Figura bestiale

Il ricordo di questo fatto che vi sto per raccontare risale ad oltre 30 anni fa, quando in occasione della gita scolastica di V° superiore ci recammo una settimana a Parigi, nella mitica capitale francese. Vi assicuro, anche perché posso vantare almeno una quindicina di testimoni diretti ed un'altra quarantina di testimoni strettamente al corrente di questo fatto, che quello che vi racconterò, pur potendo sembrare strano ed assurdo, corrisponde fedelmente alla realtà, che a volte supera la fantasia, in quanto a scherzi che può giocare, ma veniamo subito ai fatti.

Ambientazione

Come ho detto poco sopra, siamo a Parigi, il terzo o quarto giorno della nostra settimana di gita scolastica (sì, abbiamo fatto una settimana tonda tonda di gita di V° a Parigi, tanti tanti anni fa, invidia ehhhh???), e purtroppo io ero letteralmente a pezzi, e stavo soffrendo di uno di quei mali che almeno una volta nella vita penso ognuno di noi abbia patito, e cioè le pene dell'amore.
Una mia compagna di classe, alla quale stavo facendo il filo da diverso tempo, si era messa insieme ad un altro mio compagno di classe, proprio quel giorno stesso, e stavano limonando poco distante dal pullman, ed io ero spettatore impotente della mia disfatta, volevo scappare, tornare a casa, fare tutto tranne che essere in quel pullman, dove entro pochi minuti sarebbe risaliti i due novelli fidanzatini. Non c'era verso, non avevo voglia di niente, mi faceva schifo il mondo intero, stavo malissimo, e non c'era nulla che potessi fare per alleviare la mia pena, né io, né tanto meno i miei più fidati compagni, che in tutti i modi stavano cercando di farmi uscire dal tunnel dell'oblio e della disperazione che avevo imboccato.
Insistevano da matti affinché andassi a comprare una frusta da venditori ambulanti che gironzolavano vicino al pullman, perché mi dicevano che era bello schioccare la frusta, che ci si divertiva, che avremmo contrattato con i tunisini per tirare sul costo della frusta. Preso dalla paranoia, decisi di assecondarli, e con la cifra di 20 franchi francesi acquistai la mia potente frusta in puzzolente pelle marrone (non si poteva tenere al chiuso, odorava di un tanfo insopportabile, ma l'avrei lavata a dovere nell'ostello dove eravamo ospitati, e poi eravamo giovani, che problema c'era, in fondo??).
Era veramente un gran bell'attrezzo, tutto sapientemente annodato, lungo circa 3 metri, con una punta sottile e flessibilissima, e schioccava che era un piacere, una volta che si era capito il meccanismo per ottenere il caratteristico secco suono.

Colpo di scena

Quindi, dopo aver passato qualche minuto ad azionare come un forsennato la "famosa" frusta, risalii sul pullman dall'entrata anteriore, quella all'altezza dell'autista, e mi girai verso il tunnel centrale: in fondo al tunnel, appoggiato con i gomiti sulla penultima fila di sedili, c'era Federico (i nomi sono tutti di fantasia), che parlava con le 5 persone sedute nell'ultima fila.
L'occasione è risaputo che fa l'uomo ladro, ed era troppo ghiotta l'opportunità di fare uno scherzetto al mio amico, che era anche quello che in classe formava, insieme al sottoscritto e ad altri 2 "ottimi elementi", il quartetto più scannato della nostra V° Superiore.
Mi incamminai squatto squatto verso il mio amico, non prima di aver riavvolto la frusta con 4/5 giri stretti, e la afferrai al contrario, in modo tale che la nerboruta ed intrecciata impugnatura, estremamente assomigliante ad un fallo umano, fosse saldamente nelle mie mani, pronta per essere "piazzata" proprio là, nel forellino dove non batte il sole dell'ignaro Federico.
Con questi insani propositi, legittimati dalla grande quantità di scherzi che reciprocamente ci eravamo sempre fatti, in un attimo ero praticamente alle sue spalle, la moquette aveva ottimamente cammuffato la mia camminata verso lui, e con gli ultimi 3 balzi praticamente lo affiancai e gli misi la punta della frusta precisa precisa all'indirizzo che mi ero prefissato, pronunciando le parole che in seguito divenne mitiche e di pubblico dominio:
"Ah Ah Ah, ocio alla frusta!!!!!!", e continuando a sogghignare, guardai l'ultima fila di sedili del pullman, per vedere l'espressione facciale dei miei compagni e ridere con loro per lo scherzo appena fatto, c'era Michele, Giulio, Federico, FEDERICO ?!?!?!?!?! Ma se Federico era lì, CHI CAZZO C'ERA AL SUO POSTO?!?!?!?!?

Terribile scoperta

Ma chi c'era allora al posto di Federico???? Dai, pensai, sarà sicuramente un altro ragazzo che non ho riconosciuto, c'era della penombra perché nel frattempo era giunta la sera, mi scuso e finisce tutto qui, invece, nel lento movimento rotatorio verso sinistra, dopo qualche istante di suspence, vedo che anche il misterioso personaggio stava girando la testa in senso opposto verso di me, e scoprii con mio sommo stupore che si trattava del mio PROFESSORE DI MATEMATICA, nonché Membro Interno della Commissione dei nostri prossimi esami di maturità!!!!!

"Nooooooo, cazzoooooooo, noooooooo, non è possibile, non posso aver fatto una cappella del genere, noooooooo!!!!!" urlai mentalmente, e cercavo disperatamente di parlare, e soprattutto di scusarmi, ma mi uscivano dalla bocca solo piccoli monosillabi praticamente incomprensibili da quanto bassi fossero d'intensità, avrei voluto sprofondare nelle viscere della terra, seppillirmi sotto terra, nascondermi negli spazi più infiniti, ridurmi alla dimensione di un atomo, tutto tranne che essere lì in quel momento, speravo che fosse tutto uno scherzo invece era successo sul serio, avevo fatto una super cazzata, e non c'era modo di rimediare, Fantozzi al mio confronto mi sembrava Superman!!

Mentre cercavo di scusarmi, lentamente mi stavo accartocciando su me stesso, per farmi più piccolo ed appellarmi alla clemenza della corte, e diedi un ultimo disperato sguardo ai miei compagni, e la visione non mi rincuorò: uno aveva la mano sulla fronte, uno sulle tempie, uno la testa tra le gambe, un altro guardava in aria, erano dei tentativi collettivi per frenare le risate fragorose che sarebbe scoppiate di lì a poco, come il professore avesse abbandonato quella postazione.

Trascorsero circa 5 minuti, che mi sembrarono 5 anni da quanto lentamente trascorsero, non ricordo esattamente cosa mi passò per la testa in quell'intervallo di tempo, ma come il professore si allontanò, scoppiò un putiferio assordante, ed i miei compagni si piegarono dalle risate, coinvolgendomi in tutto quel casino che stavano facendo, e ripercorremmo insieme quello che era successo poco prima, la famosa deflorazione del professore di matematica.

Qualcuno aveva capito che stava per succedere qualcosa di strano, che c'era una gaffe in atto, ma non disse niente, per gustarsi tutto quello che sarebbe capitato, io arrivai come accennato come un falco alle spalle del professore, e dopo averlo sollevato di una decina di centimetri (praticamente in punta di piedi) in seguito alla forza della spinta della mia azione ed aver pronunciato la celeberrima frase "Ocio alla Frusta!!", al professore passò un lampo negli occhi per un istante, e poi riprese con la sua proverbiale flemma a parlare con i miei compagni probabilmente aveva afferrato al volo l'equivoco di cui era stato involontario protagonista, ed la conclusione finale a cui giunsimo furono 2, o aveva capito cosa fosse successo oppure gli era piaciuto, in entrambi i casi mi era andata di lusso, perché era il solo professore, tra i 4 che ci avevano accompagnato in gita, che poteva prenderla in quella maniera così scanzonata.

Il nostro professore di matematica, che faceva anche da Cicerone con il microfono, mentre percorrevamo le strade dell'incantevole capitale francese, per tutto il resto della settimana, quando terminava i suoi interventi, c'era sempre un buontempone che sul pullman si alzava in piedi e diceva:

"Prof, Prof!!"

"Dimmi caro"

"Mi raccomando, Ocio alla frusta!!!"

E lui, reggendo perfettamente il gioco "SEMPRE!!!!"

Immagine gratuita presa da Pixabay

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