La Luna Dorata di Porpuraria - La scoperta

Si stava preparando per dormire quando Ferrante le mise una mano sulla spalla, accarezzandola.

"Gano ti guardava spesso stasera a cena… Batina, devi in ogni modo fare amicizia con lui e scoprire cosa ci nasconde.
Oggi al porto ho avuto modo di parlarci; ha dei segreti, glielo si legge negli occhi. Non è possibile che il Duca gli abbia dato tutto questo potere. I pescatori dicono che è arrivato poco prima del ritrovamento dei primi pesci bianchi e, in pochi giorni, conquistando la sua fiducia è diventato il suo sostituto passando avanti a molti altri che vivono e lavorano qui da anni.
Viene anche lui dall'Anello Fruttato, quindi non ci sono problemi, puoi usare qualunque metodo, ma devi entrare nelle sue grazie.
Te la senti?
"

Batina ripensava all'uomo che sostituiva il Duca. L'aspetto era banale, ma riusciva a trasmettere qualcosa che attirava su di sé le attenzioni delle donne. Non aveva detto a nessuno del tatuaggio, ma dopo il discorso di Ferrante, immaginava benissimo i metodi usati per entrare tra le grazie del Duca.

"Certo mio Signore, ma ci vorrà del tempo. Abbiamo possibilità di muoverci liberamente per la città?"

"La prima cosa che farò domattina è ottenere la piena libertà di movimento.
Adesso vado a dormire nella mia stanza, riposati e cerca di apparire come una moglie trascurata e insoddisfatta.
"

La notte era trascorsa e dopo quella ne passarono molte altre. Ogni sera, dopo cena, andava da sola a passeggiare sulla spiaggia. Osservava i riflessi della luna sull'acqua e pensava a come affrontare Gano. L’uomo ogni giorno si ritirava subito dopo cena e spariva la mattina presto; era andata spesso al porto, ma ogni volta le avevano detto che era impegnato e quindi non riceveva nessuno.
Batina passava molto tempo con sè stessa; Ferrante la lasciava spesso sola per parlare con i residenti del luogo e per far credere che la trascurasse. Gaia doveva occuparsi della casa, ma ogni pomeriggio trascorrevano qualche ora insieme a parlare del loro passato e dei loro sogni.

Il tempo passava e di scoperte o notizie non se ne vedeva l'ombra. Ferrante chiese ad alcuni pescatori di prendergli dei pesci bianchi e metterli in un contenitore sigillato insieme all'acqua del mare; voleva portarli al tempio per vedere se lì potevano scoprire quale malattia potesse avere il Duca e magari trovare una cura. Appena ottenuta la scatola partì per l'entroterra.

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Foto di Stefan Keller da Pixabay

Batina rimase sola e, quella sera, invece di recarsi al tendone per la cena, si mise a passeggiare. Non credeva di essersi allontanata troppo, ma immersa nei suoi pensieri notò a malapena un riflesso sulla sabbia. Un luccicare poco distante che sembrava chiamarla e, avvicinandosi, notò che era un pesce bianco che rifletteva la luna. Non ne aveva mai visto uno prima e si chinò per prenderlo.

"Fermatevi. Non toccate quel pesce o cadrete nello stesso letargo del Duca"

Trattenne la mano mentre si voltava verso l'uomo. Gano era proprio dietro di lei, non l'aveva sentito arrivare, quindi non sapeva se la stesse seguendo o si fosse trovato lì per caso.

"Primo Ispettore, voi qui? Credevo foste a cena."

L'uomo sorrise e la invitò ad alzarsi. Vide le gambe della donna piene di sabbia e si inchinò per pulirle.

Deliberatamente la mano si soffermava sul tatuaggio, Batina non poteva sperare di tenerlo nascosto, ma sapeva che l'uomo stava mettendo in atto gli insegnamenti ricevuti a corte.

"Per te sono Gano, e diamoci del tu, in fondo proveniamo dalla stessa scuola, non trovi? Da molto tempo desideravo parlarti, ma non volevo farmi notare da tuo marito."

Batina lo guardava senza parlare, capiva che l'uomo desiderava raccontare e liberarsi di qualcosa che gli pesava sul cuore.

"Come te, lavoravo a Palazzo ed ero molto bravo ad occuparmi delle mogli dei vari ospiti; sono passate diverse lune da quel giorno… Il Duca era venuto a Palazzo per contrattare il prezzo del pesce e una notte chiese un uomo per la notte. Purtroppo sono ben pochi i cortigiani disponibili a certe pratiche… inoltre c'è la leggenda con il suo divieto e quindi andai titubante da lui. Diciamo che ebbe richieste molto particolari, ma mai violò la legge! Ti assicuro che quella notte fu per me un vero incubo, purtroppo fu la prima di molte altre. La mattina mi trovai obbligato a venire qua con lui. Non poteva rischiare, avrei potuto raccontare il suo segreto…"

L'uomo si era ammutolito improvvisamente e Batina si avvicinò a lui. Comprendeva il suo dolore, nelle stanze delle cortigiane giravano molte voci di casi come quello di Gano, si notava che cercava un contatto di cui entrambi avevano bisogno. Batina sentiva il respiro affannato di quell’uomo non più sconosciuto; gli poggiò una mano sul cuore e la testa sulla spalla.

"Non fermarti, va avanti."

Il respiro di Gano stava tornando regolare quando riprese il racconto.

"Il Duca era riuscito a convincere il Re a mandarmi con lui, in cambio avrebbe fornito alla cucina reale alcuni pesci proibiti noti per le loro doti allucinogene. Da allora, un giorno sì e uno no il Duca usava il mio corpo per le sue perversioni; mi ha dato un incarico prestigioso per comprare il mio silenzio. Sono felice che si sia ammalato, e tremo all'idea di una sua guarigione."

"Ma allora Gaia? Io o meglio tutti credono che sia lei la nuova moglie del Duca." Batina non era riuscita a trattenere quella domanda e si morse le labbra per il grave errore commesso.

"Ho detto che veniva da me a giorni alterni, da chi credi che andasse gli altri giorni? Non ho mai provato a chiederle che razza di uomo fosse il Duca con le donne. Anche se ho sempre immaginato la risposta."

Una lacrima solitaria stava luccicando sul volto della donna, la tristezza non doveva essere una compagna di vita per nessuno a questo mondo. Gano, con un gesto molto naturale, abbassò il volto e con un lieve bacio, asciugò la piccola goccia.

"Andiamo a dormire adesso, saranno preoccupati per la nostra assenza."

La notte sembrava non passare mai, Batina si girava e rigirava nel letto in preda a strani sogni. Sognava Ferrante che la obbligava ad usare strani strumenti sul corpo di Gano, penetrandolo con violenza.
Era da poco passata l'alba quando urla di uomini volgari ed agitati la strappò da quegli incubi. Rapidamente uscì in cortile a vedere e il suo sguardo cadde immediatamente sull'uomo che aveva sognato: Gano.

Il Primo Ispettore stava parlando con dei pescatori ed erano raccolti in cerchio a fissare qualcosa che si trovava ai loro piedi. Una strana luce multicolore fuoriusciva da quel capannello di persone e Batina si avvicinò per vedere di cosa si trattava.

Al centro del gruppo si trovava una scatola di uno strano metallo; dalla serratura fuoriuscivano raggi di luce. Aveva quattro manici e sui lati e sul coperchio erano raffigurati uomini e donne in preghiera sotto il Monolite.

"L'abbiamo trovata nella nostra rete all'alba. Ogni pesce che si trovava a contatto con essa diventava immediatamente bianco. È questa la causa dei nostri mali!" Urlava un pescatore.

"Apriamola!" Tuonava un altro.

"Ma con cosa la apriamo? E se toccandola ci dovessimo ammalare? Per portarla qua siamo stati attenti a non toccarla!" Diceva di rimando un altro ancora.

La cassa aveva delle robuste corde erano state passate nei manici in modo da riuscire a trasportarla abbastanza tranquillamente senza sfiorarla.

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Foto di Alexas_Fotos da Pixabay

"Portatela nella mia stanza e poi andate. Ma lasciate le corde, potrebbero servire ancora."
Senza indugiare a lungo gli uomini obbedirono e si allontanarono con una lentezza esasperante.

"Gano, come pensi di aprire quella cassa? È pericoloso! Se è l'origine della malattia, non stare a lungo a contatto con essa. Ti prego vieni a dormire nella mia stanza stanotte ed usala come se fosse la tua finché non torna Ferrante. Ho paura che possa succederti qualcosa di brutto."

Gano sorrideva mentre le prendeva la mano e la portava alle labbra per baciarla.

"Come comandi mia Signora; ma ora andiamo a fare colazione… Che ne pensi di farla in camera tua?"

Rideva mentre gli stringeva la mano e lo portava nella sua camera senza preoccuparsi degli sguardi dei presenti. Se la servitù o altri avessero raccontato in giro di loro non avrebbe avuto importanza.

Era pomeriggio inoltrato quando decisero di tornare tra gli altri e, dopo un leggero pasto, andarono ad analizzare il ritrovamento. Avevano convocato intorno al tavolo anche Gaia ed alcuni tra i più anziani e saggi abitanti della zona, ma nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi ad esaminare meglio quell’oggetto magico. Dopo un po’ di tempo che stavano lì a fissarsi, un vecchio uscì dalla stanza e tornò con un gatto in mano.

Se lui getterà il tavolo in terra magari la scatola si aprirà ed il suo contenuto si rivelerà a noi.” Disse mentre lanciava l’animale.

Il gatto colpì la gamba del tavolo prima di scappare via; la scatola ondeggiava e dopo un po’ cadde a terra aprendosi. Tutti fecero un passo indietro mentre una coppia di bracciali uscì fuori rotolando sul pavimento.

Erano due enormi bracciali di cuoio, come quelli usati dagli arcieri, entrambi erano sinistri e di due misure differenti; dai fori delle cuciture fuoriuscivano lampi di luce che avevano quasi un potere ipnotico.
Batina non seppe resistere e si chinò a raccogliere quello più piccolo dei due; improvvisamente fuori si fece buio… il sole era tramontato e la luna non era sorta.

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Selenya: Disegnatore Ufficiale per "Le sei Ombre della Luna" - Contest Artistico

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Capitolo 1: Leggenda e curiosità
Capitolo 2: Il verso dei tamburi
Capitolo 3: La fuga

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