[FITOESTROGENI E CANCRO ALLA MAMMELLA]

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I fitoestrogeni sono composti vegetali naturali che sono strutturalmente simili agli estrogeni. Sono state descritte fondamentalmente cinque classi di fitoestrogeni ma i principali sono: flavonoidi, isoflavonoidi, lignani.

Concentriamoci per ora sugli isoflavoni. Gli isoflavoni dietetici sono presenti in vari prodotti alimentari tra cui fagioli, lenticchie e soia. La quantità di isoflavonoidi alimentari consumati dipende geograficamente (in media), e questo è uno degli aspetti che permette di studiare in maniera abbastanza interessante gli effetti di questi composti (sicuramente sono osservazioni e quindi a basso livello di evidenza, ma permettono di fare delle riflessioni iniziali, da indagare ulteriormente, successivamente, in maniera più pratica e dettagliata).

Per fare un esempio, l'assunzione media giornaliera di isoflavoni varia tipicamente da 30 a 50 mg tra gli individui in Giappone, mentre in Europa e negli Stati Uniti l'assunzione è inferiore a 3 mg (la differenza è abissale).

La dieta asiatica tradizionale è composta da alimenti di soia di prima generazione (ad esempio, tofu, tempeh, miso e latte di soia), mentre le diete occidentali includono altre fonti alimentari che contengono soia: derivati ​​della carne a base di soia e prodotti a base di carne con aggiunta di proteine ​​di soia, soprattutto utilizzati da vegetariani e vegani.

A causa della loro struttura chimica, gli isoflavoni possono legarsi ai recettori degli estrogeni. Come risultato di questo legame, questi fitoestrogeni hanno dimostrato di inibire e promuovere l'espressione di geni sensibili agli estrogeni.

[ISOFLAVONI E RIDUZIONE DEL CANCRO AL SENO]

Diverse relazioni indicano che l'incidenza del cancro al seno è notevolmente inferiore negli individui asiatici rispetto ad altre popolazioni perché incorporano alti livelli di isoflavoni come parte della loro dieta regolare. Ad esempio, Verheus et al. hanno trovato che alti livelli plasmatici di genisteina (principale isoflavone contenuto nella soia) erano associati a un ridotto rischio di cancro al seno nelle donne olandesi.

Gli effetti anti-tumorali degli isoflavoni nella dieta nelle donne asiatiche possono anche essere attribuiti all'esposizione PRECOCE alla soia. Diversi rapporti dimostrano che il consumo elevato di soia durante l'infanzia può ridurre il rischio di sviluppare il cancro al seno più tardi nella vita e che il rischio può essere ulteriormente ridotto dall'assunzione di soia da adulto. Infatti, un'altra delle differenze tra popolazioni asiatiche e non asiatiche, è che le prime consumano buone quantità di soia anche in età adolescenziale.

Perchè si è così particolarmente interessati ai fitoestrogeni?

Poiché in Europa e negli Stati Uniti, le donne hanno più del 10% di possibilità di sviluppare cancro al seno durante la loro vita, l'idea che agendo, a basso costo, sullo stile di vita, seguendo una dieta ricca di isoflavoni per ridurre il cancro al seno, è chiaramente attraente.

I meccanismi precisi con cui gli isoflavoni dietetici regolano il cancro al seno non sono completamente compresi. Però due cose possiamo dirle: gli estrogeni sono noti per indurre la progressione del cancro al seno, e gli interventi, come le modificazioni dietetiche, che bloccano o riducono la produzione o l'azione degli estrogeni, possono portare a prognosi favorevole per i pazienti con cancro mammario.

I fitoestrogeni, e in questo caso gli isoflavoni, in questo senso, come si collocano e collegano al discorso?

Yamamoto et al hanno osservato, in uno studio prospettico , che il frequente consumo di isoflavoni era inversamente associato al rischio di cancro al seno. In un altro studio, i ricercatori hanno scoperto che gli isoflavoni di soia NON avevano effetti estrogenici nell'essere umano, e hanno concluso che una tale dieta può essere sicura per quanto riguarda il cancro al seno. Questi risultati suggeriscono anche che la soia dietetica può avere un'attività chemio-protettiva e prevenire la recidiva nei pazienti con cancro della mammella.

Ci sono stati diversi studi che hanno riportato che gli isoflavoni possono sopprimere le cellule neoplastiche sia in vitro e in vivo (sui topi). La genisteina ha mostrato di inibire la crescita del tumore in dati modelli di topi. Ci sono diversi meccanismi che potrebbero spiegare come, questi composti, hanno effetto anti-neoplastico: la down-regulation di alcuni geni interessati nella genesi del male oppure l'inibizione di un enzima chiave necessario per la conversione dell'estrone nella sua forma attiva (l'estradiolo), oppure, ancora, l'inibizione dell'angiogenesi grazie alla riduzione dei livelli circolanti di VEGF.

Si è tentato di studiare anche gli effetti degli isoflavoni sul rischio di cancro della mammella quando questi composti sono somministrati all'inizio della pubertà. Gotoh et al. hanno rilevato che gli animali alimentati con una dieta con maggior contenuto di soia rispetto ai controlli, a partire dalla pubertà, hanno mostrato una significativa riduzione della quantità di tumori mammari per ratto (parliamo di ratti).

Shu et al. hanno condotto uno studio che ha esaminato il consumo di soia durante l'adolescenza e il rischio di cancro al seno e hanno scoperto che il consumo di alimenti a base di soia in età compresa tra 13 e 15 anni ,portava a ridurre il rischio di cancro al seno in età più avanzata. I dati di uno studio di Wu et al. supportano anche un'associazione inversa tra l'assunzione di soia durante l'adolescenza e il rischio di cancro al seno.

[ISOFLAVONI E AUMENTO DEL CANCRO AL SENO]

Poiché i fitoestrogeni possono anche esercitare effetti estrogenici, molti medici e pazienti sono allarmati quando questi agenti vengono considerati come possibili opzioni terapeutiche. Questa preoccupazione non è infondata e, in effetti, ci sono prove a supporto di questa nozione. Allred et al. hanno dimostrato che varie concentrazioni di genisteina hanno indotto una crescita neoplastica in modelli di topi (la relazione era peraltro dose-dipendente, cioè, più genisteina assumevano e peggio era).

Hsieh et al hanno osservato che la genisteina stimolava la proliferazione delle cellule in vitro e in vivo (nei topi portatori di tumori). Questi risultati suggeriscono che gli effetti estrogenici della genisteina non si limitano alle cellule in coltura, ma influenzano anche il normale tessuto mammario. Ju et al. hanno dimostrato che il consumo alimentare di un altro isoflavone, la daidzeina, era in grado di stimolare la crescita delle cellule impiantate in topi atimici (senza timo). Allo stesso modo, Johnson et al. hanno anche dimostrato che la daidzina induce la proliferazione cellulare nelle cellule del cancro al seno.

Presi insieme, i risultati di questi studi supportano l'affermazione che gli effetti estrogenici della genisteina, come la proliferazione delle cellule del cancro al seno e la de-regolazione del ciclo cellulare, procedono attraverso il recettore degli estrogeni.

Ma quindi 'sti benedetti isoflavoni fanno male o fanno bene?

[STUDI SULL'UOMO]

Negli studi sull'uomo, l'implementazione di isoflavoni dietetici per pazienti con cancro al seno è stata alquanto controversa, alla luce della loro doppia natura (cioè azioni estrogeniche e antiestrogeniche). Tuttavia, Chi et al. condussero un ampio studio di meta-analisi e scoprirono che l'assunzione di soia era correlata con una ridotta incidenza e mortalità del cancro al seno. Allo stesso modo, Guha et al hanno osservato una ridotta recidiva del cancro al seno con una crescente quantità di consumo di daidzeina in uno studio prospettico di coorte di donne in post-menopausa che sono state trattate ad un certo punto con tamoxifene.

Inoltre, è noto che i chemioterapici inducono effetti collaterali simili ai sintomi della menopausa nei pazienti con cancro della mammella. Lu et al. osservarono che le donne che hanno consumato la soia, costantemente, per 1 mese intero, avevano diminuito i livelli plasmatici di estradiolo e aumentato la durata dei loro cicli mestruali. I livelli di estradiolo circolanti ridotti possono essere in parte responsabili della capacità della genisteina di ridurre il rischio di cancro al seno.

Uno studio prospettico condotto da Shu et al. ha dimostrato che le donne che hanno continuato a consumare soia dopo la diagnosi di carcinoma mammario presentavano livelli significativamente più bassi di recidiva rispetto alle donne che hanno consumato poco o per niente la soia.

[LIMITI DELLA RICERCA SCIENTIFICA ATTUALE SUGLI EFFETTI DEGLI ISOFLAVONI E CONCLUSIONI]

In sintesi, gli isoflavoni possiedono sia effetti antiestrogeni che estrogenici sulle cellule del cancro al seno.

I limiti principali sono che, innanzitutto, le cellule in coltura esposte agli isoflavoni rispondono in modo diverso rispetto alle cellule in vivo. Anche perché poi vie di segnalazione che sono disponibili per le cellule in coltura sono quasi sicuramente diverse da quelle presenti nell'intero animale, vivo.

Un'altra grave pecca, peraltro ben sottolineata un po' da tutti i ricercatori delle varie review sull'argomento, è che non esiste una dieta isoflavonica universale, cioè un protocollo standard da utilizzare per studiare l'argomento. Se non "standardizziamo" gli esperimenti, avremo sempre un rischio maggiore di inattendibilità.

Poi, il problema della fonte di isoflavoni in genere: ci sono alcuni prodotti alimentari non di soia che contengono isoflavoni, per cui non possiamo fare direttamente la conversione: "soia-> isoflavoni" o "poca/niente soia= no isoflavoni".

Infine, il periodo di sviluppo in cui inizia il consumo di isoflavoni può influenzare, molto probabilmente, il rischio di cancro al seno.

Come già detto prima, infatti, l'assunzione di soia nella dieta durante i primi anni di vita sembra fornire una protezione contro il cancro al seno Questa nozione è supportata anche da studi sugli animali in cui gli animali hanno ingerito i cibi a base di soia in modo prepuberale o perinatale. Questo potrebbe spiegare perché le donne che iniziano a mangiare prodotti di soia da adulti, come spesso accade nel mondo occidentale, mancano degli effetti chemioprotettivi osservati invece in maniera maggiore nelle donne asiatiche (ma potrebbero essere anche altri, i motivi).

Chiarendo che, ovviamente, ogni soggetto è a sé, e così ogni situazione, ad oggi non vi sono prove certe che i fitoestrogeni possano aumentare il rischio di cancro alla mammella.

Al contrario, in molti casi sembra che questi siano protettivi, quindi diminuirebbero il rischio. Al momento non ci sono evidenze conclusive nemmeno su questo, quindi non è proprio saggio consigliare la supplementazione di isoflavoni, ma dagli studi sembra emergere che una dieta ricca di fitoestrogeni (e quindi di legumi, frutta e verdura) offra qualche protezione, estesa anche a chi ha già avuto una diagnosi di tumore.

Essendo alcuni estratti-bozza non ci sono i riferimenti bibliografici disponibili e la bibliografia per estesa alla fine, anche se sono stati "citati" alcuni studi :D

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