Non un semplice sport

Ok, ok! Sto per intraprendere la scrittura di un post che in pochi troveranno interessante gia dalla sola lettura del titolo. Ma, come sempre, voglio fare una piccola premessa: non sto qui a scrivere un post sulle regole basilari del calcio, non sto qui a sparare a ripetizione risultati, statistiche e quant’altro sull’ultima giornata di campionato. Non che mi dispiacciano post di questo genere, li leggo sempre e prestando il massimo dell’attenzione, ma semplicemente non sono nel mio stile! Il mio stile, che ormai qualcuno di voi conoscerà più di qualcun altro, è sempre il solito: le emozioni ed i brividi che derivano dalla visione e la pratica di questo intramontabile sport!

Quante volte mi son sentiti dire

Chissà che ci trovi di bello a guardare dei deficienti che corrono dietro una palla

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Ed ogni volta, puntuale come un orologio svizzero, il mio intestino inizia ad aggrovigliarsi. E non perché queste persone vedano il calcio come appunto dei folli che scappano dietro una palla che rotola su quel grande prato verde, ma perché appunto non riescono a vedere cosa ci sta oltre. Oltre i ventidue giocatori, oltre i colori delle squadre, oltre quelle due porte, oltre soprattutto i milioni che circolano in questo mondo... Il vero cuore, la vera anima di questo sport sta lì, sugli spalti, ad urlare a squarciagola per supportare i loro eroi! Ma sull’argomento tifosi tornerò più tardi, adesso vorrei che vi soffermaste sulla parola che ho appena usato: eroi. Si, avete letto bene. Perché c’è un misero 1% di calciatori che, nel tempo, assumono un ruolo tanto importante da entrare a far parte delle leggende, diventando inequivocabilmente dei super-uomini. Certo, potrete dire che è semplice diventarlo intascando qualcosa come cinquecento mila euro al mese, e su questo non oso contraddirvi, ma posso assicurarvi (da vero amante di questo magico sport) che in molti, dei soldi, se ne sbattono. E non venitemi a dire che non è vero, non venitemi a dire che sono solo io a vederla così perché ho i prosciutti sugli occhi, non vi azzardate nemmeno. Perché se solo seguiste il calcio come lo seguo io, se solo lo amaste un decimo di quanto lo ami io, sapreste che non è assolutamente un’utopia la mia visione, ma semplice realtà. Perché ieri, ha abbandonato il mondo del calcio, una vera e propria bandiera: idolatrato da tutti gli amanti di questo sport, al di là dei colori, al di là del tifo. Sto parlando di un certo Andrea Pirlo, che anche i meno appassionato avranno ringraziato per il modo in cui ha contribuito alla vittoria dei mondiali tedeschi nell’ormai lontano 2006. Quello che sto cercando di dirvi, signori miei, è che al di là del tifo, al di là di tutto, c’è sempre chi dimostra un vero amore, un vero senso di appartenenza a questo sport...E per essere più esaustivo, basta nominare uno dei giocatori che più odio (non me ne volere @martaorabasta, da interista non posso scordare ciò che fece a Balotelli) e che contemporaneamente più rispetto: tale Francesco Totti. Si, proprio lui. Er romano de Roma. Il ragazzetto romano, che ha rifiutato milioni di offerte da club molto più importanti della sua Roma (vedi Juventus, vedi Real Madrid, vedi Manchester United) per un solo motivo: indossare quella maglia giallorossa che rappresenta la sua città, quei colori che ha cucito addosso, e che lo accompagneranno per sempre. Ad avvalorare il tutto, l’amore dei tifosi per questo grande esempio di fedeltà, che si può sintetizzare con la frase di uno striscione fatto sventolare durante la sua ultima partita, duranti il suo addio al calcio, che recitava:

SPERAVO DE MORÌ PRIMA

Un tifoso, un uomo, innamorato di questo sport, innamorato della sua città, ed innamorato della sua squadra, che dimostra al suo eterno capitano quanto gli sia riconoscente, per tutto l’amore dimostrato per la sua squadra e la sua città. La stessa riconoscenza, lo stesso amore che io proverò, fino alla fine dei miei giorni, per l’uomo che ha aiutato la mia squadra a salire sul tetto d’Italia, d’Europa e del Mondo, il mio unico e solo capitano, Javier Zanetti!

La vera anima del calcio

Ed ecco dove volevo andare a parare sin dall’inizio del post! Qual è la vera anima di questo sport? Cosa rende il calcio cosi magico da far venir la pelle d’oca? Cosa permette al calcio di continuare ad essere incontrastato lo sport più seguito d’Europa? Sono proprio i tifosi. Quelle persone che amano incondizionatamente una squadra ed i suoi giocatori, quelle persone che sono lì, sugli spalti, a cantare per due ore di fila pur di incoraggiare i loro eroi; quelle persone che, nonostante il freddo ed il gelo, seguono la loro squadra in trasferta, pronti ad affrontare viaggi di migliaia di chilometri solo per dare il loro supporto, solo per far sapere ai loro giocatori che sono li, pronti a vederli vincere.

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I loro giocatori, certo. Perché quando sei un tifoso, di quello veri, accaniti, ti senti come se gli interpreti della tua squadra del cuore ti appartengano, senti come se loro fossero in qualche modo ”obbligati” a darti conto. Perché i giocatori praticano la loro passione in cambio di milioni di euro, ma tu, tifoso medio, segui la tua squadra con amore, senza avere nulla in cambio, solo per il gusto di poter esultare ad una vittoria sudata, meritata. Ed anche chi non può andare allo stadio, anche chi non può seguire la sua squadra in trasferta, anche loro sono da premiare: quelle persone che spesso si trovano a lavoro durante la partita, ma che non rinunciano alla radio, non rinunciano alla telecronaca dettagliata del match, per restare aggiornati. Queste persone, spesso, cambiano umore per via del risultato: perché quando si perde, non si può che essere incazzati, nervosi! Ma quando si vince, signori, si viene assaliti da un’euforia incontrollabile, che ci spinge a sfoggiare un sorriso a trentadue denti, che ci regala gioie non da poco! Si, perche quando si ama uno sport, quando si mette l’anima anche solo nel seguire una partita di calcio, quando veramente si è innamorati, non si può non dar conto a tutto questo.. E di questo ne sono certo! Perché ora, parliamoci chiaro: nel lontano 2006, con l’Italia campione del mondo, furono in pochi a non essere assaliti da una gioia indescrivibile! Ma furono altrettanto poche quelle persone, veramente, follemente innamorato di questo fantastico sport, che si misero addirittura a piangere, che ebbero la pelle d’oca, che trattenerono il respiro al rigore di un certo Fabio Grosso, e che vennero assaliti dai brividi all’esultanza di Fabio Caressa!

Si, perché quel 9 luglio 2006, tra lacrime di gioia, brividi e chi più ne ha più ne metta, io, da vero amante ed appassionato di questo sport, provai più gusto ad essere italiano.

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