Il Punitore 2

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La motocicletta procedeva lenta, quasi a passo d'uomo, e Zora Brown si guardava attorno controllando le vie del Queens. Erano passati tre mesi da quando era diventata agente speciale della PP prendendo il posto di John Rex, e aveva tenuto fede alla promessa fatta a sé stessa di non consegnare né uccidere i cittadini che non rispettassero il coprifuoco. Da quando iniziò il servizio nel corpo speciale, sorprese molti cittadini oltre l'orario consentito, ma tutte le volte li aiutò senza cadere nella tentazione di porre fine in un modo o nell'altro alla loro esistenza. Fino a quando il regime non cambiò le regole,drasticamente.
Il suo modello di comportamento aveva condizionato e coinvolto altri agenti speciali che cominciarono ad agire nello stesso modo. Il regime, registrò un calo sensibile di cittadini uccisi o consegnati alla giustizia e cominciò ad inasprire le regole. Per evitare una sorta di rivoluzione interna installò telecamere praticamente ovunque, con l'aggiunta di droni che volavano tutta la notte per controllare gli spazi che sfuggivano all'occhio umano. Inoltre ogni punitore ebbe in consegna la propria zona di competenza e la divideva con altri colleghi. Tutto per ottimizzare al meglio le zone ed evitare assembramenti tra gli agenti, che si ritrovavano a bivaccare tutta la notte in gruppi a volte numerosi .O in una delle taverne clandestine. Gli agenti avevano diritto ad una pausa di mezz'ora dopo tre ore di lavoro.L'agente che sconfinava in un quartiere diverso da quello assegnato, o che restava in pausa più del tempo previsto, veniva immediatamente licenziato senza la possibilità di ottenere un altro lavoro per i successivi cinque anni. Zora Brown, per poco tempo, fu la paladina di molti agenti speciali che seguirono il suo esempio. Dopo le nuove regole pensò anche di licenziarsi dall'incarico, ma questa decisione prevedeva gli stessi cinque anni senza un lavoro. Si sentiva in un vicolo cieco.

Quella sera, dopo aver controllato alcune zone del quartiere ,si fermò davanti a una delle taverne per la sua prima pausa.
Scese i pochi gradini dell'ingresso e si diresse subito al bancone con l'intenzione di bere qualcosa di forte. Avrebbe voluto fermarsi lì ed ubriacarsi fino al mattino. Ordinò un doppio scotch pieno di ghiaccio e si guardò in giro. Il locale era pieno di mafiosi ubriachi e persone di cui ignorava l'occupazione. Circondati da donne mezze nude a cui offrivano da bere in cambio di qualche palpeggiamento. Zora pensò a quanto avrebbe voluto sparare a uno di quei viscidi che allungava le mani ovunque. Sarebbe stata contenta di farlo ,erano le uniche persone a cui avrebbe volentieri fatto saltare la testa. Solo che quelli erano intoccabili. E ucciderne uno non voleva dire intascare diecimila dollari ma un bel biglietto per l'altro mondo in poco tempo. Tutte le volte che ebbe quel pensiero pensò subito alla sua bambina. Non poteva rischiare di farla diventare orfana di entrambi i genitori. Ma a volte la voglia di sparare a uno di quei bavosi si faceva intensa.

L'agente Jim Fizz se ne stava seduto in un angolo a bere vodka, in compagnia di una signorina. Era uno dei colleghi di Zora a cui avevano affidato la stessa zona. Notò Zora non appena entrò nel locale, ma continuò a parlare con la donna che gli stava offrendo una pausa di sesso. Dopo qualche minuto, la bionda in carne si alzò con fare scocciato e si allontanò dirigendosi ad un altro tavolo lasciando l'agente solo. Jim allora si alzò rapidamente e andò in direzione del bancone dov'era seduta Zora. Non appena si avvicinò si rivolse a lei.
"Ciao Brown, come ti butta?"
Zora rispose continuando a guardare il suo bicchiere ghiacciato.
"Uno schifo Jim, vorrei star qui fino a quando non vomito anche l'anima.A te come gira stasera? Ho notato che eri in dolce compagnia, ma non credo che quella sia adatta a stirarti le camicie e a prepararti la colazione."
Jim accennò una risata.
"Si lo so, non c'è bisogno che fai la mammina Brown, a me piace chiacchierare con le persone, non deve esserci sempre dietro qualcos'altro! Comunque ti vedo pensierosa, e sono preoccupato per te dopo le nuove regole che ci ha imposto il regime."
Zora rispose guardando nel vuoto.
"Si...credo di essere in una situazione di merda...non so come comportarmi e non ho voglia di agire in un modo che non è il mio...credo che rimarrò a girare tutte le notti a vuoto, senza combinare nulla. Se dovessi vedere qualcuno farò finta di non accorgermi, cercando di arrivare alla fine del turno."
Jim dopo aver ascoltato guardò il soffitto come a cercare un'ispirazione. Poi disse.
" Non credo tu lo possa fare Brown. Intendo quello di tirare l'alba facendo finta di controllare, e soprattutto facendo finta di non vedere. Forse non lo sai, ma il regime ha messo tutti quei droni che fa svolazzare sopra la nostra testa anche per verificare il nostro operato. Se un drone rileva la presenza di un cittadino in assenza di un agente, lancia subito una segnalazione alla centrale che a sua volta la inoltra all'agente più vicino nella zona. Non possiamo rifiutarci di rispondere...e nemmeno di intervenire, equivarrebbe a farci licenziare subito. Tanto varrebbe mettere delle macchine che sparano a questo punto...come in Terminator, almeno ci risparmierebbero la fatica. Anche io ho sempre seguito il tuo modo di fare, ma non posso permettermi di perdere il lavoro e nemmeno tu."
Zora ascoltò in silenzio tutto il discorso di Jim Fizz. Era assorta nei suoi pensieri e fissando ancora il vuoto rispose all'agente.
" Hai ragione, tanto varrebbe mettere le macchine...a cosa serviamo noi umani ormai? Siamo schiavi delle macchine, schiavi di grovigli di ferro e microchip senza anima. Assurdo."
Jim cercò di smorzare l'atmosfera.
" Ma a voi musulmani non è proibito bere alcol? O sbaglio?"
Zora si girò a guardarlo per la prima volta e rispose con un mezzo sorriso.
"Non sono musulmana coglione, sono americana come te. E non accetto battute da uno che si chiama come un cocktail!" Jim fece una risata e rispose.
" Il mio nome è nobile, ho origini inglesi e i miei avi saranno stati marinai ubriaconi, comunque sono abituato a questa battuta non credo esista qualcuno che non mi abbia mai preso in giro per il nome, sappi però che mai ho bevuto cocktails in vita mia. Solo vodka."

I due si diedero appuntamento per la seconda pausa, tre ore dopo, e si salutarono con un sorriso all'uscita della taverna.
Zora salì sulla sua Harley nera, si infilò il casco e partì per il solito giro pensando al dialogo con Jim. Si immaginò di dover affrontare tutto ciò a cui si riferiva il collega e di dover obbedire ad una di quelle segnalazioni fatte dai droni. Nel frattempo, Jim Fizz si diresse nella parte opposta del quartiere, fantasticando sulla bionda del locale e su Zora. Era sempre stato attratto dalla sua collega e dal suo coraggio, dal tentativo riuscito solo in parte e per poco tempo di portare una piccola rivoluzione nella PP. Aveva seguito la sua stessa linea e i suoi stessi ideali, ma ora era giunto il momento anche per lui di decidere cosa fare in futuro. Consegnò solo due cittadini alla giustizia facendoli arrestare, prima di incontrare Zora. Poi segui la sua collega e si rese conto conoscendola che non solo la stimava ma che aveva una forte attrazione per lei. Non era timido, ma quando si trattava di dichiarare i propri sentimenti si bloccava e aveva paura sempre di essere rifiutato. Venne a sapere poi che Zora si frequentava con Manny, l'agente della centrale, anche se non aveva ancora capito in che rapporti fossero.
Manny era legatissimo a Zora. Da quando aveva perso il marito si era occupato molto di lei e della bambina. Tutti i giorni passava a trovarle e molto spesso portava regali. Col tempo divennero molto amici e Manny cominciò a provare sentimenti che andavano oltre. Zora invece non pensò mai a lui al di fuori di una semplice ma profonda amicizia. E Manny di questo ne soffriva, e sperava che anche dall'altra parte ci potesse essere un giorno un segnale più intimo.

Jim si fermò ad un distributore di benzina per fare rifornimento. Nello stesso istante in cui infilò i soldi
squillò il suo telefono. Era la centrale che lo avvisò di una segnalazione da parte di un drone in una via poco distante da lui. Era l'agente più vicino e fu richiesto il suo intervento immediato. Un uomo stava forzando l'ingresso di una gioielleria. Jim maledisse di essere l'agente più vicino nella zona. Tirò un respiro profondo e finito di fare il pieno alla moto si diresse verso il negozio. Mentre percorreva il piccolo tratto di strada che lo separava cominciò a sperare che quell'uomo avesse desistito dal suo tentativo di furto, evitandogli così il rischio di una brutta nottata. Arrivò con la sua Harley elettrica davanti al negozio, ma non vide niente. Alzò lo sguardo al cielo e vide che il drone era ancora lì, sopra la sua testa come un angelo meccanico. Jim non fu contento di notare la presenza del drone perché significava che l'individuo era ancora rilevato nella zona. Solo che Jim non vedeva nessuno. Cominciò a camminare su e giù per la via, guardando in ogni vicolo stretto che si apriva sia a destra che a sinistra. Tornò sui suoi passi spingendosi fino a cento metri oltre la zona di segnalazione. Nulla. Si incamminò quindi verso la motocicletta parcheggiata davanti al negozio, prese il telefono per chiamare la centrale tirando un sospiro di sollievo per il mancato incontro quando all'improvviso un uomo col cappuccio sbucò fuori tra i cassonetti della spazzatura.
"Fermo sbirro o ti sparo!"
Jim non si mosse e rimase impietrito col telefono in mano. Non fece in tempo ad estrarre la pistola che l'altro già lo teneva sotto tiro. Jim cercò di parlare piano.
" Amico, stai calmo...non fare cazzate di cui potresti pentirti. "
L'uomo incappucciato parlò all'agente con una voce forte ma tremante.
" Sei tu che non devi fare cazzate di cui potresti pentirti. Conosco la regola se un poliziotto viene ucciso. La persona che lo ammazza prende il suo posto. Io adesso ti sparo, non ho alternative mi dispiace. Non trovo lavoro e l'unico modo è provare ad ammazzare uno di voi. Scusami amico, non ce l'ho con te, per me uno vale l'altro. Ho solo bisogno di lavorare. Di soldi. Capisci ?"
Jim cercò di farlo ragionare e di prendere tempo.
" Ascoltami. È un lavoro di merda il nostro. Sei costretto ad uccidere le persone che spesso sono innocenti o a spedirle per sempre in una cella di due metri. Non hai nessun guadagno a fare questa vita, nessun vantaggio. È questo che vuoi? Potrà andarti bene per un po', guadagnerai uno stipendio senza fare nulla ma prima o poi sarai chiamato a intervenire come ho fatto io in questo caso. E a rischiare la vita. Per cosa? Per far contenta gente senza scrupoli che ti tiene per le palle? Abbassa l'arma ti prego, ti fai un favore."
L'uomo lo ascoltò e iniziò a singhiozzare, Jim vide che la mano con cui impugnava la
pistola gli tremava, poi l'uomo si rivolse all'agente.
"Io...non vorrei farlo...ma sono costretto capisci...non posso permettermi di stare ancora senza lavoro, devo lavorare e ripagare i miei debiti."
L'uomo cominciò a piangere, abbassò lo sguardo a terra ma con la pistola sempre puntata verso l'agente Fizz. Cercò di interrompere il singhiozzo ma non riuscì. Jim rimase a fissarlo stupito e nello stesso momento cercò di muoversi piano con la mano, che mirava la fondina dove teneva la pistola. Sperava che l'uomo crollasse dal punto di vista nervoso facendolo desistere dalle sue intenzioni. Estrasse la pistola e ci fu uno sparo improvviso che squarciò la notte. L'uomo incappucciato si accasciò a terra di colpo. Jim lo guardò con occhi sgranati di paura. Chiamò subito un'ambulanza e immediatamente dopo Zora. Lei rispose alla chiamata con tono scherzoso.
" Che succede Jim Fizz? Non è ancora tempo per la seconda pausa! Già ti manco?"
L'agente si rivolse a Zora con un tono serio e rammaricato.
" Vieni subito Brown...un uomo si è appena sparato davanti ai miei occhi."

    Fine

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