Domani è l'8 marzo. E' allora cominciamo a parlare degli uomini!

Vedo l’annuncio sui post dedicati alle donne e parto di testa.

E come chiedere a Cracco di buttare lì una ricetta facile facile o a Roberto Bolle di fare un plier.

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Dai è il campo mio. Giovinezza da collettivo, lavoro internazionale pluriannuale, politica, amministrazione.

E invece non ho nulla da dire. Nulla di significativo intendo, nulla di serio, aulico, strutturato ed esorbitante in termini di contenuto. Perché ho parlato troppo. Troppo su questo argomento e probabilmente un po’ troppo su tutto.

Entro in modalità “vecchia che vuole lasciare in eredità pillole di buon senso ai più giovani”. Dio che orrore di immeritata responsabilità, e soprattutto pericolosissima deriva di delirio di onnipotenza dalla quale rischierei di liberarmi solo con un poderoso: “Pussa via sgorbio”. Per citare Woody Allen.

E allora mi getto sul ridicolo e sull’ironico. Senza pretese, né eccessi.

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Non si può parlare delle donne. Sarebbe come parlare della mozzarella. Quelli di Andria sputano sulle bufale di Mondragone, perché l’elasticità pulita delle loro mozzarelle di vacca non ha l’eguale. E in effetti sono due universi incomparabili, due vertigini di piacere fuori standard che non si possono mettere a paragone.

Così le donne.

La categoria comprende esemplari come me, che vedo il mondo da 162 cm di altezza con una voce da contralto profondo, e, tanto per dire la prima che mi viene in mente, Charlize Theron, sulla quale non devo aggiungere altro. Eppure siamo donne entrambe, abbiamo qualcosa che ci accomuna.

E allora, per non disperdermi in vorticosi ragionamenti, parto da un punto inconfutabile.

Sulle donne si è prodotto un senso comune immenso. Una vera e propria narrazione pop infarcita di idiozie, ma anche di piccole verità, di elementi che andrebbero scremati dagli orpelli machisti e ricondotti ad analisi più serie.
Ne prenderò in considerazione qualcuno.

Le donne sono tutte zoccole. Falso. Le donne hanno un fresco e a volte incontenibile appetito sessuale e hanno il pieno diritto di esercitare la libertà di caccia nei limiti stabiliti dal buon senso e dalla legge. Spesso l’aver perso il ruolo di cacciatore esclusivo, mette i signori in una posizione di disagio dalla quale cercano di venire fuori con la classe indiscutibile di questo assunto.

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Le donne sono uterine. Vero. Tutte le donne hanno l’utero, salvo gravi malformazioni, e se, con una metonimia imperfetta, con la parte utero si fa riferimento al tutto ciclo riproduttivo, è vero che, in alcune circostanze, le altalene ormonali influenzino la qualità dell’umore nelle donne.

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Le donne sono competitive tra loro. Vero in parte. Le donne sono competitive, punto. Lo sono anche con gli uomini. Ma, a differenza della maggior parte degli uomini, sviluppano meno lo spirito di branco, o, se vogliamo salire di tono, la cultura goliardica da spogliatoio o da circolo inglese. Per cui può capitare che dove due uomini fanno finta di fare squadra, due donne si mordano senza pietà.

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Le donne sono multitasking. Falso. Le donne sono costrette ad essere multitasking, perché vivono per lo più in ruoli ascritti, all’interno dei quali caricare la lavastoviglie si deve poter conciliare con il risolvere un problema di lavoro infilando il cellulare in tasca, mettendo gli auricolari e cercando di ridurre al minimo il tintinnio dei bicchieri. Ed è certamente vero che lo sforzo di riuscire a chiudere i cerchi del dialogo tra le diverse sfere della vita, può portarle a truccarsi al semaforo mentre spiegano al bambino seduto sul sedile di dietro come si coniuga il passato remoto del verbo andare.

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Dopo la menopausa le donne non sono più tali. Gesù, senz’altro su questo aspetto la natura è stata assai scorbutica e ha decretato che essere femmine coincidesse senza scarti con essere fertili. Hai voglia a dire che con un po’ di integratori, tanta acqua e tanto movimento è più o meno lo stesso che a 35. Non è vero. Ma le statistiche ci dicono che la percentuale di divorzi dopo i 50 anni è in crescita vertiginosa. Perché? Perché usciti di casa i figli, ci si guarda negli occhi e magari…anche no! Si gioca una partita nuova. La pelle magari ti si drappeggia sul viso, ma ti puoi fare dei regali di gioia e di libertà impensabili a 30 anni. Non è sentirsi giovani dentro, espressione che aborro, è solo godersi una nuova frontiera di umanità.

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Mi piace rendere omaggio a una data usurata, quella dell'8 marzo. Cene, mimose e piccole attenzioni per le vostre e nostre donne. L’8 marzo è diventata una data dolce, mentre evoca una storia violentissima. Non solo la storia delle repressione o degli incendi delle fabbriche tessili americane, ma anche la storia delle donne kamikaze che si facevano calpestare dai cavalli, delle donne rinchiuse in celle grandi come ascensori, delle donne violentate per disprezzo. Delle donne umiliate dal dover tenere nascoste le loro meravigliose doti di creatività, ingegno, competitività sportiva.
E per esprimere a pieno il mio rispetto per questa data, vorrei confutare un’ultima affermazione sulle donne.

Le donne sono vittime. Falso. Le donne non sono vittime, le donne sono libere e, per questo, molti uomini non riescono a non essere violenti.

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E quindi, per chiudere i miei pensieri, mi piacerebbe moltissimo se anche grazie a questo strumento, il nostro ampio e ricco confronto di opinioni nella community di Steempostitalia, potessimo aprire un occhio che nell'opinione pubblica è assai appannato. Perchè sulle donne e delle donne si parla tantissimo, sovente anche a sproposito. Termini come femminicidio hanno ormai raggiunto anche gli uditori più torpidi. E allora la domanda sorge spontanea:

MA QUALCUNO NON DOVREBBE COMINCIARE A PARLARE DEGLI UOMINI?

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