Ed eccoci arrivati agli ultimi disegni del mio repertorio.
Per chi si fosse perso gli altri, o semplicemente li vorrebbe rivedere, può recuperarli qui e qui.
Ho riservato per questo ultimo post i miei lavori preferiti, quelli per i quali mi sono più impegnata, e che spesso raffigurano un manga che ho tanto amato: Clover delle CLAMP, autrici che amo tanto.
La struttura assolutamente invertita della storia mi ha fatto scervellare per un sacco di tempo, dato che non ti è subito chiaro cosa sta succedendo. Li ho riletti più e più volte per catturarne appieno la magia circolare che li avvolge come una sfera di cristallo che raffigura un altro mondo.
Erano 4 volumetti, ne usciva uno ogni sei mesi.
Vennero pubblicati nel passaggio dalla lira all'euro, così che il primo lo comprai la bellezza di 7 mila lire, una gran cifra all'ora, mentre l’ultimo lo presi per tre euro e cinquanta, che oggi sembrano niente ma in quel momento erano parecchio.
Il gioco sapiente di luci e ombre, l’uso degli spazi pieni e vuoti che le autrici fanno, alternando campi bianchi e neri, uniti ai loro meravigliosi disegni hanno creato una magia tale che nella mia testa riuscivo quasi a sentire la melodia dolce e sensuale ma triste della canzone che Su e Olhua cantavano insieme.
La realizzazione di un unico, grande desiderio può davvero valere una vita intera quando la sua intensità è tale da poter distruggere ogni altra cosa.
Ovviamente non può mancare un grande classico come Ranma ½, specialmente in un periodo in cui anche io praticavo arti marziali
(con buona pace de @ilnegro, che mi dirà anche stavolta che non si aspettava nemmeno questa da me… eeeeh, sapessi!).
Mi rincresce non avere foto di tutti i disegni che ho regalato negli anni, magari a persone che oggi sono già da tempo sepolte nel passato della mia vita. Ho potuto recuperare questo, però, che una mia amica d’infanzia tiene ancora esposto nella sua cameretta. Lo vide sul mio diario (disegno in primo piano) e mi chiese di farne uno anche per lei (disegno a figura intera). Ci ha portato fortuna, e siamo ancora qui a condividerlo da amiche.
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Non tutti i disegni, però, appartengono al periodo scolastico: tempo dopo, quando già frequentavo l’università, rinacque in me per pochi mesi il desiderio di realizzare dei lavori e ripresi in mano la matita.
L’adolescenza più cruda era ormai terminata, trascinando via con se la definizione manichea del bianco e del nero.
Ero già una giovane adulta che prendeva dimestichezza con la scala dei grigi della vita e con l’indefinito multisfaccettato che la caratterizza.
I disegni “incompiuti”, lasciati a matita, di quel momento lo testimoniano. Probabilmente sono questi quelli che ancora oggi più amo.
Inutile ribadire, ovviamente, che tutte le foto ritraggono disegni fatti da me e mi appartengono.