Una Luna rosso Sangue - Pt.4 Sussurri nel Vento

Il ciclo di luna successivo a quella di Sangue portava, di solito, una ventata di frescura sulle terre secche e afose di Tlicalhua.

Cominciava la stagione delle piogge che avrebbe reso i campi delle Colline di nuovo fertili e gli abitanti del loro clan di nuovo laboriosi. Il Clan delle Colline preferiva non mischiarsi col resto del regno negli affari di guerra, di sterminio o di schiavismo; si limitava a coltivare il proprio orticello e veniva lasciato in pace, perché non può esistere nessun esercito senza un congruo rifornimento di vettovaglie.


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Ricoh era nato a Tzacualli, la più grande città del Clan delle Colline, lontano dal clamore e dal caos della Capitale.

"Quest'arsura e questa siccità non sono normali" pensò tra sé e sé, asciugandosi il sudore dalla fronte col dorso della mano. Il sole batteva spietato sulle strade polverose della capitale, persino i bambini avevano smesso di giocare e le persone si accalcavano sotto ogni spiraglio di ombra presente sulla strada.

Egli era un uomo di mezz’età; portava i capelli corti, era ben rasato e ben vestito. Faceva parte della nobiltà: più che dai vestiti che indossava, si poteva intuire dalla circonferenza poderosa della sua pancia e dalle guance paffute che ospitavano sovente i migliori cibi di tutta la capitale. Anche quel giorno, mentre passeggiava ansimando e sudando per la strada maestra de La Fossa, aveva in mano un coscio di agnello che addentava avidamente dopo ogni passo.

Ricoh era abbastanza soddisfatto della recente svolta che aveva preso la sua vita.

Da dieci anni svolgeva diligentemente il compito di Primo Scrivano dell’Avatar; e per nove cicli completi di luna e undici mesi aveva pensato che, nonostante i fregi e le riverenze che riceveva dagli altri nobili, il suo lavoro fosse di poco migliore rispetto alle tipiche mansioni di uno schiavo.

Il precedente Avatar era il capo del Clan dell’Altopiano: un ex brigante, che aveva fatto della razzia e dello stupro la sua ragione d’esistenza. Era un guerriero abilissimo, ma gli Avatar avevano sempre avuto un'aspettativa di vita molto bassa.

“Il potere di Dragath-Xhul consuma l’anima” recitavano i saggi; e l’ultimo anno la paura di morire aveva reso ancora più terribili le esplosioni d’ira e le richieste assurde del semi-dio. Chiedeva almeno una schiava vergine al giorno, che raramente riusciva a superare la notte; frutta e verdura da ogni parte del mondo; l’alcool lo aveva reso perennemente ubriaco mentre lui, il primo Scrivano, doveva far funzionare un intero regno.

Ricoh sospirò, schivando agilmente un carro di spezie dal Clan del Deserto e una donna seguita dai suoi quattro figli.

Sì, la morte di quel brutto ceffo nel giorno del Rito fu una liberazione.

Il problema di questo metodo di selezione è, purtroppo, insito nella sua casualità.

Non si poteva esser certi dell’affiliazione del nuovo Avatar fino alla fine del combattimento. I clan passavano gran parte del tempo a bisticciare tra di loro per un pezzo di deserto... e la nomina di un nuovo Re portava spesso ad un breve periodo di pulizia, durante il quale la testa di ogni membro della corte rischiava di sfilare di fronte all'ingresso della Fossa.

Solitamente in cima ad una picca.

Nei primi giorni del mese di Drag-sul, salì al potere Tlahuil: un mago. Evento senza precedenti per un regno formato in prevalenza da guerrieri. Inoltre, dopo il tramonto della Luna Rossa e la fine dei festeggiamenti, non vi fu mai l’alba della Luna successiva. Da mezzo ciclo il regno del Dragone era illuminato solo dalla luce delle stelle.

“Un presagio di morte e sventura” recitavano i saggi.

Ricoh si chiese perché tutti i saggi di Tlicalhua fossero fissati con la morte e la sfortuna; per il Primo Scrivano il nuovo Avatar era una persona colta e rispettabile. Un uomo con cui poter parlare da pari a pari, con il quale non era necessario fingere rispetto.

Soprattutto, un uomo che aveva ben chiaro come amministrare un regno e che chiedeva poche cose ai suoi consiglieri.

Una di queste, era andare a recuperare le proprie missive segrete.

Ricoh girò l’angolo ed entrò in un vicolo cieco, accanto ad un antico colonnato del vecchio tempio del Dragone.


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Si guardò attorno per essere sicuro che non fosse spiato; poi si avvicinò ad un mattone e sussurrò due veloci parole nel linguaggio della magia. Il mattone scattò in avanti, rivelando al suo interno una piccola pergamena arrotolata; l’uomo la estrasse con cautela e pronunciò una perentoria parola di comando che fece rientrare il mattone al suo posto.

Lesse velocemente il contenuto del messaggio cifrato: nessuno l’avrebbe potuto tradurre a parte lui, ma la sicurezza non era mai troppa:


La Taverna delle Palme a Huaccai non sembra sia stata compromessa. Ho seguito i due uomini che mi hai indicato: il primo è pulito. Il secondo non è chi ci vuole far credere. Dice di essere un umile contadino, ma non ha calli sulle mani. L’ho seguito fino a casa e l’ho osservato per una notte: un uomo dai capelli castani ed un tatuaggio sulla spalla è entrato e uscito dopo pochi minuti; aveva l’accento di Kasiha. Ho pedinato anche lui, so dove abita.

Attendo ulteriori ordini,

N.


Ricoh ripeté mentalmente il messaggio e, dopo essersi assicurato di averlo memorizzato, bruciò la pergamena.

Chissà chi era questo fantomatico N.

Ma come recitavano i saggi “Scoperchiare i sepolcri porta ad una veloce dipartita”.

L’uomo si allontanò borbottando tra sé e sé.

La settimana dopo, Ricoh si presentò in un vicolo diverso durante la notte; estrasse la pergamena da un nido di formiche, pronunciando una parola magica. Lesse un paio di volte il messaggio:


L’obiettivo è stato sistemato e le autorità sono state informate. Sembrerà un incidente, come mi avevi chiesto. Ho cambiato città e rifugio, ora sono a Tzacualli. Le Odalische della gilda offrono interessanti pettegolezzi. Pare che dalla sparizione della Luna il Tempio abbia triplicato le offerte sperando che Dragath-Xhul riporti la “Luce nella notte”. Quanto meno in questo clan non vengono fatti sacrifici umani. Le persone sono ansiose e diffidenti, non riescono a spiegare quello che sta succedendo. Alcuni pensano che uno dei regni limitrofi stia preparando un attacco, e che abbia nascosto la luna a Tlicalhua usando complicati incantesimi. Altri pensano che sia l’inizio della fine del mondo. Il locandiere de “La quarta casa” è sicuro che l’ascesa al potere di un Mago come Avatar abbia scatenato le ire del dio. Dicerie a parte, la levatrice ed il contabile sono puliti.

Attendo ordini,

N.


Ricoh bruciò la pergamena; così il famigerato "N" era a Tzacualli, la sua città natale. Conosceva il locandiere, era un brav'uomo. Ne avrebbe parlato con l'Avatar chiedendogli di risparmiargli la vita.

L'uomo alzò lo sguardo: le stelle sembravano più luminose, ora che non c'era più alcuna luna ad illuminare il cielo. Lo trovava romantico, mentre la maggior parte del regno non sapeva sotto quale pietra nascondersi.

Nonostante tutto l'Avatar non sembrava preoccupato, cosa che rendeva anche lui abbastanza tranquillo.

La settimana successiva, sempre di notte, Ricoh visitò un nuovo vicolo e ne estrasse una nuova pergamena... stavolta però la lettura lo rese pallido in viso e gli fece cadere di mano il torsolo di mela che stava avidamente divorando.

La grafia della lettera era diversa dal solito, ed il messaggio non era cifrato. Fu il suo contenuto, comunque, che lo fece tremare e sudare freddo.


Non muoverti; ti stiamo osservando mentre stai leggendo questo messaggio e le nostre balestre sono puntate sulla tua schiena. Non ti sarà fatto alcun male se farai esattamente quello che ti chiediamo. Dai fuoco al messaggio e torna dall'Avatar. Riferiscigli questo:

Il clan del deserto sta muovendo i suoi maghi per cingere d'assedio la Fossa, insieme ai cavalieri delle montagne. Hanno una spia all'interno della corte: Ferhul, mago e ambasciatore dell'accademia dell'Aria. Va eliminato, istantaneamente.

Non dirgli niente di più, niente di meno. Sapremo se ci stai mentendo e sarà l'ultima cosa che farai nella tua vita.

Ti teniamo d'occhio.


Ricoh non era uno sprovveduto. Aveva cara la propria vita abbastanza da non fare niente di avventato, ma sapeva che mentire all'Avatar era punibile con la morte. La situazione era disperata, di quelle che lui odiava e che gli facevano rimpiangere amaramente la vita sulle colline.

Mentre dava fuoco al messaggio, mosse le dita e le labbra negli intricati gesti di un incantesimo, cercando di farsi notare il meno possibile; trattenne il respiro aspettandosi da un momento all'altro un dardo nelle scapole.

Ma udì solo il fischio del vento.

Selenya: le sei Ombre della Luna

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La luna rossa di Tlicalhua by @gianluccio
Capitolo 1: Il colpo
Capitolo 2: La prigionia
Capitolo 3: L'accordo
Capitolo 4: Sussurri nel Vento

La luna blu di Kasiha by @kork75
Capitolo 1: Un anno prima
Capitolo 2: L'osteria il corallo blu
Capitolo 3: Il confine

La Luna bianca di Alfhild by @acquarius30
Capitolo 1: Concentrazione e addestramento


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