Questi sono i veri lavori

C’era una volta in un tempo lontano quel tipo di persona che per una cosa o per l’altra incrocia le nostre strade a breve termine. Sfortuna vuole che questo personaggio esilarante fu mio collega per qualche tempo una decina di anni fa.

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Foto d’autore



Se non ricordo male era il periodo in cui scoprii Bitcoin ed ero estremamente entusiasta a riguardo dopo settimane di studio per capirne il reale funzionamento, al punto da iniziare a parlarne in azienda coi colleghi più fidati.

Spoiler alert, ho evangelizzato l’argomento per forse 3 anni di seguito fino alla famosa bull run del 2017, sono stato preso sul serio solo verso Novembre di quell’anno. C’è questo bisogno di confirmation bias per qualche strano motivo che a nessuno è mai scattata la scintilla nel dire:

“shpett n’attimo che leggo almeno du righe su di cosa parla questo”.

Al contrario, ricordo bene che a Giugno di quel famoso 2017 arrivò il genio col contratto a tempo determinato quindi ancora più affamato di novità in teoria, mia stessa età e abbastanza tech savvy come si suol dire, ma non abbastanza lungimirante.

Sono solo numeri su uno schermo senza alcun valore, prova a stare 12 ore in sala macchine coi filippini, questi sono i veri lavori.

Per qualche strano infimo motivo si crede che la quantità di denaro ottenuta sia direttamente proporzionale all’input energetico che si dedica ad una data azione.

In piano teorico sarebbe proprio corretto se fosse così, sfortunatamente è il contrario ad essere verità. Ci si da da fare col paraocchi per un determinato periodo di tempo ma poi, si inizia a delegare, a far consumare energia agli altri mentre i frutti arrivano al tuo cesto.

Ironicamente un imprenditore fa proprio questo, delega un amministratore che a sua volta delega fino alla base della piramide le cose da fare.

Anche l’euro non è altro che un numero sullo schermo al quale l’utente da un “valore” sulla base di ciò che quel numero poi traduce nella vita reale in beni e servizi reali alla persona, crollasse l’intera convinzione che l’euro “vale” di base diviene carta straccia, nella storia ne abbiamo di esempi di questo tipo (Repubblica di Weimar).

Le crypto certo non sono ancora un metodo di pagamento largamente usato anche se ultimamente di spunti interessanti cominciano a farsi vedere, diciamo che si può vivere all’80% con solo asset digitali ormai, bollette e mutui sono lo zoccolo duro ma ci arriveremo.

Lo scambio di buoni regalo per crypto è il metodo più facile da usare, anche se a questo punto al commerciante basterebbe accettare l’asset direttamente, con zero fees per l’utente finale.

Sono sempre stato fanatico del peer to peer cash, ecco perché se dovessi direzionare qualcuno su un metodo di pagamento crypto efficace probabilmente Monero sarebbe la prima scelta che raccomanderei, anche se accettato di meno rispetto alla seconda scelta, Bitcoin Cash.

È ironico invece che ultimamente io stia giocando un po’ anche con Lightning Network, di base qualcosa che non credo arriverà mai alle masse e non esattamente in linea con la mia filosofia anzi, ma estremamente comodo e veloce (per piccoli importi).

L’unico motivo in realtà per usarlo da parte mia è che posso usare HIVE (asset in mia custodia) per pagare via v4vapp.

Tutti i miei tentativi di provare Lightning all’esterno di HIVE hanno avuto a che fare con wallet custodial, errori continui di transazione e generalmente un’esperienza pressoché negativa. Con v4vapp il tutto funziona semplicemente perché è qualcun’altro a rischiare i suoi BTC mentre dalla nostra parte la proprietà dei nostri HIVE resta a prescindere. Not your keys not your coins.

L’intero sistema Lightning non è funzionale e non è altro che un tentativo di dirottare BTC nelle mani di grandi hub che “promettono” ad un certo punto di ritornarli qualora un utente decidesse di chiudere il suo canale con l’hub. Ancora una volta è più comodo passare da un hub gigante che ha un canale aperto con chi sto tentando di pagare piuttosto che aprire un mio canale diretto con l’altra parte. E se questo hub decide si non streammare il mio invoice?

Mmmmm, modello già visto, no grazie.

Ho sposato per lungo tempo le teorie di Bitcoin Core fino dopo il fatidico fork con BCH, poi ho capito…ancor prima di arrivare su Steem Hive, ero un BTC maximalist.

Ora credo che ci sia un secondo problema da affrontare che BCH ha risolto ma ignora, la privacy.

Cashfusion è un tool molto utile se vivessimo interamente peer to peer con questa tecnologia, anzi, risolve adeguatamente il problema. Però per la maggior parte, per interagire col sistema bancario tradizionale, c’è ancora bisogno di exchanges, che bene o male sanno esattamente quale sia l’indirizzo d’uscita legato a una reale identità.

E se quell’indirizzo per qualche motivo inventato si sognano di flaggarlo minacciando sanzioni a chi vi interagisce? Oppure se le operazioni cashfusion vengono flaggate come sospette a prescindere e non accettate in entrata dall’exchange?

Ecco perché Monero, ne citerei pure altri migliori ma inutile navigare in acque troppo sconosciute. Il più attaccato sul mercato che ora si sta adattando in ogni modo possibile a resistere ad ogni tipo di frizione da parte di agenti esterni.

Haveno, atomic swaps…

Non voglio predire il futuro dei numeri su uno schermo senza alcun valore però come ribadisco sempre il mondo ha bisogno di soluzioni a certi problemi e per forza di cose col tempo ci si arriva: una blockchain che processa testo immutabile e una blockchain che trasferisce valore da un punto A a un punto B anonimamente per default.

Anche se il mercato non ce lo fa sapere ancora, la prossima grande ondata d’interesse credo sia questa.

-Fede

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