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"Inquisizione Michelangelo", recensione

Siamo nel 1542, a Roma. Michelangelo Buonarroti è abbastanza in là con gli anni, provato fisicamente e moralmente da tanti decenni di duro lavoro e deluso dalla corruzione dilagante nella Chiesa di Roma, dalla mancanza di spiritualità e dai soprusi perpetrati da molti ecclesiastici. Nonostante abbia già sessantasette anni, è incaricato di completare la tomba di Giulio II . Le sue fatiche sembrano non aver mai fine.
Ma l'artista non è pago di questa vita ed è alla ricerca di qualcosa di più alto. Per questo, grazie all'amicizia con l'affascinante nobildonna Vittoria Colonna, comincia a frequentare la cosiddetta "setta degli Spirituali che fa capo al cardinale Reginald Pole e che si ripromette di riportare la Chiesa ad una fede scevra dal materialismo e gli interessi mondani.
Ma il cardinale Gian Pietro Carafa, capo del Sant'Uffizio, è di ben altra opinione e, tramite il capo dei birri, Vittorio Corsini, incaricherà la ricca cortigiana Imperia di far seguire Vittoria e Michelangelo.
La giovane Malasorte, ladra e bellissima, si occuperà materialmente della faccenda.
Ma Michelangelo la coglie in fallo e, inaspettatamente, fa amicizia con lei. La quale, però, si è innamorata, ricambiata, di Vittorio Corsini.
Le vicende si intrecciano appassionanti e con colpi di scena. Michelangelo, il genio, appare qui come un uomo sensibile, alla ricerca della spiritualità, ricco di sentimenti.
Il tutto è inserito in una accurata ricostruzione storica che rende il romanzo davvero pregevole.
Consigliatissimo.

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