Il voto politico al contrario

Informarsi per la lettura dei programmi, o ricette, dei vari partiti politici richiede tempo. In genere un elettore vota in base a vari criteri come fiducia, affinità, etc. e/o la credenza che una ricetta produrrà più effetti desiderabili per la nazione rispetto ad altre. Immaginiamo di voler far l’opposto dell’ultimo punto: votare il gruppo che secondo noi propone la ricetta che causerà più danni per i più.



Fonte

Secondo la mia concezione, il bene comune non può esistere in politica, perché i partiti politici rappresentano varie (negli ultimi anni meno) scuole di pensiero economico. Questa varietà di scuole esistono perché ad una domanda si può rispondere in vari modi, magari anche opposti, e con vari mezzi. Nelle cosiddette scienze dure (matematica, statistica, fisica, etc.) funziona diversamente.

Dubbi

In passato mi è capitato di chiedere a delle persone cosa avrebbero votato secondo la loro concezione di bene comune, quindi non proprio quello che ho presentato sopra. Come risposto avevo notato vari dubbi.
Negli ultimi mesi ho provato a chiedere ad un campione non ritenuto significativo (4-6 persone prese non a caso) cosa voterebbero se hanno come obiettivo la distruzione del paese. Con mia enorme sorpresa, ho notato dubbi simili a quelli del primo gruppo.

Penso che le due situazioni si spiegano, parzialmente, con una specie di fidelizzazione politica: il votante del partito X, per una scorciatoia mentale, tenderà ad ascoltare il partito X piuttosto che valutare anche altre posizioni. Quindi magari non sa se esistono alternative più distruttive o più benefiche.
Faccio un collegamento. Ho un telefono di marca Y da diversi anni. So che esistono altre marche. Quindi non m’importa molto cosa propongono, tanto io mi trovo già a mio agio con la marca che possiedo da anni.

Andando al limite

Mi viene da pensare che il voto distruttivo avviene proprio nel contesto dei fidelizzati: hanno fiducia nel brand, quindi anche se cambiano ricetta o prodotto negli anni, seguiranno comunque il brand. Questo però non spiega le dinamiche per chi vota la prima volta. Non spiega nemmeno, in linea generale, come avviene la sfidelizzazione. Ricordo però un grafico che mostrava l’astensionismo in funzione della classe d’età: le generazioni dei grandi partiti di massa, evidentemente molto deluse, registravano la crescita più elevata.

Conclusioni

Seguendo questa serie di riflessioni, dove la parte più solida consiste in un ricordo, si osserva come il voto più distruttivo potrebbe nascondersi fra i più affezionati di un partito. Secondo me questo rischio si nasconde maggiormente fra i votanti di gruppi o partiti con almeno 10 anni di esistenza (escludendo rimescolamenti e cambi tattici di nome).

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