This content was deleted by the author. You can see it from Blockchain History logs.

ESPERIMENTO: numero 18 dilemmi

Mattia Malinverni era uomo che aveva sempre detestato i soprusi, come peraltro li detestavano tutti quanti in famiglia. Era palesemente contrario alla tassazione che presto o tardi avrebbe colpito gli abitanti delle cabine telefoniche. La fabbrica di camicie che dirigeva era spesso alvo di discussioni politiche, le quali però, com'era uso in città, presentavano epiloghi inconcludenti. Gran parte degli operai, degli impiegati e degli altri dirigenti se ne infischiavano altamente e pulitamente di cosa sarebbe avvenuto agli abitanti delle cabine telefoniche e di chiunque altro vivesse sotto la soglia di povertà e dunque a rischio di raggiungere ben presto i malcapitati. Come se tanto non bastasse, così come la maggior parte degli abitanti di quella città, coltivavano per lo più interessi immensamente futili, che spesso facevano scuotere il capo al rassegnato proprietario della fabbrica in cui Mattia lavorava da decenni. Purtroppo alle soglie del quarto millennio le cose funzionavano così. Finchè le circostanze avverse non toccavano la propria persona, per la maggior parte dei residenti l'infischiarsene e occuparsi unicamente del proprio orticello era regola che non ammetteva eccezioni. Neppure ora che stava per accadere qualcosa di peggio delle ruberie ai danni delle casse pubbliche, della collettività, delle ingiuste tassazioni e del lassismo generale nei confronti della decadenza dei costumi, della morale e di ogni sano principio. Un’orribile infamia stava per essere consumata nella casa comunale e Mattia non intendeva assolutamente cacciare la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Mattia Malinverni era un uomo impavido e ora che la nipote aveva raggiunto la maggiore età e si era diplomata, riteneva finalmente di poter mettere la faccia a dovere, a costo di rimetterci personalmente, pur di salvare il salvabile. La posta in gioco era davvero troppo alta e sua sorella Marilia gli dava manforte, sostenuta dalla nipote oramai non più bimba e dall’amica di famiglia fidata Pasqua Barberina, insegnante di disegno e storia dell’arte di una scuola paritaria della città. Annetta era contrarissima anch’ella all’andazzo degli affari in città, ma temeva che stavolta i suoi fratelli si sarebbero davvero fatti arrestare, possibilmente assieme all’amica Pasqua e pure alla nipote, non meno irritate di loro per quanto stava per compiersi. Annetta si rammaricava di non essere coraggiosa come gli altri membri della sua famiglia: purtroppo non lo era mai stata. Da questo punto di vista non era affatto dissimile dal suo caro Sigismondo, al quale ebbe premura di raccontare i fatti non appena le risultò possibile.
-E quando?- domandò quest’ultimo, restando a bocca aperta per lo stupore.
-Domani, verso le dieci– rispose Annetta mestamente. -S’è fatto di tutto per evitarlo. Nel rispetto dei tempi, ce l’avremmo forse fatta. Ma l’evento è stato anticipato di parecchio e ora non si può più far nulla.
Lacrime d'immensa tristezza sfuggirono alla donna, che l’oggetto del suo sempiterno amore non seppe neppure consolare. L’unica cosa di cui Sigismondo Rizieri fu invece capace, consistette invece in un grande stupore da lasciarlo letteralmente a bocca aperta. Tanto fu lo sbalordimento, che non potè fare a meno, a sua volta, di andare a raccontare tutto al suo amico Tancredi. Quest’ultimo, però, ebbe tutt’altra reazione. Anzichè rimanere a bocca aperta in attesa dell’inesorabile sciagura, gli espresse soltanto una petizione: -Ti prego, amico mio, abbi cura tu di Mirta, se io da domani non potrò più farlo. Posso contare su di te?
Per la verità, Tancredi sapeva bene di non poter contare sul suo amico Sigismondo in casi del genere. Rizieri era un gran brav’uomo, però le responsabilità non erano mai state il suo forte. Ma in tal momento non aveva nessun altro a cui rivolgersi e sperava che le circostanze in cui la città versava avrebbero finalmente fatto crescere d'intelletto l’amico.
Sigismondo cominciò a farsi prendere dall’ansia.
-Come dici? Che pensi di fare?
-Quel che sarà necessario.
-Ma...che…
Tancredi però non poteva più fermarsi per starlo a sentire. Non c’era tempo da perdere perchè l’indomani sarebbe presto giunto e salutando il compagno di sventure, si allontanò in tutta fretta. Sigismondo rimase com il naso per aria per una buona mezz’ora, prima di riuscire a raccogliere le sue idee. In tutta la sua vita non gli era mai stato richiesto di prendersi cura di qualcuno. Semmai, tutti coloro che lo cicondavano e lo avevano circondato in passato si erano sempre presi cura di lui: i suoi genitori, i Malinverni, la loro parente politica Giacinta con sua figlia Rosa, a volte l'insegnante Pasqua Barberina e ora perfino Tancredi, a dispetto del fatto che quest’ultimo vivesse come lui in una cabina telefonica e avesse in tasca molto meno denaro da parte di lui. Avrebbe potuto andare così vita natural durante, meglio ancora se Marilia si fosse decisa a vezzeggiarlo come faceva invece Annetta, ma ora il suo amico non gli aveva lasciato scelta. Forse era il caso di far visita a Mirta nella sua cabina, così, tanto per vedere come la buttava.

crossroads-1580168_960_720.jpg

Ps.: immagine Pixabay 100% free (https://pixabay.com/es/photos/cruce-confusi%c3%b3n-dilema-decisi%c3%b3n-1580168/) la cui scalinata alquanto rompigambe, sia pure tra l'erba (in tema peraltro con la metafora del proprio orticello🤣) vorrebbe proprio rappresentare i dilemmi