Sotto la Luna

Racconto già pubblicato in capitoli
Il Sogno La Chiamata L'incontro La Stanza La Scoperta

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Foto di Artie_Navarre da Pixabay

Il sole aveva lasciato l’ultima scia rossa nel cielo e la notte stava lentamente ricoprendo la città quando Maribel indossò una leggera mantella ed uscì nel giardino della sua casa.
Adorava quel momento del giorno, era il solo contatto che poteva avere con la luce del sole senza provare dolore e segnava l’inizio della sua giornata all’aria aperta.

Un amante della letteratura l’avrebbe definita un vampiro, in realtà aveva una rara malattia che le impediva di vivere come tutti gli altri. Era ancora in fasce quando i medici si accorsero di questa sua diversità, all’inizio fu davvero difficile per la sua famiglia gestire la cosa, per non parlare degli studi… Non poteva andare a scuola come gli altri bambini e fu obbligata a studiare da sola a casa. Tutta la sua vita sociale fu spostata nelle ore senza sole, mentre dormiva o faceva attività in casa quando il sole era alto. Se da piccola la cosa le pesava, ora che aveva lasciato la casa dei genitori e si era trasferita in campagna, aveva organizzato la sua vita solitaria trovando, nonostante tutto, una certa pace e serenità.

Maribel sospirò ricordando la sua infanzia, ma il suo viso s’illuminò in un enorme sorriso quando la sua gatta le venne vicino strofinandosi alle sue gambe. Era la sua sola compagnia e, soprattutto nelle notti di luna piena, sembrava che ci fosse qualcosa di umano dietro quegli strani occhi verdi. Moon, così l’aveva chiamata, era la sua famiglia. La prese tra le braccia carezzandole la testa tra le orecchie L’estate è ormai giunta al termine, quando scende il sole si sente l’aria fresca uscire dal bosco e avvolgere la casa. La sollevò portandola vicina al volto e fissandola negli occhi aggiunse Ti manca mai la città Moon? La gatta si divincolò cadendo elegantemente a terra, si allontanò da lei con un miagolio che sembrava tanto un no.

Il resto della notte trascorse come ogni notte precedente, un piccolo pasto sotto la luna, una lunga passeggiata sotto le stelle e alcune ore alla scrivania per completare una traduzione per lo studio notarile per cui lavorava. Si Maribel riusciva a lavorare come ogni altra persona. Lavorava da casa esattamente nello stesso modo in cui da bambina studiava. Le nuove tecnologie l’avevano aiutata molto e, grazie ai pesanti tendaggi messi nelle finestre a casa, riusciva a ricevere clienti o colleghi in orari diurni. L’alba la raggiunse mentre, in cucina, prendeva una tisana di erbe affacciata alla finestra. Era il momento di chiudere tutto e andare a dormire, esattamente come i vampiri!

Stava già dormendo da qualche ora quando sentì una mano che le sfiorava il volto. Aprì gli occhi di scatto sollevandosi sul letto e vide una donna che sorrideva in piedi vicino a lei. Aveva lunghissimi capelli neri striati di rosso e profondi occhi verdi. Osservandola bene aveva gli stessi colori di Moon, il suo gatto. Chi sei? La donna si mise un dito alla bocca facendole segno di fare silenzio e le chiese di seguirla. Maribel scese dal letto e la seguì. Non sembrava la sua casa, o meglio, non riusciva a capire dove fossero, era come se l’ambiente intorno a loro fosse sfuocato e senza una definizione. Poi un dolore al piede, qualcosa le stava bruciando la pelle. Maribel urlò e…

E’ stato solo un sogno! Si guardò il piede, un raggio di sole era riuscito a passare attraverso le tende e le aveva irritato la pelle. Mentre si alzava per chiudere la tenda con lo sguardo cercò Moon… Era acciambellata sul suo letto Tu ne sai qualcosa vero? E senza guardarla, la gatta prese a leccarsi delicatamente una zampa facendo finta di ignorarla.

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Foto di Dariusz Sankowski da Pixabay

Era trascorsa una settimana da quello strano sogno e, nelle notti successive non era mai accaduto di ripeterlo. Moon, la sua gatta, continuava la solita vita di sempre e non erano accaduti episodi che facessero credere a Maribel che quel sogno fosse qualcosa di più di una semplice fantasia.

Il sole era appena tramontato e Maribel si stava godendo la vista degli ultimi raggi che coloravano il cielo quando suonò il telefono. Un lieve brivido di sorpresa la colse, non aspettava chiamate ed era un’ora strana per le chiamate di lavoro. Vide un numero sconosciuto sul display e rispose con un semplice Pronto? e tono interrogativo. Dall’altra parte una voce maschile piuttosto giovanile

Buonasera, mi ha dato il suo numero diretto il responsabile delle traduzioni dello studio in cui lavora. La contatto perché avrei necessità di fare alcune traduzioni di un libro da inviare all’estero. Lavora anche per privati?

Rispose di getto

Certo che sono disponibile! Ma come mai, con tutti i traduttori in città ha scelto proprio me?

Appena terminata la frase si morse la lingua, non avrebbe dovuto mostrare una tale insicurezza al primo contatto.

Credo che sia il caso di parlare di queste cose direttamente a voce. Sarebbe quindi opportuno fissare un incontro.

Il silenzio, Maribel non sapeva come rispondere ed era tentata di rinunciare a tutto, ma la voce dall’altro capo del telefono proseguì

L’incontro dovrà essere svolto obbligatoriamente in orario notturno, per questo abbiamo richiesto lei. Siamo clienti del suo studio da anni e, proprio loro, ci hanno rassicurato del fatto che lei sarebbe potuta essere disponibile a lavorare la notte.

La gioia le riempì il cuore e, con un entusiasmo forse eccessivo, rispose

Certo, non è un problema.

Un sogno, un lavoro da svolgere solo di notte. E soprattutto non da sola.

Benissimo, le invierò una mail con l’indirizzo e le indicazioni per raggiungerci. Se per lei non è un problema ci potremmo vedere domani notte. Avrei una certa urgenza e i miei responsabili...

ACCETTO! Urlò interrompendolo. Una risata spontanea nella cornetta la riportò con i piedi a terra Mi scusi. Volevo dire che va benissimo. Aspetto la sua mail e… ci vediamo domani.

Poche parole di saluto, l’uomo sembrava divertito, ma Maribel era abbastanza imbarazzata per la pessima figura. Appoggiò il telefono sul tavolo e con lo sguardo cercò la gatta.

Moon la nostra grande occasione è arrivata. Domani dobbiamo fare bella figura.

Un miagolio fu l’unica risposta che ottenne.

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Foto di Sammy-Sander da Pixabay

Maribel aveva trascorso tutta la notte a fissare la mail con i dati dell’appuntamento. L’indirizzo era di una casa isolata che si trovava dall’altra parte della città. Dalle immagini che aveva visto su Google Maps, era una specie di castello con intorno un immenso giardino. La mail arrivava da un’associazione senza scopo di lucro che si chiamava “Nel cuore della Notte” ed era semplicemente firmata G.
Aveva provato a fare ricerche sull’associazione, ma non era riuscita a scoprire niente in merito. La pagina web ufficiale non dava informazioni sul loro lavoro, ma diceva soltanto chi erano i membri fondatori dell’associazione, che non era possibile contattarli direttamente, ma sarebbero stati loro a contattare le persone con i requisiti necessari ad accedere ai servizi e ai progetti che organizzavano.
Incuriosita cercò ancora più approfonditamente, ma nessun giornale, nessun social, parlava di questa associazione e del Signor G. che l’aveva contattata.

Alle prime luci dell'alba spense il computer e si preparò per il giorno. Sdraiata sul letto, però, non riusciva a dormire, al riparo dalla luce del sole fissava un punto nel vuoto e pensava a cosa sarebbe accaduto quella notte e al primo incontro con il famoso G.
Moon, la sua gatta, dormiva serena sotto la pesante tenda e si godeva i pochi sprazzi di sole che riuscivano comunque ad entrare in casa e Maribel la fissava invidiosa di tanta pace e serenità.

L'orologio sul comodino segnava le 10 del mattino quando finalmente gli occhi di Maribel si chiusero ed ella fu inghiottita da un sonno senza sogni che s’interruppe solo al suonare della sveglia al tramonto. La ragazza si stringeva tra le lenzuola cercando il coraggio di uscire e andare all’appuntamento. L’entusiasmo del giorno prima si stava tramutando in terrore, ma lei non doveva cedere, era un’occasione che non poteva perdere!

Lentamente uscì dal letto, fece una lunghissima doccia, scelse con cura l’abito e il trucco e, all’ora prestabilita, lasciò la sua casa dirigendosi al luogo dell’appuntamento. La campana della Chiesa cittadina suonava le 9 di sera mentre Maribel bussava all’elegante portone. Stava per scappare quando la porta si aprì e un uomo che era più o meno suo coetaneo apparve dinanzi a lei. Era alto, tanto che dovette sollevare completamente la testa per guardarlo. Cortissimi capelli neri seguiti da un elegante ciuffo incorniciavano un volto pallido con due occhi azzurri nascosti da un costosissimo paio di occhiali.

Benarrivata, devi essere Maribel immagino, ti aspettavamo. Io sono Gideon, ma chiamami semplicemente G. si spostò di lato facendole segno di entrare Spero che non ti dispiaccia darci del tu, se accetterai l’incarico passeremo quasi tutto il tempo insieme e non amo troppe formalità.

Senza una parola Maribel entrò in casa, la porta si chiuse alle sue spalle e uno strano senso di benessere la avvolse. Era come essere tornata a casa!

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Image by Stefan Keller from Pixabay

Gideon, o meglio G, aveva accolto Maribel come se fossero amici accomunati da qualcosa che lei non comprendeva. Ogni tanto gli lanciava occhiate per capire che tipo fosse mentre, con il fiato corto, cercava di stare dietro all’uomo che camminava rapidamente per i corridoi.

Perdonami se non ti ho fatto fare il giro della casa e ti ho portato direttamente nella stanza delle traduzioni, disse G mentre apriva la porta di una stanza isolata in un’ala del piano interrato, Credo che tu abbia molte domande e curiosità, ma prima di introdurti nell’associazione, credo che sia opportuno capire se tu sia la persona adatta a questo lavoro.

Un’ombra di terrore si dipinse sul volto di Maribel, quello allora non era un lavoro vero, ma un colloquio per entrare a far parte di un’associazione segreta! Come aveva fatto a mettersi in quel guaio!

Per favore Maribel accomodati mentre vado a prendere del tè, poi, davanti ad una bevanda calda ti spiegherò tutto. Sorrise e la lasciò sola dentro quella stanza.

La prima cosa che fece quando G chiuse la porta fu guardarsi intorno e analizzare la stanza. Era senza finestre con una luce riposante e una scrivania in un messo con una lampada da tavolo e due sedie. Le pareti erano interamente ricoperte di libri e, come se qualcuno la spingesse, Maribel si avvicinò agli scaffali per cercare di capire gli argomenti trattati da quei volumi. Via via che si allontanava dalla porta i libri sembravano diventare sempre più antichi. Dopo alcuni volumi stampati con banali copertine a colori, si trovavano libri rilegati a mano e, nella parete di fronte alla porta, si trovavano alcuni volumi manoscritti.
Erano scritti in lingue diverse, dalle più moderne come l’inglese ed il francese, a quelle orientali come indiano e cinese e addirittura alcuni in arabo. I manoscritti erano prevalentemente in latino e, Maribel, immaginò che fosse stata chiamata per tradurre quelli.

Non aveva guanti quindi non ebbe il coraggio di prenderne uno dalla libreria e sfogliarlo, erano libri molto antichi e sicuramente di grande valore. Mentre, a bocca aperta, osservava quella meraviglia, notò sulla scrivania un libro aperto e si avvicinò per osservarlo meglio. Da un primo sguardo sembrava un manoscritto medievale, le decorazioni erano molto semplici, ma ben curate. Lì vicino alcuni guanti di stoffa sembravano invitarla ad indossarli.
Tolse il cappotto e lo appoggiò su una sedia, legò i capelli e inforcò i fedelissimi occhiali. Accese la luce, indossò i guanti ed iniziò a leggere il manoscritto. Ogni tanto prendeva alcuni appunti su di un foglio di carta trovato sulla scrivania.

Veniva raccontata la storia di una famiglia nobile inglese, il Lord era un uomo solitario, lasciava la gestione del patrimonio del suo feudo alla moglie e al figlio secondogenito. Chiunque desiderasse parlare con lui poteva incontrarlo solo nelle ore notturne e la stessa sorte sembrava riservata alla figlia primogenita. In paese si vociferava che fosse stato maledetto da una strega e per questo il Padre Abate dell’Abbazia lì vicino, aveva mandato il suo vicario a trovarlo per scoprire di più sulla faccenda.

Vedo che hai scoperto il tipo di lavoro che ti verrà richiesto. Il tono della voce di G sembrava divertito, ma Maribel scattò in piedi imbarazzata. Sciolse rapidamente i capelli, tolse gli occhiali e riprese dalla sedia i propri abiti.

Scu..Scusa, non volevo curiosare, ma… guardò il libro sul tavolo i disegni erano così belli che ho desiderato osservarli meglio e poi… non riuscivo a smettere di leggere. Sospirò abbassando la testa Sono nei guai immagino, credo che adesso non otterrò più quel lavoro.

Improvvisamente G iniziò a ridere lasciandola a bocca aperta.

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Image by Larisa Koshkina from Pixabay

La risata di G era la sola cosa che impediva a Maribel di mettersi a piangere per la vergogna. Non riusciva a capire perché l’uomo stesse ridendo, ma non sapeva come fare ad interrompere quel momento di ilarità per lui e imbarazzo per lei.

G… Io… Posso avere una spiegazione? Con voce titubante cercava di attirare l’attenzione dell’uomo.

Perdonami Maribel, ma hai fatto esattamente ciò che ci aspettavamo tutti da te. E’ questo il motivo per cui ti abbiamo cercato per assumerti, ma adesso siediti e permettimi di spiegarti qualcosa di più.

Maribel obbedì senza una parola, sulla faccia aveva un’espressione di stupore che nessuno sarebbe riuscito a descrivere. Credeva di aver fatto qualcosa di sbagliato e invece…

Per prima cosa vorrei spiegarti cosa contiene questa stanza, anche se sicuramente lo saprai già La voce di G era pacata e la ragazza fece un cenno con la testa per rispondere positivamente alla sua domanda. Questa stanza raccoglie tutti i libri scritti in ogni lingua, ogni luogo e tempo riguardanti un argomento specifico, hai forse compreso quale?

Maribel volse lo sguardo sugli scaffali che aveva accarezzato poco prima, non aveva osservato molto i titoli, ma ricordava la storia del vecchio manoscritto in latino. In realtà non ho guardato i libri, ho solo iniziato a leggere quello disse indicando con la testa il grosso volume E parlava di un nobile che viveva solo di notte…

Esatto Maribel, tutti questi libri parlano di persone che vivono solo di notte, come te… e come me. G le rivolse un enorme sorriso mentre qualcosa dentro l’anima della ragazza sembrava voler scappare

Come me e te? Tutti questi libri parlano di persone che non possono vivere di giorno? Ma come mai tanti libri tutti insieme? Che significa? Chi sei?

G si alzò in piedi e prese un libro pubblicato solo pochi anni prima, parlava di vampiri e creature della notte Per il mondo, persone come noi, sono mostri, sono alieni, ma in passato non era così. Noi raduniamo tutte le persone che, a causa di incidenti o malattie, non possono esporsi alla luce del sole. In base alle loro capacità gli diamo un lavoro. Lo scopo dell’associazione è dare il giusto valore a persone che, nella società attuale, non posso avere quanto spetta loro di diritto.

Fece una pausa, non sapeva come spiegare a Maribel l’importanza del loro lavoro.

Ora, so che quello che ti ho detto è complicato, difficile forse da comprendere. Il tuo compito sarà… leggere questi libri e tradurli per chi, come molti di noi, non conosce le lingue antiche. Non dovrai abbandonare la tua casa, potrai venire qua ogni volta che lo desideri. Ma, se lo preferisci, potrai venire a vivere qua.
Nel parco dietro l’edificio principale ci sono alcune piccole costruzioni, dei monolocali in cui vivono coloro che passano la maggior parte del tempo in questo edificio.
Se hai domande, sono a tua completa disposizione, ma la mia domanda è: Maribel vuoi far parte della nostra Associazione? O meglio… della nostra famiglia?

Il silenzio della stanza e i mille pensieri che ronzavano nella sua mente non riuscivano a zittire il suo cuore. Quei libri era tutto quello che sognava fin da bambina, ma la sua testa la metteva in guardia. Il suo sguardo andava dai libri al volto di G, non sapeva decidere. Aprì la bocca per chiedere tempo, ma sentì la sua voce che diceva semplicemente Accetto! E, come in un sogno, Moon, la sua gatta, comparve vicino alla porta della stanza, la guardava e sembrava che stesse sorridendo.

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