, alla fine di tutto quanto, mi rimanevano in sospeso alcuni pagamenti con aziende con le quali avevo rapporti meno tesi rispetto alla media generale, ma quello che mi premeva maggiormente era quella merda, quello straccio di conto corrente che era ancora esistente con l'Unicredit, la testa di cazzo aveva rispettato gli accordi, non si era mai fatto vivo durante il periodo della chiusura del mio negozio, considerando anche il fatto che aveva visto costantemente il saldo negativo ridursi, alla fine di gennaio dell'anno 2004 mi rimanevano circa 4,400 euro per saldare completamente le mie pendenze nei loro confronti, più le spese per la chiusura del conto, ma intanto il più era fatto, avevo già trovato un altro posto di lavoro, che non era il massimo della vita, perché dovevo gestire un nuovo settore dedicato al running dentro un negozio di ciclismo, era quello che passava il convento, e per certi versi, per certi discorsi, andava pure bene, nel frattempo si era arrivati alla metà di febbraio, quando mi squillò il cellulare, numero privato, un vago sentore di potesse essere ce l'avevo...

"Pronto??"

"Buongiorno, sono ..... dell'Unicredit..."

"Mi dica...", e questa volta il mio tono era decisamente duro...

"Ho chiamato semplicemente per capire, per vedere come si potesse fare per quell'ultima rimanenza, quella residua pendenza che ha ancora nei confronti del mio istituto, non vorrei parlare di un piano di rientro, perché l'importo ormai non è molto elevato, ma su quel conto corrente c'è solamente la firma di sua madre come ulteriore garanzia, lei non ha più un'attività, non so se stia lavorando in questo periodo o meno, per cui mi dica lei che intenzioni ha..."

Avevo la palle che giravano alla velocità della luce, lo avrei diviso, se me lo fossi ritrovato davanti, forse allora no, ero ancora troppo giovane, non avevo ancora passato tutto quello che mi successe in seguito, oggi non avrebbe avuto scampo, lo avrei infamato a morte come si sarebbero meritato, per cui ebbi la mia reazione, il massimo per quelli che erano i livelli di quei tempi...

Continua...

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