Dieci di questi anni: il giro del mondo in barca a vela

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All'uscita del golfo di La Spezia

In rotta verso un nuovo anno, dal numero che suona così promettente - 2018 - e immacolato, ho provato a immaginarmi in dieci anni a questa parte.
Io ho un progetto a cui tengo molto, da realizzare intorno a quella data, per i miei quarant'anni. Si tratta di autocostruire, o anche solo di allestire, una barca a vela e prepararla per un giro del mondo. Grandioso, vero?!

Io e la vela

Quella della vela è per me una passione ormai matura, pur essendo nata in maniera quasi casuale.
"Perché quest'estate non mandiamo i ragazzi a fare un corso di vela?" disse la mamma di un mio compagno delle scuole medie alla mia, che deve aver risposto: "perché no...".
Così arrivammo in una scuola di vela e iniziammo a imparare da zero.
Avevo quattordici anni, allora, e dopo quel corso non ci fu estate in cui non passai un po' di tempo sopra una barca.
Ho fatto tanti corsi, su derive e cabinati, finché un bel giorno i miei genitori pensarano bene che, avendo seguito tutta quella preparazione, fossi pronto per prendere il comando di una barca in affitto e diventare il loro personale skipper.

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Agosto 2014: crociera nell'arcipelago toscano

Grazie alla fiducia (e anche un po' di incoscienza) dei miei genitori ebbi la possibilità di imparare davvero tanto. Fintanto che frequenti un corso sei sempre sotto la supervisione un istruttore; quando prendi il timone e sei l'unico a sapere come uscire dal porto e ritornare tutto intero, allora la questione è diversa.
Grazie al cielo, tutte le volte che ho portato persone in barca a vela (anche persone che come i miei genitori non avevano mai messo piede in barca) non ho mai avuto incidenti.

Un'altra ottima possibilità di apprendimento è quella di fare da aiuto-skipper. Come quando ho trovato una skipper che portava turisti in giro per le isole Cicladi, alla quale prestai assistenza in cambio di vitto e alloggio. Quando si naviga con chi ha fatto della vela la sua professione, si impara davvero tanto. Un'altra volta ho trovato un annuncio su una rivista nautica per aiutare una coppia a riportare la loro imbarcazione dalla Sardegna a Ostia.

Nel frattampo, la patente nautica ha rappresentato per me un vero e proprio "scoglio": ho dovuto ripetere l'esame tre volte, ma oggi sono contento di essere abilitato al comando di una imbarcazione di lunghezza fino ai 24 metri, a vela e a motore, senza alcun limite dalla costa.

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Il giro del mondo in barca a vela

Normativamente parlando, potrei quindi partire oggi stesso per girare il mondo; praticamente la questione è più complessa. Banalmente, non ho una barca a vela. Inoltre, in termini di esperienza, la traversata più lunga che ho comandato è stata dalla Costa Azzurra alla Corsica. Prima di attraversare l'Oceano Atlantico con la mia famiglia probabilmente sceglierò di farne prima esperienza con qualche skipper "navigato", letteralmente parlando.

Pensate che solitamente ci vogliono due anni di tempo per preparare un giro del mondo in barca a vela.
La difficoltà nasce dal fatto che dovendo restare anche tre o quattro settimane da soli in mezzo ad un oceano (dalle Canarie ai Caraibi si impiega di solito una ventina di giorni) occorre portare in barca ogni singolo pezzo di ricambio di (quasi) ogni singolo elemento della barca: dalla girante della pompa del motore, al moschettone (grillo) della drizza di randa.

La barca a vela è in teoria un modo molto economico di girare il mondo. A meno di non andare a piedi o in bicicletta, è uno dei pochi tipi di viaggio che non richiede l'utilizzo di carburante. Certo, il materiale nautico può essere anche caro, soprattutto nei marina del Mediterraneo, però quando si esce dal porto si inizia a sfruttare l'instabile ma gratuita energia eolica.

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In navigazione dal porto di Genova al marina di Arenzano

Solitamente il giro del mondo in barca a vela segue una precisa rotta. Di solito si naviga verso Ovest perché, a causa del movimento di rotazione terrestre, i venti prevalenti a livello globale spirano da Est verso Ovest. Questo è il caso anche di quei venti definiti costanti e chiamati alisei, che permisero cinquecento anni fa a Cristoforo Colombo di arrivare ai Caraibi.

Dopo i Caraibi, i velisti giramondo solitamente attraversano il canale di Panama. Poi, arrivati nell'oceano Pacifico, fanno rotta verso la Polinesia e, dopo essersi goduti quelle isole senza fretta, puntano verso Singapore (facendo attenzione ai pirati che infestano i tratti di mari del Sud-Est asiatico), attraversano l'Oceano Indiano, arrivano nel Mar Rosso, passano per il Canale di Suez e finalmente fanno ritorno in Mediterraneo. A grandi linee, questa è la rotta più convenzionale e semplice (in quanto non prevede di superare i capi tempestosi di Buona Speranza, Horn, Leeuwin, ovvero di passare a Sud dell'Africa, dell'America Latina e dell'Australia).

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Marzo 2016: arcobaleno di fronte al porto di Genova

E' un progetto ambizioso, ma non impossibile. Da una parte ho già una buona base di preparazione. D'altro canto nei prossimi dieci anni dovrò fare tante azioni concrete perché non resti soltanto un sogno. Per i prossimi dieci anni dovrò costantemente fare passi avanti in quella direzione: dalla preparazione all'attrezzatura.

Un mio proposito per il 2018 è quello di trovare un piccolo cabinato, anche in multiproprietà, e iniziare a navigare il più possibile, così che anche @cryptowife diventi più esperta e @cryptobaby prenda l'abitudine al mare.
Bene, direi che ho un bel proposito concreto per il prossimo anno, in vista di una più grande avventura.

Ne approffitto per augurare a tutti coloro che mi leggono un ottimo 2018 e, se avete dei buoni propositi o nuove avventure in mente per il prossimo/prossimi anno/i, mi piacerebbe se me le raccontaste.

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Tutte le foto di mia proprietà.

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