SELENYA: L’OMBRA DI SVADHISTHANA Capitolo 10 - MAGIA

MAGIA

18B323B6-F870-4B10-8FF0-3F5154B8AA7E.jpeg


the six shadows of the moon
(dettaglio)


2  0  1  9
watercolor on paper
armandosodano



Partirono tre giorni dopo, alle prime luci dell’alba. Il profetico inchiostro, al sicuro nella boccetta, era stato affidato a Vaila, che l’aveva riposto in una tasca interna della veste. Il seme di vetro, invece, era ben nascosto tra le pieghe dell’abito di Arvinda, protetto dai suoi seni e vicino al cuore, dove emetteva un rassicurante tepore, come se Ravi fosse sempre con lei. Amanti e familiari si scambiarono gli ultimi, accorati saluti e Avati prese da parte Kiran, consegnandogli una lettera.
“Troverete la mia amica nella città di Kas, dove gestisce una casa di piacere. Lì porta il nome di Bice. Consegnate questa da parte mia e sarete i benvenuti.”
Arrivarono al più vicino avamposto di confine nel pomeriggio del secondo giorno di viaggio. Giunti in vista del confine, Arvinda si portò a capo del loro piccolo convoglio e i due giovani si coprirono il volto con i mantelli. Avevano deciso che un primo tentativo di approccio l’avrebbe fatto la ragazza, mostrando il sigillo reale di Svadhisthana e presentandosi come ambasciatrice presso il nuovo Eccelso, accompagnata da due uomini di scorta. Ogni argomento si dimostrò, peraltro, vano. Le guardie kasihane furono inflessibili: avevano ordini precisi di non accogliere nessuno nel Regno e fino a nuovo ordine l’Eccelso non avrebbe ricevuto alcuna ambasceria.
Simile sfortuna ebbe Kiran la mattina successiva, quando si presentò a piedi al confine, come studente della Scuola di Correttezza e Retorica impaziente di riprendere gli studi, accompagnato dal proprio segretario personale e da un’ancella velata. Fu bruscamente informato che le lezioni della Scuola erano sospese e non si sapeva quando sarebbero ricominciate. I tre viaggiatori tornarono sui loro passi: Vaila era la loro ultima speranza.

₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪

E201A69C-4098-43DC-8F25-5AF46CD757C5.jpeg
Pixabay

₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪

La coppia di fiori di loto cui era affidato il tempio di confine fu più che lieta di concedere a Vaila l’onore di dirigere la preghiera serale. Fu chiesto chi si fosse presentato in quei giorni per prendere parte alla devozione e si scoprì che tra i questuanti figuravano anche due giovani di Kasiha, conosciutisi e innamoratisi proprio lì al confine. Vaila li convocò per il colloquio di rito. Il giovane kasihano mentì sul non avere alcuna esperienza, mentre lei era veramente vergine. Nessuno dei due era interessato nell’intrattenere rapporti di natura omosessuale, ma, eccitati e intrigati dall’essere ammessi a partecipare ad un “perverso” rito svadhisthano, accettarono di buon grado che Vaila si unisse a loro per guidarli, purché riservasse le proprie attenzioni a lei. Erano esattamente ciò di cui Vaila aveva bisogno e furono invitati a tornare per il rito serale.
Tra gli altri devoti in attesa, Kiran scelse per sé una distinta signora, confermando la propria predilezione per le donne mature. Arvinda non avrebbe partecipato al rito. Non era pronta a vivere così nettamente la propria separazione da Ravi e, in ogni caso, la sua presenza sull’altare avrebbe con ogni probabilità distratto Vaila oltre misura.
Nel pomeriggio, Vaila si ritirò in meditazione, per esplorare il confine con la mente e focalizzarsi sulla forma che avrebbe dovuto dare alla magia di quella notte. Tornato dai compagni, diede loro la cattiva notizia: le mura di confine erano spesse, la sorveglianza attenta e sull’altro versante c’era solo terreno aperto per molte miglia. La magia che la devozione serale avrebbe generato sarebbe stata notevole, ma non sufficiente a celare tutti e tre per tutto il tempo necessario. I gemelli accettarono il responso di Vaila con rassegnazione. Kiran consegnò a Vaila la lettera di Avati, riferendogli quelle che erano state le concise indicazioni della donna, e gli spiegò come trovare il proprio Maestro a Si. Come già in precedenza deciso, il seme restò ad Arvinda: ciò che era necessario portare al Gran Zunika era solo la profezia. I gemelli avrebbero mandato un messaggio ai Diarchi in mattinata, per informarli dell'accaduto e chiedere nuove istruzioni, ma in ogni caso non avrebbero lasciato il villaggio prima di cinque giorni.
Venne l’ora della preghiera e i ragazzi si avviarono all’altare. Prima che Vaila uscisse dalla stanza, Arvinda lo trattenne un attimo e gli sorrise: “Grazie, Vaila. Buona fortuna.” Vaila ebbe un attimo di esitazione, ma rispose al sorriso.

₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪

B7A4BEE6-4A9D-453B-AA40-CEFD47192DA6.jpeg
Pixabay

₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪

L’altare altro non era che una grande stanza circolare con pareti a roccia viva posta al centro del tempio. La superficie della stanza era quasi interamente ricoperta di drappi e cuscini di ogni dimensione. Al centro, una pedana leggermente rialzata faceva da contraltare a una replica del kundala, sempre in roccia, che scendeva dal centro della cupola. Qui Vaila accolse i partecipanti al rito, nudo, in ginocchio e poggiato sui talloni, schiena eretta, gambe divaricate e mani a riposo sulle cosce. Le tre coppie si disposero attorno a lui imitandone la postura.
Amanti, venite alla devozione liberi da ogni costrizione?” “Sì,” risposero in coro.
“Siete aperti all’Amore, ad amare ed essere amati?” “Sì.”
“Vivete in grazia di Kundalini Kama e avete adempiuto alle abluzioni di rito?” “Sì.”
“Spogliatevi, dunque, e offritevi all’Amore.”
I sei non se lo fecero ripetere due volte e, aiutandosi l’uno con l’altra, tra risatine, baci e carezze rubate, furono presto nudi al cospetto di Dio e del suo sacerdote. Vaila chiuse gli occhi e iniziò a salmodiare, un canto lento e sensuale, che invitava a toccarsi, assaggiarsi, eccitarsi a vicenda. Le donne immediatamente scesero a onorare la virilità dei propri compagni, fino a che questi ultimi non furono completamente eretti e vicini all’apice del godimento. A quel punto toccò a loro indurre le compagne al piacere, finché non furono madide e ansimanti. Più l’eccitazione saliva e i respiri si facevano pesanti, più l’aria acquisiva una sempre più intensa tinta arancio, mentre una calda corrente di potere iniziava a fluire verso il kundala.
Vaila iniziò da subito a dirigere la magia generatasi verso sé stesso, iniziando lentamente a emanare la stessa luce, simbolo della divinità. Anche il suo membro reagiva all’elettricità erotica che permeava la stanza, divenendo presto eretto e pulsante quanto gli altri. Estese il proprio cuore e la propria mente fino a toccare quelli degli altri, seguendo l’energia che li attraversava e li collegava tutti. La cantilena di Vaila cambiò, aumentando il ritmo ed il suo richiamo verso i devoti. Quando il giovane kasihano penetrò dolcemente la sua compagna per la prima volta, una bolla di energia più intesa illuminò quasi a giorno la stanza, mentre la ragazza emetteva un flebile grido alla perdita della propria infantile innocenza, che presto si mutò in mugolii di piacere.
Vaila lasciò che i due kasihani trovassero il proprio ritmo e la propria intimità prima di unirsi a loro, ma quando fu il momento discese dalla pedana e, tra carezze e incoraggiamenti introdusse loro a diverse posizioni e più intriganti sfumature di piacere. Dopo alcuni orgasmi di lei e uno del giovane, guidò la donna a cavalcioni della rinnovata erezione del suo amato e, da dietro, iniziò a blandirle l’altro orifizio. Fu quasi sorpreso di quanto fosse già pronta a riceverlo e pochi minuti dopo la penetrò a sua volta, sentendosi stringere e avvolgere dal suo calore ogni centimetro e percependo il compagno che ancora la possedeva al di là della leggera membrana che li divideva. Immerso come già era all'energia generata dagli amplessi della stanza, l’intimo contatto fu sufficiente a portare Vaila ad una completa immersione nei cuori e nelle menti dei suoi amanti. Mentre si univa a loro in sacro amplesso, vide la loro Kasiha, i villaggi natali, la loro infanzia, le strade caotiche di Ha, il porto di Si, le strade che collegavano tra loro le città e la città al confine… tutto ciò di cui aveva bisogno per muoversi con agio nel Paese. Insieme, raggiunsero nuovamente la vetta del piacere e, nella discesa, Vaila li lasciò nuovamente in due, a godersi la calma dopo la tempesta.

Per Vaila, che brillava ormai intensamente di magia divina e iniziava a sentirne il peso, era giunto il momento di partire. Recuperò veste e sacca da un angolo della stanza e si allontanò dall’altare. Sulla porta del tempio, prima che alcuno potesse vederlo nella notte silenziosa che era scesa sul villaggio, chiuse nuovamente gli occhi e concentrò tutto se stesso sulla magia che inondava ogni fibra del suo essere, affinché la magia penetrasse ancor più profondamente nel suo intimo e ogni cellula del suo corpo iniziasse a vibrare sempre più velocemente, fino a che, riaprendo gli occhi, non vide alcuna differenza tra il proprio corpo e l’aria circostante, divenendo invisibile all’occhio umano. Consapevole del poco tempo a propria disposizione e della lunga strada da percorrere, corse al confine.
Avvicinatosi al muro, vi appoggiò contro la mano, invisibile ma ancora ben solida, e chiusa un’altra volta gli occhi, pregando con tutto se stesso che ciò che intendeva fare fosse possibile. Ritrovò dentro di sé la calda magia arancio e lasciò che si espandesse nuovamente lungo tutto il suo corpo, visualizzandosi aria, invisibile e impercettibile. Per un attimo pensò che non funzionasse, poi lentamente la sua mano iniziò ad attraversare il muro. Si sforzò di non affrettare il processo e, centimetro dopo centimetro, fu all’interno del muro. Il minuti necessari ad uscirne furono i più lunghi e terrificanti della sua vita, ma infine Vaila fu dall’altro lato, a Kasiha. Tirò un impercettibile sospiro disollievo e si guardò intorno: niente ronda dal lato kasihano, a nessuno interessava impedire che la gente uscisse.
Vaila era esausto, dopo aver impiegato tutte le sue forze per dirigere il rituale e indirizzarne la magia, ma ancora qualche scintilla di potere lo animava. Controllò di essere ancora invisibile ad occhio umano e iniziò a correre verso l’orizzonte, verso Si, ma soprattutto lontano dagli occhi delle guardie. Ad Ha avrebbe trovato rifugio, riposo e ristoro dal Maestro di Kiran, poi si sarebbe diretto ad Ha, da Bice e dal Gran Zunika.


8CD26366-00D1-4F00-B2B5-6B724F6FA56C.jpeg


Selenya: Le sei Ombre della Luna


Le Sei ombre della Luna
@armandosodano

Un romanzo fantasy a puntate scritto da @mirkon86, @coccodema, @gianluccio, @acquarius30, @kork75 e @imcesca.
Per recuperare i capitoli precedenti e rimanere aggiornato sulle nuove pubblicazioni, segui il profilo ufficiale di @selenya

🔸

Cap. 1: Prologo pt. I
Cap. 2: Prologo pt II
Cap. 3: Risveglio
Cap. 4: Adulta
Cap. 5: Kama
Cap. 6: Amplesso
Cap. 7: Vaila
Cap. 8: Seme
Cap. 9: Viaggio

H2
H3
H4
3 columns
2 columns
1 column
2 Comments
Ecency