Siamo arrivati a questo punto... - 21° parte


Immagine CC0 creative commons

Nel mio piccolo progetto di mandare avanti sia il discorso della mia presenza in azienda in qualità di ragioniere, sia la componente di gestione del negozio di articoli sportivi che avevamo così faticosamente aperto con mille e più sacrifici, c'era una persona, che mi affiancava amabilmente nel mio sforzo, in particolar modo per quanto riguardava la parte pomeridiana, era la mia ragazza di allora, la mia vera e propria ragazza con cui avevo iniziato una storia che si poteva definire come importante, si parlava sin da subito addirittura di matrimonio, perché lei voleva sposarmi, voleva fare un paio di bambini, e soprattutto voleva anche scopare, sì, scopare, a distanza di tanto tempo non ho voglia di mettere un filtro su questo specifico punto, non facendo nomi, mi sento libero di dire, più o meno, tutto quello che voglio, per cui quella ragazza aveva una voglia di prendere l'uccello nella passera, perché aveva la fissa di arrivare vergine al matrimonio (per sue ferrate fissazioni religiose), ma che avesse un gran desiderio di contatto con la mia fava era evidente sin da subito, perché dopo pochissimo tempo che ci eravamo messi insieme, iniziammo a trastullarci in diversi modi, come seghe, ditalini, pompini e un tentativo diverso, di cui parlerò precisamente tra qualche puntata, diciamo che a me tutto sommato non pesava più di tanto la rinuncia alla passera, per diversi motivi, innanzitutto non mi ritrovavo da solo, in quel periodo così tormentato e tristissimo, della mia vita, secondariamente qualcosa pur facevamo, quindi avevo deciso senza troppi problemi di assecondare e rispettare i suoi desideri, in fondo si sarebbe trattato di pochissimi mesi, perché il matrimonio si sarebbe fatto nella primavera successiva, i soldi non erano un problema per nessuno dei due, in quel periodo, la voglia di fare una coppia nel vero senso della parola pure, l'intesa sembrava più che buona, per cui avanti a tutto 69...

Passato il 1° mese dopo la morte di mio fratello, ai primi di ottobre, in azienda mi ritrovai ad affrontare un nuovo, insidioso nemico, una figura che era stata recentemente introdotta in ditta, si trattava del direttore commerciale, una figura che assomigliava molto a un parassita benestante, parassita in quanto, apparentemente (e forse pure realmente), non faceva proprio un cazzo a livello lavorativo, benestante perché certamente aveva uno stipendio piuttosto generoso, iniziai ad avere a che fare con lui quasi quotidianamente, non mi ci volle molto per capire dove volesse arrivare, perché i suoi discorsi andavano a finire quasi sempre in una direzione, sul fatto che forse era più giusto che io mi concentrassi sul negozio che avevamo aperto, sul discorso che tenerlo chiuso la mattina (a parte il sabato che aveva un'apertura completa) poteva alla lunga risultare come una scelta castrante per il suo sviluppo commerciale, per cui forse (era una parola che ripeteva diverse volte al giorno, quando veniva a parlare con me) era meglio se mi dedicassi completamente a quell'attività, non lo disse mai chiaro e tondo, un bel giorno mi aveva proprio rotto il cazzo per bene, e di punto in bianco...

"Ok, va bene, mi ha scassato le palle, mi licenzio io e mi tolgo dai coglioni, contento adesso?!?!"

Continua...

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