Torna ancora una volta il vicequestore Rocco Schiavone, sempre ruvido e per nulla cerimonioso, spesso decisamente fuori dalle righe. Non è politicamente corretto, fuma, ha uno stile di vita discutibile, eppure è un grande personaggio.
Lo ritroviamo ad Aosta, ormai diventata la sua seconda città. Roma è sempre più lontana, soprattutto mentalmente.
Quello che doveva essere un esilio sta diventando una scelta in una vita che non è più la stessa, senza Marina (che compare sempre meno spesso) e con pochi residui del tempo passato.
L'attenzione del lettore viene portata sul casinò di Saint Vincent, un luogo dove le persone tentano la fortuna e prevalentemente perdono. Cosa questa che non li spinge a smettere di giocare, tutt'altro e si profila così un sottobosco di strozzini e di persone che sono pronte a sfruttare questa debolezza.
Il romanzo inizia con il ritrovamento del cadavere di Romano Favre, ex dipendente del casinò, pensionato e apparentemente senza scheletri nell'armadio.
L'indagine appare complessa, ma Schiavone, insieme ai suoi fedeli collaboratori, riuscirà a venirne a capo usando i suoi metodi non sempre ortodossi, ma ricchi di intuizioni felici.
Si parla, tra l'altro, di ludopatia e, ad esserne toccati, sono personaggi davvero ben delineati : uno è Italo, braccio destro di Schiavone, mentre l'altra è la bella Cecilia, madre assai poco presente del giovanissimo Gabriele, vicino di casa del vicequestore.
Una trama ad alta tensione, con un finale aperto verso nuove vicende di Rocco Schiavone.
Consigliato.