La Luna Dorata di Porpuraria - L’inizio di una nuova vita

Porpuraria si estendeva intorno al Monolite a Nord Ovest di Selenya. Una splendida luna dorata ne governava il tempo; quando il sole tramontava, bagliori dorati ricoprivano ogni cosa.
Il Palazzo Reale si trovava proprio sotto al monolite e la città si sviluppava in maniera concentrica, con alte muraglie a dividere i quartieri l’uno dall’altro. Ognuno di essi rappresentava una classe di cittadini ben specifica, che mai doveva contaminarsi con le altre. La legge era chiara: se due cittadini di quartieri differenti si fossero uniti carnalmente, l’arcano che reggeva ben saldo il Monolite si sarebbe istantaneamente sciolto e la città distrutta dalle fiamme.

Ogni cerchia era specializzata in un settore: contadini, guerrieri, allevatori… e le uniche che non producevano beni materiali erano quelle più interne: nella più piccola aveva sede il Palazzo Reale, mentre in quella adiacente il tempio con i monasteri e i sacerdoti.
Intorno al Palazzo vivevano i nobili insieme alla servitù. Per non rischiare le contaminazioni tra cerchie, un’area era stata destinata alle cortigiane. Da ogni quartiere le donne libere che desideravano intraprendere tale professione, si trasferivano nella cerchia reale dove imparavano il mestiere e si mettevano a disposizione degli ospiti del Re.

Il tempio invece raccoglieva donne e uomini d’ogni estrazione sociale, provenienti da ogni quartiere. Facevano voto di castità, anche se era loro permesso giacere con gli dei della Trinità. Trascorrevano il tempo dedicandosi allo studio, cercando di perfezionare polveri e pozioni per guarire malattie e per rendere fecondi gli esseri umani e gli animali. Inoltre erano abili cultori di erbe destinate a tali scopi. Un gruppo scelto si occupava direttamente del tempio: l’edificio era a base triangolare ed in ogni vertice si trovava una stanza riservata a un Dio. La stanza del Creatore era adornata con tonalità di blu; egli trasmetteva forza ai credenti ed era molto temuto: secondo la leggenda il costruttore del Monolite era proprio il Creatore stesso.
Alla Distruttrice, la sola figura femminile della Trinità, ma non per questo la meno temuta, era invece dedicata una stanza color arancio. Il suo compito quello di distruggere la città in caso di gravi reati commessi dal popolo di Porpuraria.
L’Equilibrista viveva nelle tonalità del verde ed era il Dio venerato dall’attuale Re. Il suo compito era quello di far sorgere il sole e far scorrere il tempo attraverso il susseguirsi delle stagioni. Non aveva altri compiti particolari o almeno nelle leggende non gliene erano assegnati.
La Trinità era la fonte della vita, senza non poteva esistere essere vivente o animale o vegetale sulla terra. Il Creatore si occupava delle nascite, dava alla luce gli uomini, gli animali e le piante. L’Equilibrista li faceva crescere e prosperare, mentre la Distruttrice dava la morte quando il percorso vitale di ognuno di essi era giunto al termine.
Ogni cittadino era libero di venerare la divinità che preferiva, ma tutti sapevano che senza la Trinità al completo non avrebbero potuto vivere.

Era notte fonda quando la giovane donna aprì gli occhi.
L'aria era frizzante, ma impiegò qualche istante per capire dove si trovasse.
Girò la testa dall’altro lato e udì un sommesso russare.
Vide al suo fianco un uomo addormentato e d’improvviso ricordò tutto quello che era successo nelle ultime ore. Costui, che sembrava avere almeno il doppio dei suoi anni, era un celebre ospite del Re, che lei doveva semplicemente rendere felice, a ogni costo.

Sorrise mentre lentamente scese dal letto, avvicinandosi alla finestra; senza dubbio lo aveva reso felice… si riteneva molto brava nel praticare il suo mestiere. Proprio per questo motivo il Re le affidava solo l’intrattenimento degli ospiti più importanti.
Non era una schiava come le altre cortigiane del palazzo, ma una donna libera che aveva scelto consapevolmente di vendere il proprio corpo per dare piacere. Non le importava mai l’identità dei suoi clienti, il suo fine ultimo era solo quello di lasciarli esausti e soddisfatti, uomo o donna che fossero.

Uscì nuda sul piccolo balcone per assaporare l'aria notturna, senza provare alcuna vergogna.
La brezza la accarezzava mentre i raggi della splendida luna gialla giocavano sul suo corpo, creando luci e ombre. Da lì si vedeva la città espandersi intorno al Palazzo Reale, con le montagne in lontananza che facevano da confine all’immensa distesa resa dorata dalla luna di Porpuraria.

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Le notti di luna dorata erano indubbiamente il momento che preferiva: i caldi riflessi dorati che contrastavano le tonalità del giorno, permettevano agli abitanti del luogo di pregare la Sacra Trinità ed entrare in sintonia con Essa. Si inginocchiò sul balcone ignorando lo sguardo lascivo dei servi del Palazzo e, incrociando le braccia al petto, chiuse gli occhi e cominciò a pregare. Pregava ogni notte di lavoro, quando i clienti si addormentavano profondamente: usciva all’aria aperta e invocava il Creatore, il Dio principale della Trinità.

O Potente Creatore, accogli la supplica della tua serva.
Scendi qui tra noi peccatori e giaci al mio fianco.
Accarezza il mio corpo e penetra la mia anima,
affinché raggiunga il piacere che gli uomini mi negano.

Era una preghiera piuttosto semplice e banale, ma mentre allargò le braccia per accogliere la divinità, avvertì chiaramente il proprio corpo fremere di piacere, nel momento in cui raggiunse l’orgasmo tanto desiderato.

Ancora scossa da quel dono divino aprì gli occhi. Di fronte a lei vide il Creatore che la fissava con aria soddisfatta. Ogni volta si stupiva della perfezione di quel fisico: i lunghi capelli biondi e gli occhi blu indaco del dio non riuscivano a mettere in ombra quello splendido corpo scultoreo. La pelle irradiava una lieve luce dorata le immense ali dalle piume nere mostravano leggeri riflessi bluastri. Ogni volta era sempre più bello, ma mentre si allontanava da lei spiccando il volo e scomparendo tra le nuvole, la luna sembrava perdere parte del suo potere ipnotico.

Grazie mio potente Signore”, sussurrò appena, prima di tornare a letto in attesa dell’alba.

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Foto di Varun Kulkarni da Pixabay

Svegliatevi Batina, il Re vi ha convocata e desidera parlarvi urgentemente”.

Mani rudi e una voce stridula la destarono dal sonno. Aprendo gli occhi, si accorse che l’uomo con cui aveva trascorso la notte era andato via. Incurante della donna che le stava intimando di alzarsi dal letto, prese uno straccio imbevuto d’acqua profumata e lo passò sulla pelle, prima di scegliere un abito giallo piuttosto trasparente da indossare.

L’attuale sovrano era salito al trono da appena due cicli lunari completi, dopo la morte dello zio predecessore avvenuta in circostanze misteriose. Egli, Venanzio V, si era dimostrato un regnante dal carattere docile, molto legato alla sfera spirituale. Per questo motivo la donna non riusciva a immaginare il perché di quella convocazione.

Entrò nella sala del trono e vide accanto al Re l’uomo con cui aveva trascorso la notte. Un brivido di paura le percorse la schiena mentre si sdraiò faccia a terra, come in questo caso prevedeva l’etichetta.

Vostra Maestà, vi porgo i miei omaggi; sono al vostro servizio” disse cercando di mantenere ben fermo il tono di voce, pur sapendo che la paura dovuta a quella convocazione inattesa trapelava dalle sue parole.

Batina, il mio delegato presso la Zona Ovest questa mattina all’alba è venuto da me per parlare di stanotte” annunciò il regnante.

Con la faccia sempre schiacciata a terra, la donna immaginò la propria fine avvicinarsi.

Devo ammettere che le sue parole mi hanno stupito. Non mi aspettavo tale entusiasmo! Per questo devo ringraziarti e ricompensarti come meriti, ma… ebbene sì, c’è un ma! Il delegato mi ha fatto una richiesta” proseguì Venanzio.

Batina sollevò la testa da terra, volgendo lo sguardo verso l’uomo. Sorpresa e incuriosita cercava di capire cosa si aspettasse esattamente da lei. Non ne ricordava il nome, ma il suo volto appariva rassicurante. Sorrideva e gli occhi brillavano di una luce che le faceva intuire un animo gentile, per questo non riusciva a immaginare per quale ragione il Re fosse così titubante nel parlare.

Ferrante dovrà fare una ricognizione in tutto l’Ovest del Regno e, visto che dovrà anche partecipare ad eventi mondani, desidera avere al suo fianco una figura femminile che lo accompagni. Purtroppo è rimasto vedovo e non ha figlie femmine, perciò, dopo aver trascorso con te la notte, ha chiesto di averti con sé durante il viaggio. Sei una donna libera, dunque non posso costringerti ad accettare tale proposta, ma posso dirti che la riuscita di questa missione è fondamentale affinché il regno ottenga uno sbocco sul mare. Cosa mi dici, Batina?” domandò il Re.

Il gelo calò sul corpo della donna. L'Ovest… non aveva mai varcato la prima cerchia di porte della capitale, così l’idea di andare fino al mare la terrorizzò in un istante. Guardò di nuovo il delegato… Il suo aspetto continuava a tranquillizzarla e allo stesso tempo comprendeva bene quanto fosse importante quella decisione.

Vostra grazia, prima di darvi la mia risposta vorrei porvi una domanda: durante questa missione, quale sarebbe esattamente il mio ruolo? Vogliate perdonare il mio ardire, vi prego, ma non mi è chiaro...

Alla domanda della donna rispose direttamente il delegato, il quale aveva una voce morbida e profonda: “Batina, ciò che desidero da te è molto semplice. Non ti chiedo solo di intrattenere le mie notti, anche se qualche volta non mi dispiacerebbe; ma di fare ben altro. Dovrò incontrare vari nobili del luogo nelle loro dimore. Ci saranno cene e spettacoli di giullari, ma soprattutto ci saranno le loro mogli e figlie. Il tuo compito sarà quello di sedere al mio fianco e intrattenerti con le donne che incontreremo. Durante gli spostamenti se vorrai potremo conversare un po’, altrimenti potrai fare ciò che desideri. A noi” proseguì voltando lo sguardo verso il Re “interessa quello che mostrerai in pubblico, non in privato. Ricorda però che dovrai apparire impeccabile e di elevata moralità. Accetti quindi l’offerta?

Sì mio Signore, accetto” affermò Batina felice.

Il sovrano con un cenno chiamò una serva che stava in disparte, ordinandole di sollevare Batina da terra; poi sentenziò: “Benissimo. Per prima cosa bisognerà rivedere il tuo abbigliamento. Verrai condotta dalla mia sarta personale, che penserà a rifarti il guardaroba. Nel mentre ti verrà insegnato come muoverti fra l’alta società. Ti ricordo che, mentre sarai a Sud, ti è severamente vietato mostrarti nuda in pubblico, e che non dovrai mai evocare il Creatore, per nessun motivo. Sei una donna dell’Alta Società, adesso, non più una Cortigiana.
Ora vai, la tua trasformazione dev’essere completata in massimo 5 mesi.

Stupefatta da tutte quelle novità, Batina venne condotta fuori dalla sala del trono, verso la preparazione al suo nuovo futuro.

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Cap. 4: Sussurri nel vento

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Cap. 3: Il risveglio

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Cap. 1: Concentrazione e addestramento
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