Libertà di scelta ed obiezione di coscienza

Oggi non scriverò una storia di fantasia, che è ciò che ho fatto più spesso qui su Steemit, ma proverò a condividere qualcosa che mi ha colpito moltissimo negli ultimi giorni, e non solo come donna.
Se qualcuno ne avesse voglia, sarei felice di chiacchierarne un po’ insieme in un fluido scambio di opinioni, cercando di ascoltarci ed esprimere i vari punti di vista di un argomento complesso e delicato.

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CC0 Creative Commons

I Fatti

Come molti, sono iscritta ad un famoso sito di petizioni online, che spesso mi sottopone istanze che richiedono la mia firma. Leggo, valuto, decido se firmare o meno, cancello la mail. Coinvolgimento emotivo minimo e momentaneo: non si può dedicare troppo tempo a nulla in questa frenetica vita.
Stavolta, però, ho ricevuto una petizione che ha smosso qualcosa di più dentro di me, e che se avessi potuto avrei firmato 10 volte: 4 ginecologhe non obiettrici di coscienza chiedevano la garanzia dell’applicazione della legge 194, cosa che spesso, a causa del personale ospedaliero “obiettore di coscienza”, diventa praticamente impossibile. Vi lascio il link con tutti i dettagli della petizione, firmata in questo momento da circa centoventidue mila persone, e quello di un quotidiano nazionale che ne parla, nel caso qualcuno si volesse informare meglio.
A pochi giorni dalla firma di questa petizione, i TG hanno inoltre riportato la notizia di cronaca riguardo il provvedimento di licenziamento senza preavviso per un medico campano che si era appellato all’obiezione di coscienza in maniera impropria, mettendo a repentaglio la vita di una donna. QUI e QUI alcuni dei notiziari e quotidiani che ne parlano, ma la rete comunque ne è piena, per chi volesse approfondire l’argomento.

Associazioni di Idee

Mi sono ritrovata a pensare a me stessa diciottenne, ventenne, anche venticinquenne: una ragazzina che dipendeva ancora in tutto e per tutto dai genitori, intrappolata fra bisogni e paure che maturità e indipendenza (soprattutto economica, ma non solo) non ancora raggiunte rendevano solo parzialmente artefice del proprio destino. Ho pensato agli inevitabili batticuore per quei ritardi che avrebbero potuto cambiare completamente la mia vita, e che, sono certa, ogni donna ha provato almeno una volta nella vita.
Mi sono ritrovata a pensare a tutte quelle ragazze che mi hanno raccontato le proprie disavventure (spesso notturne) in giro per i Pronto Soccorsi, le farmacie ed i consultori, non dico per abortire, ma anche solo per ottenere la “pillola del giorno dopo”, che sarebbe assurdo considerare “aborto”.
Mi sono ritrovata a pensare a quanto male mi sarei sentita se mi fossi ritrovata, costretta dalle circostanze, dalla paura e dall’età, a girovagare nottetempo in cerca di aiuto, ritrovandomi tutte le porte sbattute in faccia; se mi fossi ritrovata, nella peggiore delle ipotesi, a prendere una decisione drastica e dolorosa, ma necessaria, per permettere alla giovane donna che ero di continuare a vivere la propria vita e non ritrovarsi stroncata dalle responsabilità e dal peso di un figlio indesiderato prima ancora di cominciare ad avere una vera vita mia.
Ringrazio la mia buona stella per non essermi mai trovata in una circostanza così tremenda.
Oggi, a 32 anni e con una maturità ed una condizione ben diversa alle spalle, non ricerco certo una gravidanza, ma ne affronterei la eventualità in maniera ben diversa, confortata dalla conoscenza delle leggi e dei miei diritti che garantiscono quanto di più alto, secondo me esista: la libertà di scelta

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CC 3.0 by EdoM

Voci di corridoio

Mi è tornata in mente, fra petizione e notiziari, una discussione avuta alcuni anni fa con una mia carissima amica ginecologa.
La chiamai per uscire, e lei accettò. “Ti richiamo appena finisco un raschiamento e andiamo”.
La mia curiosità mi spinse ad approfondire l’argomento e le chiesi se lei fosse obiettrice.
Ora, dovete sapere che la mia amica al secondo anno di medicina rimase incinta e nonostante avesse soli 20 anni ed una strada mooolto lunga e perigliosa d’avanti, decise di portare avanti la gravidanza. Fra mille milioni di sacrifici, viaggi in bus fra la città dell’Ateneo ed il proprio paese dove il bambino cresceva, problemi in famiglia, problemi col compagno e disavventure quasi da romanzo, si laureò con lode in solo sei anni, come previsto dal corso di studi (e vi assicuro che non è facile) e riuscì ad entrare nella scuola di specializzazione in ginecologia, portando sempre avanti la propria professionalità attraverso specializzazione, corsi e master, nonostante il tempo dedicato inevitabilmente alla necessità di ricoprire anche il ruolo di madre. Fra lavoro e figlio, la sua vita privata è sempre stata inesistente, disseccata da più pressanti necessità. Io la stimo e la ammiro tantissimo, non avrei mai avuto la sua stessa forza se mi avessero derubato così dei miei anni migliori. Ha due “OO” così. Scusate la licenza poetica.
Alla mia domanda, quindi, se fosse obiettrice, rispose: “Cristina, tu mi conosci e sai quanto amo mio figlio e che lui è la mia vita, ma solo io so quanto è stata dura in questi anni, solo io e la mia famiglia, che è l’unica che mi è sempre stata vicina. Ho fatto la mia scelta, anche se tornando indietro non lo so se rifarei la stessa. Sapendo questo, credi forse che io voglia togliere questa possibilità ad una qualunque altra donna che si trovasse nella merda come mi ci sono ritrovata io? Ciascuno deve essere libero di decidere: non sarei certo io a condannare chi non se la sentisse di annientare la propria vita con un figlio al momento sbagliato”. Mi disse, poi continuò: “…tanto più che essere obiettore di coscienza nel 90% dei casi non significa essere una persona religiosa, ma solo uno scansafatiche che cerca di sgravitarsi un lavoro durante il proprio turno o andarsene a casa prima. Non lo fa nessuno per fede, lo fanno per lavorare il meno possibile. Sai quanti ne conosco? TUTTI! E tutti questi obiettori fasulli mi fanno davvero schifo, tanto più che lasciano persino le ragazzine a girovagare da un posto all’altro, disperate e sole, abbandonandole a se stesse quando avrebbero più bisogno.”

E’ così dunque…

Lavorare poco, e quel poco farlo fare agli altri.

Una mentalità malata ma molto ben integrata in ogni ambiente, specialmente quando benedetta dalla religione. E quando plaudita da una classe politica altrettanto malata e riprovevole, che non risparmia né nord né sud, visti i vergognosi fatti di Verona, Crotone e Catania, oltre che la già citata provincia partenopea.
E con questo non voglio affatto suggerire che quel ginecologo di guardia quella notte a Napoli abbia applicato con integralismo le proprie scelte religiose perché gli scocciava, alle tre del mattino, sporcarsi le mani per una donna che stava morendo dopo l’espulsione di un embrione già morto. No, di sicuro era solo un brav’uomo molto convinto dei principi morali e religiosi in cui crede.

La mia opinione

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CC0 Creative Commons

Cosa penso io?

La Legge deve garantire la Libertà di scelta garantita dalla Legge stessa.
Solo questo.

Lasciamo stare gli sfaticati, la coscienza, il peccato, gli dei, e gli alieni: ciascuno crede in quello che vuole, poi farà i conti con se stesso, in questa o in un’altra ipotetica vita.
Io penso, invece, alle Leggi che disciplinano uno Stato (forse) laico e (forse) moderno, dove una scelta, quella di abortire, già di per se difficile per le circostanze, le pressioni della società, ed altri mille motivi, diventa un vero e proprio calvario. La possibilità dell’obiezione di coscienza all’interno di un ospedale che offre un servizio pubblico mi sembra quasi abominevole perché irrispettosa delle Leggi di uno Stato, che sono al di sopra di ogni religione e davanti alle quali tutti i cittadini dovrebbero avere pari diritti e doveri.

Io, cittadino che paga le tasse, non desidero, ma PRETENDO ed ESIGO di poter usufruire di un servizio garantito dalla Legge presso un ospedale pubblico, pagato anche coi miei soldi, perché ne ho pieno diritto.

Un medico, che sceglie ginecologia SA PERFETTAMENTE che la ginecologia comprende la possibilità di praticare l’aborto. Se non vuoi o non puoi farlo, scegli altro, branche in medicina non ne mancano.
Un ginecologo, ma anche un ostetrico, un infermiere, un anestesista, che vengono pagati dal Sistema Sanitario Nazionale, non dovrebbero mai minimamente avere la possibilità di rifiutarsi di intervenire, perché a mio parere la Legge è al di sopra della religione, ed è ciò che ci unisce tutti noi, cittadini di uno Stato: credenti, atei, agnostici o qualunque cosa siamo.

Mi chiedo quanti siano gli obiettori di coscienza nelle cliniche private, dove coi soldi si apre ogni porta.

Mi chiedo quanti lavorino sia nel pubblico, facendo gli obiettori, sia nel privato, dimenticandosi di esserlo.

Tanti, ci scommetto, tantissimi.

E allora, siccome i soldi girano le viti del mondo, e siccome non si può essere discriminati per la propria religione e non sarebbe lecito escludere gli obiettori dai concorsi ospedalieri, mi verrebbe da proporre, oltre a quanto avanzato dalle 4 ginecologhe della petizione di cui sopra, una riduzione di stipendio per chi non vuole praticare l’aborto.

In fondo, mi sembra equo: lavori di meno, quindi Io, Stato, ti pago di meno. Se ci tieni tanto ai tuoi princìpi religiosi, non ti dispiacerà se questi peseranno sulla busta paga, tanto avrai il cuore più leggero per la tua rettitudine e probità ed il tuo dio ti premierà nella prossima vita. E così la libertà di scelta è garantita anche per te, ma senza che questo vada a gravare solo su chi subisce la tua scelta.

Applicata questa possibilità, di quel 40% di obiettori di coscienza italiani, che al sud Italia sale addirittura al 90% (ovvero da Agrigento potresti dover andare ad abortire a Bari, perché altri ginecologi di turno non obiettori non ce ne sono, oppure manca l'anestesista o l'infermiere, che possono obiettare pure), quanti ne resteranno fedeli ai propri sacrosanti princìpi religiosi?

L’opinione altrui

Quello che penso, ovviamente, e che ho volutamente espresso in maniera un po’ provocatoria, è solo una delle mille facce della questione, parere che si è formato in me sulla base della mia educazione, della mia età, della mia maturità, delle numerose ricerche sull’argomento, della mia esperienza e delle esperienze delle persone che conosco. Non è un pensiero immutabile, sebbene sia abbastanza coerente con la persona che sono e quindi difficilmente cambierà in maniera troppo radicale. Dal momento, però, che per me niente ha più valore del confronto, sarei estremamente felice di ricevere i pareri di tutti coloro che lo desiderano, favorevoli o contrari, per sentire punti di vista che magari mi sfuggono e poterci riflettere su.

Fra i blogger italiani di Steemit ci sono tante figure professionali sanitarie, tanti pensatori, tante donne (ma anche tanti uomini) di tutte le età e dalle esperienze variegate, che sapranno certamente arricchire la discussione in maniera civile e garbata, qualunque sia la propria idea.

Vi aspetto!

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