Selenya: L'Ombra di Porpuraria - Capitolo 9 - Il sogno

Vetri infranti a terra ed una scritta misteriosa sulla roccia, parole senza senso… la montagna del Monolite aveva riservato domande e non risposte.

"Batina, dammi il libro dell'esploratore di Tlicalhua, se non sbaglio era quello che parlava di scritte, magari c'è qualcosa che possa aiutarci…"

Sfogliavano il libro insieme commentando i disegni che via via apparivano, ogni tanto si soffermavano su una pagina per poi scuotere la testa e andare avanti.

"Gano, non c'è scritto niente di boccette o scritte magiche, ma solo quella ormai illeggibile all'ingresso della caverna. Secondo te, quella boccetta era importante?"

"Non lo so, mia cara, ma ho trovato una pagina bianca, dobbiamo trovare il sistema di riportare sul foglio le parole che abbiamo trovato, non vorrei che la pioggia o il vento le facessero sparire per sempre. Nel frattempo raccogli i frammenti di vetro, anche se rotta, di sicuro quella boccetta può tornarci utile."

Le parole tremolavano sulla roccia, sembrava che aspettassero qualcosa, e infatti, come la pagina del libro fu avvicinata alla roccia, saltarono immediatamente sul foglio senza smettere di tremare.

"Questo liquido è magico, le parole fuoriuscite cercano la loro collocazione definitiva. Non smetteranno mai di tremare finché non la troveranno. Guarda come si sono disposte sulla pagina…" Gano mostrava la pagina mentre parlava.

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"Batina, vedi gli spazi vuoti tra le parole? Non sembrano casuali. Dobbiamo cercare dove mettere queste lettere. Da qualche parte a Selenya ci sarà un luogo dove troveremo le altre parole."

"Magari i disegni della grotta possono darci una mano…" mentre Batina pronunciava quelle parole la nebbia ricopriva nuovamente l'apertura della grotta.

"Gano… nei libri degli esploratori questa grotta non era esplorabile per via della nebbia. Con la luna viola la nebbia si è dissolta e siamo riusciti ad entrare. Adesso che la boccetta si è rotta la nebbia è tornata… Qualcosa mi dice che quei disegni raccontano una storia importante…"

"Allora Batina dobbiamo cercare il prossimo indizio, la prossima domanda a cui rispondere. La nebbia dovrebbe sparire di nuovo con la prossima scoperta. Ma dove dobbiamo andare? Hai qualche idea o suggerimento?"

"Credo che ormai sia indispensabile andare verso Tlicalhua. Molte delle informazioni che abbiamo coinvolgono loro, un motivo ci sarà non trovi?"

"Sì, penso che forse sia la prossima mossa da fare. Prima però torniamo al Tempio, magari hanno novità sulla Trinità o dagli altri regni di Selenya. Riposiamo e partiremo domani mattina."

Avevano preso il sentiero per scendere, la frana che li aveva bloccati mentre salivano era scomparsa. La montagna del Monolite era piena di magia e sembrava avere una vita propria. Uno dei tanti misteri che i due prescelti si trovavano ad affrontare.
I cavalli e le guardie erano ancora lì ad attenderli, quindi, senza indugiare oltre, lasciarono quel luogo con la convinzione di doverci tornare in un secondo momento.

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Pixabay

La luna viola era alta nel cielo, mentre Batina camminava lungo una spiaggia sconosciuta. La donna era serena, il silenzio e la mancanza di persone che la circondava non la disturbava minimamente. Era piacevole vivere in quel modo.

Camminava ed il paesaggio rimaneva immutato come se stesse girando intorno al solito punto e la cosa iniziava a turbarla. Ancora pochi minuti e correva sulla spiaggia, sempre più veloce fino a cadere…

Quella caduta l'aveva fatta svenire. Quando riprese i sensi non si trovava più sulla spiaggia, ma in un posto strano. Tutto era viola, non si vedevano finestre… porte… angoli di una stanza… tutto piatto. Il panico iniziava a farsi strada e prese ad urlare:

"Aiutoooo! C'è nessuno? Qualcuno mi aiuti!"

Le parole rimbombavano intorno a lei, quell'immenso spazio vuoto e viola la inghiottiva. Aveva paura e si sedette in terra abbracciandosi. Non sapeva come fare per uscire da quella situazione e la sola cosa che le riusciva di fare era pregare. La preghiera era sempre riuscita a darle tranquillità.

"Trimurti, sacra e potente Trinità…
Ti invoco per chiederti aiuto.
Ho bisogno di un conforto…
Ho bisogno di coraggio…
Ho bisogno di un cenno...
Ho bisogno della tua potenza!
Sono soltanto una donna,
Una donna spaventata,
Una donna sola,
Una donna che cerca aiuto.
Voi, Dei che governate la nostra vita,
Voi che tutto sapete,
Voi che tutto potete fare;
Indicatemi una via d'uscita,
Mostratemi la strada per glorificarvi,
Mostratemi la via per salvarmi da questo incubo.
"

Calde lacrime scendevano sul suo volto mentre, con le braccia strette intorno al corpo, cercava un segno della volontà degli Dei.
Improvvisamente una piccola stella dorata apparve in lontananza. Brillava intensamente, mentre si muoveva delimitando un rettangolo giallo. La donna si avvicinava lentamente a quella luce, mentre il rettangolo iniziava a muoversi. Era arrivata a pochi passi, quando vide che quella era una porta che si stava aprendo.

Apparve un lampo giallo accecante e poi di nuovo il buio assoluto.

Gocce di pioggia cadevano sul suo volto mentre riprendeva i sensi. Era sdraiata a terra, sotto un'enorme quercia. L'albero si trovava nel mezzo di un giardino; piccoli sentieri si diramavano in ogni direzione addentrandosi tra siepi a forma di animali e fiori d'ogni colore.

"Quale di questi sentieri mi porterà all'uscita? Sembrano tutti uguali… ne sceglierò uno e semmai tornerò indietro."

Scelse il sentiero che aveva una siepe a forma di gatto all'ingresso. Camminava e vedeva scorrere alberi da frutto e fiori rossi. Ogni tanto un gatto con curiosi occhi gialli la fissava da sopra un ramo. Ma quello non era il sentiero che portava all'uscita… era ritornata alla grande quercia.

Decise quindi di prendere il sentiero con la siepe a forma di pesce. Giochi d'acqua e fontane si alternavano con aiuole di fiori azzurri. Alcune vasche piene di pesci colorati bloccavano la strada e la obbligarono a tornare indietro al punto di partenza.

Prese infine il sentiero con la siepe a forma di pavone. Non c'erano fiori o alberi ai lati della strada. Dopo alcuni minuti apparve una radura con un paio pavoni che facevano la ruota, vicino a loro si trovano alcune persone. Uno era un bambino che sedeva ad un banco, mentre altri due erano in piedi e tenevano in mano dei libri. Uno degli adulti parlava, ma la donna non sentiva alcun suono. Il bambino era riccamente vestito e sicuramente gli altri erano i suoi precettori; all'improvviso, come se avesse sentito un rumore, si girò verso il sentiero. La sua faccia però non esisteva. Là, dove si dovevano trovare occhi, naso e bocca si trovava, invece, un'enorme luna viola.

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Pixabay

"Batina, stai bene? Svegliati. Apri gli occhi!"

"Gano, dove mi trovo? Che sta succedendo?"

L'alba stava diffondendo i suoi raggi nella stanza del tempio dove stavano dormendo fino a pochi minuti prima.

"Stavi sognando. Hai iniziato ad agitarti nel sonno, pronunciavi parole incomprensibili. Non potevano essere gli Dei… eri troppo agitata. Di solito quando invadono i nostri sogni, lo fanno per portare gioia o predire il futuro, mai portano inquietudine. Cosa è successo?"

Mentre le braccia di Gano le cingevano le spalle, Batina raccontava il sogno che avevo appena fatto. Sembrava tutto senza senso e più parlava e più era certa che quello non fosse un sogno mandato da Trimurti.

Toc toc… Qualcuno bussava alla porta. "Prescelti, vi ho portato le trascrizioni delle parole che ha detto Asmodeo. Purtroppo non hanno senso. Mi dispiace."

Presero il pezzo di pergamena che gli veniva offerto e lessero:

"Spiaggia
Stella
Quercia
Gatto
Pesce
Pavone
".

"Gano… il mio sogno… ma allora chi me lo avrà mandato?"

Selenya: Le sei Ombre della Luna


Le Sei ombre della Luna - immagine di @armandosodano

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