Arturo Battaglia: scrittore/investigatore 29

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Finalmente arrivai dall’editore, l’appuntamento era per le 09:20, alle 09:00 ero già lì.
La segretaria mi fece accomodare nella piccola sala d’aspetto antistante la porta dell’ufficio del mio editore. Aspettai forse un quarto d’ora, non di più, da che vidi aprirsi la porta e uscire un signore piuttosto anzianotto che ormai conoscevo da più di vent’anni, ed infatti subito ritornò nella mia mente il suono della sua voce.
-Arturo, vieni, entra pure, facciamo prestissimo…ehi ma ti trovo davvero bene, sembri ringiovanito, dai raccontami qualcosa!
-Ciao Lucio, -rispondevo mentre lo seguivo all’interno del suo ufficio,- che dirti, sto attraversando un periodo particolare ma sereno…
Incomincia col raccontargli del mio trasferimento per avere pace così da concentrarmi sulla stesura del saggio, del fatto che mi fossi di nuovo trovato a fare l’investigatore, dell’omicidio del povero Dante, di Fabio, di Cecilia…beh, un bel po’ di cose naturalmente senza approfondire i particolari della privacy.
-Bene Arturo, vedo che sei molto impegnato forse è per questo che il saggio ancora non è pronto? Sei ben oltre la scadenza della consegna, e senza andare troppo per il sottile mi trovo costretto a rescindere il contratto. Ho aspettato perché ci conosciamo da tanto ormai, ma i tempi cambiano, le esigenze cambiano ed il mercato non può più attendere.
-Sono consapevole di quanto tu mi stia dicendo anzi ti ringrazio per aver aspettato ma proprio non ce la faccio a stare dietro ad una data precisa…stavolta è complicato, e nè, tantomeno, posso bloccare il vostro lavoro. Ho solo un problema…
-Quale? Mi chiese perplesso Lucio.
-Non posso pagare la penale per la rescissione del contratto. Ho letto attentamente le clausole e per me la penale è impossibile da rispettare. Dobbiamo trovare inevitabilmente un accordo.
Lucio mi guardò con un’aria di compassione, l’aria di chi sapeva di avere davanti non una persona qualsiasi ma quella persona che un tempo è stata per te importante per un modo e per l’altro.

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I nostri sguardi furono molto eloquenti, poche parole ma ben assestate. Un tempo lo avevo aiutato a venir fuori da un grosso guaio, non un accenno, solo sguardi di intesa, quegli sguardi che dicevano:- Io so cosa è successo ma non parlerò se tu non lo vorrai…ora è arrivato il momento per te di contraccambiare.
Ecco il perché dell’arrivo a Milano.
-Sono venuto fin qui perché dovevo dirtelo di persona, non avevo voglia di fare questa chiacchierata al telefono, non mi sembrava giusto.
Fu una discussione silenziosa, le pause erano maggiori delle parole, parlare avrebbe portato fuori ricordi, avrebbe scavato nel passato e nessuno dei due aveva voglia di farlo riaffiorare.
Lucio era davanti a me e giocava con la sua penna stilografica, mi guardò e mi chiese se mi fossi fermato qualche altro giorno, risposi di sì, che ero in compagnia e che avremmo fatto qualche passeggiata nei dintorni oltre a visitare un poco la città.
-Ok Arturo, ti faccio sapere presto.
Mi porse la mano e mi accompagnò all’uscita.

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Ecency