Il Punitore

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Sdraiato sulla sua Harley nera, John Rex contemplava il cielo, fumando l'ennesima sigaretta e pensando ai fatti suoi. Era appena scoccata la mezzanotte, e aveva ancora sei ore di lavoro per staccare dal solito turno, iniziato alle dieci.
Il regime, instauratosi sei mesi prima, lo portò ad un bivio e cioè a decidere se far parte del corpo della PP(polizia punitrice) o passare la vita nella patria galera, per insubordinazione contro il governo.
Proprio il suo passato da poliziotto gli aveva permesso di entrare in questo corpo speciale, e non ci pensò due volte ad accettare il suo nuovo ruolo.Tutte le sere girava per la città vestito di pelle nera, la divisa ufficiale, sulla sua motocicletta cercando di controllare ogni angolo per stanare coloro che non rispettavano il coprifuoco. Dalle dieci di sera fino alle sei del mattino, infatti, nessuno poteva mettere il naso fuori di casa, e nemmeno scendere un minuto per strada a far pisciare il cane.
Qualsiasi attività era chiusa, tranne le grandi industrie che prevedevano l'orario di lavoro notturno, e molti locali clandestini, legati ad ambienti malavitosi e al regime, offrendo durante la notte alcol e donnine dall'amore facile alla polizia.
Il regime, inoltre, invitava i cittadini a segnalare alla polizia qualsiasi movimento sospetto,e nel caso di una cattura, pagava al cittadino una ricompensa di cento dollari.
Rex, da un lato, odiava questi cittadini dalla lingua lunga, li chiamava "gli spioni", ma dall'altro sapeva bene che ogni segnalazione poteva significare un bel po' di soldi. Se un poliziotto della PP fosse riuscito a beccare un cittadino dopo il coprifuoco, aveva diritto ad una ricompensa di mille dollari qualora avesse consegnato alle autorità il malcapitato. Se il cittadino veniva ucciso la ricompensa era invece di diecimila dollari.
Il regime non scoraggiava affatto l'eliminazione dei cittadini sorpresi a non rispettare le regole. Erano un costo in meno per la comunità una volta eliminati. Meglio che mantenerli a vita in una cella. Rex, che era avido di denaro, in sei mesi uccise otto persone, sostenendo sempre che queste avevano avuto un atteggiamento minaccioso, e mentendo sul fatto che fossero armate, rispondendo quindi al fuoco per autodifesa.
Portava sempre con sé un'arma in più per inscenare, nel caso, lo stesso teatrino ogni volta e intascarsi così un bel gruzzolo. Rex non aveva famiglia, aveva affittato un attico vicino al centro di New York e per mantenerlo aveva bisogno di un lavoro che gli rendesse una bella cifra. Il solo stipendio da agente speciale non bastava. Amava il lusso e spendere soldi in alcol e droga. Di tanto in tanto, saltava nel letto di qualche donna, per poi scappare ogniqualvolta questa cominciasse a dare segnali di innamoramento.

Sulla sua moto, quella notte, se ne stava come si sta su di un'amaca, con le gambe incrociate sul manubrio a fissare il cielo stellato. Stava per accendere un'altra sigaretta quando arrivò una chiamata dalla centrale.
"Rex, pronto, mi senti? Sono Manny! Ho una segnalazione per te."
Manny era un PP solo di nome, di fatto stava seduto alla scrivania della centrale nel turno che coprivano i punitori. Era una specie di nerd, un genio delle tecnologie più disparate, ma Rex, per via dello stesso turno di lavoro non lo aveva mai incontrato. Se l'era però immaginato dalla voce come il classico panzone con gli occhiali spessi, una ciambella fritta perennemente appoggiata sul tavolo, e le dita sempre unte sulla tastiera. Con voce quasi scocciata Rex rispose alla chiamata.
"Di che si tratta?"
"Ci è arrivata la segnalazione di una donna che sostiene di aver visto una Harley come quella in dotazione alla PP, ma senza l'adesivo del governo sulle fiancate. Ritiene che non sia un vero punitore, non chiedermi come abbia fatto a vedere che mancano gli adesivi, ma questo ha segnalato, e vorrebbero che girassi per la città a dare un'occhiata, e verificare, se lo trovassi, l'autenticità dell'agente."
Rex fece una smorfia, tirò una boccata di fumo e stizzito rispose.
"E tu vorresti che io girassi per tutta la notte alla ricerca, forse, di un eventuale agente fasullo? Con tutti gli agenti che controllano la città? Ma ti rendi conto che saremo almeno un centinaio? Devi essere pazzo Manny!"
"È un ordine del governo, Rex, mi hanno detto di affidare a te questa incombenza, forse perché sanno che sei il più cinico e infallibile, e comunque non hai limiti di tempo per risolvere la questione."
Rex ,dopo quelle parole, stette in silenzio per qualche secondo, poi concluse.
"Ok ci penso io, se è un'ordine dall'alto come posso rifiutare! Passo e chiudo."
John Rex fissò per un secondo il vuoto e fece uno sbadiglio profondo, buttò la sigaretta per terra e si raddrizzò sulla moto. Non avrebbe voluto occuparsene subito, si immaginava già in una delle taverne clandestine a ubriacarsi fino al mattino, magari in dolce compagnia. Stava per accendere la sua Harley quando un'altra motocicletta a tutta velocità gli sfrecciò accanto, facendolo rabbrividire. Strabuzzò gli occhi in direzione del veicolo, mise in moto immediatamente e incazzato per quello spericolato cominciò a inseguirlo.

L'individuo girava su una Harley nera, uguale in tutto a quelle in dotazione alla PP. Aveva persino la divisa della polizia. Rex, però, non riuscì a notare se avesse gli adesivi governativi sulla fiancata, ma cominciò a pensare che potesse essere il falso agente di cui parlava Manny. Correvano entrambi a tutta velocità, e Rex dovette tirar fuori il meglio della sua guida per riuscire a stargli dietro. Attraversarono tutte le strade deserte, e Rex notò che l'agente davanti a lui, o chiunque fosse, lo stava portando fuori dal centro, nella zona periferica del Queens, a ovest di Manhattan. Rex non conosceva così bene la zona, forse perché le minoranze etniche a lui non erano mai piaciute. Dopo un inseguimento di quindici minuti, l'individuo sospetto cominciò a rallentare. Girò in una via a fondo chiuso un po' malfamata, e si fermò. Con il motore ancora acceso si girò a guardare Rex, quest'ultimo gli arrivò alle spalle in tutta fretta intimandogli l'alt. "Scendi dalla moto,subito!E tieni le mani alzate!"
l'individuo spense la moto e alzò le mani, dando ancora le spalle a Rex. Molto lentamente scese dalla sella e cominciò a girarsi, con Rex che gli puntava sempre la pistola. Ad un tratto si rivolse a Rex.
"Hey, amico. Che ti prende? Sono un agente proprio come te. Ti è andata male la caccia stanotte?"
John Rex non si mosse di un millimetro, e sempre con la pistola ben puntata lo esortò a farsi riconoscere.
"Fammi vedere il distintivo, devo verificare che tu sia un vero agente, ci è arrivata una segnalazione di un possibile agente fasullo, devo controllare anche gli adesivi sulla moto."
L'individuo, sorpreso, si rivolse a Rex.
"Certo che sono un agente, proprio come te! Ora ti mostro il distintivo! Ah, gli adesivi sulla moto, certo...però vedi, li ho tolti...non mi piacevano molto, non si intonavano con la carrozzeria"
.Rex, infastidito, rispose. "Non puoi togliere gli adesivi, è il regolamento, devi avere un mezzo della polizia che sia perfettamente riconoscibile, sia per i cittadini che per gli altri agenti.Tira fuori il distintivo, molto lentamente, e togliti il casco."
L'individuo fece una smorfia che Rex non poté vedere, poi sicuro continuò.
"E da quando ti interessa il regolamento, Rex?" l'agente rimase stupito dal fatto che l'altro l'avesse chiamato per nome.
"Tu non segui mai il regolamento, giusto? Tu sei spietato, e pronto a tutto pur di eliminare gente innocente, e intascarti la taglia da diecimila dollari. Sei il cane fedele del regime, debole con i forti e forte con i deboli, non è così?"
Rex cominciò ad innervosirsi, non fece in tempo a rivolgersi di nuovo all'agente che crollò a terra dopo uno sparo. Nel vicolo a fondo chiuso, dall'alto di una scala antincendio, qualcuno sparò un colpo di pistola, ferendolo al quadricipite sinistro e facendolo accasciare al suolo. Rex urlò e imprecò verso l'alto. "Chi cazzo mi ha sparato!? Fatti vedere brutto stronzo!"
Un altro proiettile partì dall'oscurità sopra di lui e lo colpì all'altro quadricipite, facendolo stramazzare a terra. Nonostante i due colpi subiti, Rex riuscì a tenere in mano la pistola. Ma solo per un secondo. L'agente sospetto gli sparò alla mano, coperta dal guanto, e gli fece volare via l'arma. Si avvicinò lentamente verso di lui, con la pistola puntata, e si tolse il casco.
Rex fu stupito quando vide una lunga chioma nera di fronte a lui. L'agente sospetto era una donna, mediterranea, forse originaria del nord Africa. Si rivolse all'agente John Rex con un ghigno sul viso.
"Sorpreso, mio caro?"
Rex era teso, e digrignava i denti per il dolore delle pallottole conficcate nelle sue gambe e nella mano.
Ma nonostante il dolore con fare arrogante le urlò contro.
"Chi cazzo sei, negra? Cosa vuoi da me? La metà di quello che guadagno ammazzando la gente?"
La donna, con un sorriso appena accennato, gli disse.
"No caro Rex, non voglio la metà, voglio vendetta, per mio marito."
"Quale marito, non so di che parli." Disse Rex perplesso. La donna continuò.
"Quello che hai ammazzato come un cane, due mesi fa, ricordi? Davanti al minimarket sulla Bowery street, lui lavorava li. Gli hai messo a fianco una pistola, fingendo che ti avesse sparato. Ma lui non ha mai avuto una pistola, e tu hai fatto il solito giochetto. Era stato licenziato ingiustamente per una malattia che lo aveva tenuto lontano dal lavoro per settimane. Aveva una copia delle chiavi del minimarket, e di notte, qualche volta usciva per entrare a prendere qualcosa da mangiare, solo il necessario per me e nostra figlia. Non trovava lavoro. Era il nostro unico sostentamento, e tu l'hai ucciso senza pietà, senza nemmeno ascoltare quello che aveva da dire."
Rex ripiombò di colpo a quella sera, e in un attimo ricordò tutto. Cercando di essere calmo e ragionevole si rivolse alla donna.
"Beh, mi dispiace, non so che altro dire. Era nel posto sbagliato al momento sbagliato, lo sai che c'è il coprifuoco. Ho fatto solo il mio lavoro."
La donna, sentendo quelle parole ebbe un abbaglio d'ira, e diede un calcio ad una delle gambe ferite di Rex, alimentando il dolore e l'urlo dell'agente. Poi si rivolse a lui di nuovo.
"È tutto quello che sai dire? Brutto pezzo di merda! lui voleva solo prendere qualcosa da mangiare! Per me e per la mia bambina! Ed ora pagherai per quello che hai fatto."
Rex gli rispose con fare ironico.
"E cosa vuoi fare? Uccidermi e prendere il mio posto? È questo che vuoi? Diventare una come me? Beh non sarai una persona migliore."

Una delle regole del regime, nel caso un agente venisse ucciso da un cittadino, prevedeva che l'agente fosse sostituito dal cittadino stesso, prendendone così il posto, in una sorta di promozione. Se il cittadino rifiutava l'incarico, veniva congedato con una piccola buonuscita. La donna si rivolse a Rex con decisione.
"Non prenderò il tuo posto, abbassandomi al tuo livello. Sarò un punitore onesto, ascolterò le persone, e nel caso dovessero violare le regole del coprifuoco, le aiuterò, senza consegnarle alla giustizia, senza ucciderle solo per denaro come hai fatto tu. Mi farò bastare lo stipendio della PP, senza arrotondamenti che andrebbero solo a sporcare la mia coscienza. Ucciderò solo se qualcuno metterà a rischio la mia vita."
Rex disse ancora. "Come facevi a sapere che ero io? Come hai fatto a procurarti la divisa, e la moto?"
La donna ridendo gli rispose. "Il tuo amico Manny, lo conosci? Lui è l'unico che sa l'identità dei punitori, le persone che hanno ucciso, tutto. E conosce perfettamente le tue abitudini, i tuoi spostamenti.
Ha investito dei soldi per comprarmi una Harley, sapendo che glieli avrei restituiti con gli interessi, e mi ha fatto recapitare una divisa, lavorando alla centrale non deve esser stato difficile per lui recuperarne una. Manny conosceva mio marito, e me. Andava sempre in quel minimarket a fare la spesa, avevano un rapporto amichevole. Quando ha saputo che mio marito era stato ammazzato, gli ho chiesto l'identità dell'agente, e gli ho offerto la possibilità di sostituirti, dividendo con lui gli eventuali diecimila dollari. Ha accettato."
Dopo aver ascoltato incredulo le parole della donna, Rex scoppiò in una risata isterica.
"Quel ciccione mangiaciambelle che nemmeno ho mai visto! È anche un doppiogiochista del cazzo!Fanculo lui! E fanculo tu! Avanti che aspetti? Spara brutta stronza!"
Un ultimo colpo risuonò nell'aria, nel cuore della notte. Era il colpo di un nuovo punitore.

      Fine

Immagine di copertina
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