La Luna Dorata di Porpuraria - Il viaggio

La carrozza era già pronta a partire, i bagagli erano stati caricati alle prime luci dell'alba, i cavalli importati da Svadhisthana erano impazienti e scalpitavano, ma Batina non riusciva a vedere Ferrante da nessuna parte.

"Sali a bordo mia cara, dobbiamo partire." la donna sobbalzò sorpresa; non aveva visto il suo compagno di viaggio nascosto dietro la tenda della carrozza.

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Foto di Stefan Keller da Pixabay

La visita al tempio richiese più tempo del previsto, Ferrante doveva prendere delle cose in erboristeria. Il Duca di Valle Pescosa adorava la liquirizia ed il Re aveva dato ordine di portarne un'enorme scorta da usare come lasciapassare e, soprattutto, come arma per attirarne i favori.
Batina, invece, si diresse verso l'area femminile, aveva necessità di acquistare oli profumati e arnesi per la cura della pelle. Purtroppo non esisteva magia per mantenere una donna attraente, ma al tempio si potevano trovare molti aiuti per ritardarne l'invecchiamento. Era quasi una tortura usare quelle spatole sulla pelle, ma gli uomini che giacevano con lei avevano sempre apprezzato con gioia il risultato di quel trattamento.

Il viaggio dall'entroterra al mare era breve, ma decisero di trascorrere alcune notti a Bottega dei Sarti per far riposare i cavalli e fare scorte di cibo. Come diceva il nome, era la cerchia dove si creavano abiti e arredi con le stoffe importate da tutta Selenya e con la lana prodotta dalla Fossa degli Animali.
Quel quartiere era ben tenuto: ogni laboratorio aveva al piano superiore la casa della famiglia che lo gestiva e quello era uno dei pochi luoghi in cui era permesso fare case a due piani.
La legge del Regno obbligava ogni cittadino a tenere pulito ed ordinato il proprio anello, pena la morte per decapitazione. Pertanto solo alcune piccole porzioni di terra potevano accogliere liquami e rifiuti.
Il Conte di Bottega dei Sarti era ben felice di ospitarli. Aveva una giovane figlia adolescente che aspettava di fare l'ingresso nella società altolocata. Batina si intrattenne molto con lei, le chiese di accompagnarla nei laboratori migliori e, prima di partire, le regalò un olio profumato alla rosa.

Il viaggio trascorse rapidamente, Ferrante spiegava a Batina le caratteristiche delle città che attraversavano e la donna guardava ogni cosa con gioia e stupore. Ogni tanto si fermavano per i rifornimenti o per far vedere a Batina luoghi a lei sconosciuti. Ma quando all'orizzonte apparve il mare…

"Ferrante, Ferrante guardate! Laggiù! C'è un'enorme vasca piena d'acqua. Tanta acqua."

L'uomo non riusciva a trattenere l’ilarità e, scoppiando a ridere fragorosamente, rispose:

"Batina, quello è il mare. L’Anello Marittimo inizia dietro quella curva. Stiamo per attraversare la porta che conduce al quartiere più esterno del Regno. Da ora in poi dovrai tenere gli occhi aperti. Dobbiamo scoprire se questa storia dei pesci è vera oppure è solo una fantasia del Duca per truffare il Re."

Le guardie alla porta sapevano dell’arrivo della delegazione reale, fermarono la carrozza per dare il benvenuto ai due viaggiatori.

Il Duca vi sta aspettando, ma è gravemente malato. Ha dato ordine al suo Primo Ispettore di ricevervi e di accompagnarvi ovunque desideriate.
Volete fermarvi a palazzo o preferite scendere direttamente al porto? Il Primo Ispettore si trova nei suoi uffici vicino al molo e tornerà a palazzo soltanto al tramonto.

Ferrante rispose direttamente, senza consultarsi con la donna; avevano già deciso come affrontare ogni possibile evenienza.

Io andrò al porto, mentre mia moglie andrà diretta al palazzo con i bagagli. Se avete un cavallo da darmi, raggiungerò immediatamente il Primo Ispettore.

Batina sentiva il gelo aggredirle lo stomaco; era sola in un ambiente sconosciuto e non sapeva cosa fare. Un soldato era salito a bordo con lei in modo da presentarla alla Concubina del Duca che si occupava della casa.

La residenza nobiliare di Valle Pescosa era un’enorme villa con tante piccole case quadrate bianche e blu disposte intorno. La casa padronale aveva una piccola spiaggia privata dove era allestito un tendone con tavoli e sedie per cenare sul mare. Nelle piccole casette viveva la servitù: erano tutte uguali e anonime in modo da non creare una gerarchia. A quanto pareva, il Duca preferiva lavoratori stipendiati ai servi.

La Prima Concubina aveva superato i 35 anni, ma era ancora una donna attraente. Accolse Batina con un sorriso, anche se entrambe notarono il piccolo segno sulla caviglia che tutte le cortigiane del Re erano obbligate a tatuarsi. Questo segno permetteva agli ospiti del Re di capire da quale quartiere provenivano le donne, in modo da poter usare i loro servigi senza rischiare la distruzione del Monolite.

Benvenuta nell’Anello Marittimo e nella Dimora di Valle Pescosa. Io sono Gaia e mi occupo della gestione della casa da quando è morta la moglie del Duca. Accomodatevi, ci penseranno i domestici a portare i Vostri bagagli nelle stanza che Vi sono state assegnate. Nel frattempo, perchè non venite con me sulla terrazza ovest a prendere qualcosa da bere? O preferite qualcosa da mangiare?

La giovane rispose con voce ferma e decisa; vedeva nella donna matura che aveva di fronte il proprio futuro e ciò la mise a suo agio.

Il mio nome è Batina e sono davvero felice di incontrarvi. E’ la prima volta che vedo il mare e visito l’Anello Marittimo, quindi mi piacerebbe davvero molto stare un altro po’ di tempo all’aperto. Non ho esigenze particolari, ma accetterò cibo o bevande solo se Voi sarete al mio fianco a condividere il rinfresco.

Sedevano all’ombra con lo sguardo rivolto al mare e parlavano del più e del meno mentre sulla tavola le cameriere avevano deposto focacce al miele e sidro di mele ghiacciato. Si trattavano da pari, sapendo come fosse normale in quel Regno che i nobili scegliessero cortigiane per mogli o concubine. Gaia aveva un piccolo pesce tatuato che indicava l’Anello Marittimo, Batina aveva invece una mela in quanto veniva dall’Anello Fruttato.

Era il tramonto quando Ferrante ed il Primo Ispettore tornarono a casa, le due donne stavano ancora parlando, ma si interruppero immediatamente per andare a cambiarsi per la cena.

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Foto di Reimund Bertrams da Pixabay

Batina attraversava la spiaggia appoggiata al braccio di Ferrante in direzione del grande tendone in cui era allestita la cena, la splendida luna blu faceva capolino dietro la stoffa diffondendo nell’aria la sua luce. Batina indossava un leggero abito giallo, vista la temperatura mite del Regno. Vari tavoli erano stati apparecchiati e dei giovanissimi camerieri li fecero sedere ognuno in un tavolo diverso. Batina a destra con altre donne vicino alla Prima Concubina, Ferrante a sinistra insieme agli uomini. Vicino a lui doveva sedere il Primo Ispettore ma il posto era ancora vuoto. Al centro stava un tavolo con un solo posto, era riservato al Duca e tutti attendevano il suo arrivo.

Erano passati pochi minuti; tutti i posti erano occupati tranne due, quando la tenda che chiudeva la struttura si aprì e fece il suo ingresso un giovane di bassa statura. Aveva cortissimi capelli biondi e occhi scuri e camminava con passo deciso verso il tavolo centrale, aveva un aspetto gradevole, ma non spiccava in modo particolare per prestanza fisica o bellezza. Si fermò di fronte a Batina sorridendo.

Buonasera Madonna, non ci siamo presentati. Sono Gano, il Primo Ispettore. Spero di riuscire a conoscerVi meglio durante la serata.” E in maniera del tutto inaspettata poggiò le labbra sul dorso della mano di Batina. Era un gesto inusuale quello ma la donna, abituata a tutto, sorrise di rimando. L’occhio le cadde sul frutto tatuato sul polso dell’uomo. Anch’egli vendeva il suo corpo di professione...

Sono certa che lo farete nel migliore dei modi.” rispose cercando di non fargli capire di aver visto il tatuaggio.

Una volta che Gano prese posto al tavolo centrale iniziò a parlare ai presenti.

Non credo che ci sia bisogno di presentazioni, tutti voi sapete chi sono. Il Duca non può presenziare a questa cena per motivi di salute. Come tutti saprete da circa un mese il nostro Duca è costretto a letto per una rara malattia che l’ha colpito dopo aver mangiato del pesce guasto. E’ da quel giorno che ci siamo accorti che la metà del nostro pescato era composto da pesci bianchi. Chiunque mangiasse uno di quegli strani pesci, subiva la stessa sorte del Duca. Il Re ci ha inviato due delegati, speriamo che loro riescano ad aiutarci a capire come risolvere il problema; nel frattempo io mi occuperò di Valle Pescosa in nome e per conto del nostro Signore. Adesso mangiamo, non temete, il pesce è stato selezionato in maniera scrupolosa.

Durante tutto il discorso Batina fissava Ferrante, quella notte avrebbero dovuto parlare a lungo per capire come affrontare il loro nuovo interlocutore.

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