3:00 l'ora del Diavolo

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"Da quanto tempo ha questi incubi?" Chiese il dottor Miller al suo paziente.
"Da più di un mese." Rispose Richard Brave sdraiato sul lettino dello studio.
"Tutti i giorni? Si ricorda a che ora della notte? Mi racconti." Disse Miller in modo pacato.
Richard iniziò a raccontare.
"Succede sempre la notte del venerdì. Vado a letto tutte le sere verso le undici a volte anche prima. Un'uomo vestito completamente di nero mi insegue, non riesco a vedere il suo volto sembra invisibile e porta un cappuccio sulla testa. Ogni volta mi trovo in un luogo diverso e quest'uomo mi insegue camminando. È calmo mentre io comincio a correre a perdifiato. Nonostante creda di seminarlo dopo essermi fermato col cuore in gola e stremato me lo ritrovo vicino di qualche metro. Non so come faccia a starmi dietro eppure io non lo vedo correre. Però riesce sempre a raggiungermi. Tutte le volte la location cambia. La prima volta ero in un bosco, non saprei dire quale. Poi nel parcheggio sotterraneo di un centro commerciale. Anche qui non saprei dire se sia un posto da me frequentato. Alcuni luoghi non me li ricordo più. Al risveglio sono sempre sudato e impaurito, addirittura mi ritrovo il cuscino bagnato. Avviene all'incirca alle tre di notte, minuto più minuto meno. Mi sveglio sempre nel momento in cui sta per afferrarmi."

Il dottor Miller dopo quel racconto rimase in silenzio per qualche secondo. Richard lo guardò e gli chiese a cosa stesse pensando. Il dottore fece altre domande.
"C'è mai stato qualche evento traumatico nella sua vita? Una morte improvvisa di una persona a lei cara, un fatto importante di quand'era più giovane, insomma, qualcosa che lei crede di aver sepolto nella sua mente?"
Richard rimase a pensare pochi secondi e rispose con sicurezza.
"No, assolutamente. I miei genitori sono ancora vivi, anche quelli di mia moglie. Ho avuto una vita normale come tanti altri. Al college ero un bravo studente e ho vinto anche una borsa di studio. Persino da bambino non ricordo di eventi traumatici o importanti in senso negativo. Ero piccolo quando morirono i miei nonni ma non credo che c'entri qualcosa la loro morte. Non saprei. "
Il dottor Miller disse.
"Può capitare signor Brave che molte volte il nostro inconscio seppellisca qualcosa, a volte crediamo definitivamente solo perché non passiamo neanche un minuto della nostra giornata a pensarci. Ma non significa che non possa venire a galla in qualche modo nella nostra mente specialmente nei sogni che nel suo caso sono incubi piuttosto rilevanti."
Richard ascoltò le parole del dottore e disse.
"Capisco cosa intende ne ho sentito parlare. Ma mi creda, non ci sono eventi dolorosi né alcun trauma che possa giustificare il perché di questi incubi. L'unica cosa che so è che voglio smettere di sognare quell'uomo, o qualunque cosa sia. Mi risveglio sempre terrorizzato e non vorrei mi venisse un infarto nel sonno o cose simili. Mi aiuti la prego."
Il dottor Miller rispose.
"Io la posso aiutare fino a un certo punto signor Brave, ma è lei che deve liberarsi di questi demoni. Mi scusi il termine forse inappropriato è solo un modo di dire. Possiamo provare una strada diversa nel frattempo. Il mio suggerimento, anche se pare assurdo, è quello di provare a rimanere sveglio nell'orario in cui ha questi incubi. Mi spiego meglio. Può puntare la sveglia verso le due e mezza o prima, e tornare a dormire circa un'ora dopo o anche di più. Se vuole le posso prescrivere un farmaco per favorire il sonno dopo che sarà rimasto sveglio. È un sonnifero, e nel caso lo usi solo nella notte del venerdì. Se lo dovesse prendere tutte le notti lo potrà fare per un massimo di quattro settimane, dopodiché non farà più effetto perché il suo corpo sarà assuefatto dalle benzodiazepine. Sarei costretto a darle un altro farmaco per disintossicarsi dal principio attivo del sonnifero. Che ne pensa?"
Richard ascoltò il dottor Miller e accettò. Si alzò dal lettino e gli strinse la mano salutandolo. Si diedero appuntamento a quattro settimane dopo.

Richard Brave incontrò il dottor Miller il mese successivo nel tardo pomeriggio. Era stato un periodo intenso e non vedeva l'ora di essere ricevuto dal dottore. Quando entrò nello studio si sdraiò sul lettino e agitato cominciò a raccontare tutto.
"Dottore mi aiuti. Ho fatto come mi aveva chiesto e la situazione è peggiorata. Sono rimasto sveglio nella notte del primo venerdì e non ho avuto problemi. Mi sono riaddormentato prendendo il sonnifero ma ora gli incubi si sono spostati negli altri giorni della settimana, in maniera casuale senza un giorno preciso a volte è capitato ad inizio settimana altre nel weekend. Non so più cosa fare, ho provato a stare sveglio tutte le notti alle tre e ho dovuto prendere i sonniferi praticamente tutti i giorni. Non credo nemmeno che mi facciano più effetto ormai. L'uomo ha cominciato anche a parlarmi nei sogni. Mi chiedeva di aiutarlo non so per cosa. "
Il dottor Miller ascoltò con attenzione Richard e cominciò a parlare.
"Direi che la situazione è molto peggiorata. Io, nel frattempo, ho fatto qualche ricerca sul significato dei sogni e sull'ora in questione. Ho scoperto un aneddoto curioso riguardo le tre di notte. A quanto pare, secondo racconti religiosi e leggende popolari, viene considerata "l'ora del Diavolo". Sembra che il Diavolo sia più forte nel periodo che va dalla mezzanotte alle tre. E avrebbe scelto proprio quell'ora esattamente dodici ore dopo le tre del pomeriggio, in contrapposizione alla morte sulla croce di Gesù Cristo, di venerdì appunto. Dicono che il Diavolo lo faccia per prendersi gioco di Dio. Ovviamente questa è solo una curiosità che ho trovato, non posso certo spiegare il suo problema da un punto di vista che non sia medico-psichiatrico. Ha detto che quell'uomo ha cominciato a parlare chiedendole aiuto. Ricorda per caso se ha mai avuto richieste d'aiuto? Ci pensi bene."
Richard rimase in silenzio per qualche minuto. Aveva lo sguardo perso e fissava il soffitto dello studio, sembrava in contemplazione. Pensò, forse, a tutta la sua vita cercando di trovare un minimo dettaglio o un appiglio per rispondere alla domanda del dottor Miller. Ad un certo punto qualcosa tornò a galla dentro di lui.

"Mi è venuto in mente un fatto... di quand'ero al college. Io sono sempre stato un tipo tranquillo e non ho mai avuto problemi. Avevo i miei amici, o meglio, persone con cui avevo legato di più. Ovviamente c'erano i soliti bulli come credo in tutte le scuole. Alcuni di questi davano fastidio a un ragazzo di nome Danny. Non era in classe con me. Capitava spesso di passare davanti al campo di basket alla fine delle lezioni per uscire dalla scuola. Molte volte Danny era lì, circondato dai quei bulli che lo prendevano in giro e ogni volta guardavo in quella direzione. Io mi facevo i fatti miei perché non volevo grane, e Danny mi vedeva sempre passare da lì e ogni volta avevo la sensazione che chiedesse aiuto...con lo sguardo. Non l'ha mai fatto in modo esplicito né si è mai messo a urlare o cose del genere. Mi guardava e basta. Con gli occhi tristi. È incredibile...avevo completamente rimosso questa cosa."
Il dottor Miller fece un ghigno che pareva un sorriso, poi si rivolse a Richard.
"Beh, signore Brave, direi che questo è molto più di un buon inizio. Forse siamo già a metà strada e oltre. Si ricorda che fine ha fatto quello studente, Danny?"
Richard rispose subito.
"No, assolutamente. Finito il college mi sono trasferito in un'altra città, non seppi più nulla persino di molti ragazzi della mia stessa classe con cui avevo buoni rapporti, figuriamoci di Danny." Poi continuò.
"Dottore, la prego, come posso capire se quell'uomo nel sogno è collegato a Danny? Io non ce la faccio più. "
Il dottor Miller parlò convinto.
"Perché non prova a sapere dov'è finito quell'uomo?! Conoscerà qualcuno che ha ancora dei contatti con lui o che sappia qualcosa. Dove abita e cosa fa nella vita...magari vive in questa città chi può dirlo."
Richard ci pensò un attimo poi disse.
"Potrei provare a contattare una donna che era in classe con lui. È una delle poche che conoscevo di quella sezione e dovrei avere ancora il suo numero di telefono, anche se non la sento da decenni...però dottore, per il mio problema adesso cosa faccio? I sonniferi non fanno più effetto e non posso passare tutte le notti insonni. "
Il dottor Miller parlò a Richard convinto e tranquillo.
"Non si preoccupi signor Brave, intanto abbiamo fatto un passo molto importante con questa rivelazione sotterrata nel tempo. Vedrà che si sistemerà tutto e forse già da questa sera riuscirà a stare meglio dopo quello che mi ha raccontato. Le prescrivo dei sonniferi più potenti ma li alterni con questo farmaco così da eliminare i primi poco alla volta. Ora la saluto, ho un altro paziente che mi attende. Buona serata."

Richard uscì dallo studio e prese la strada verso casa. Passò tutta la sera a cercare nella rubrica del telefono il numero di quella donna. Il suo lavoro di consulente finanziario non facilitò la ricerca in quanto aveva centinaia di numeri e non ricordava il nome. Provò a scrivere a diverse donne presentandosi e chiedendo se avessero conosciuto Danny. Ad un certo punto, una donna di nome Anna rispose al suo messaggio confermando di essere stata una delle compagne di Danny al college. Richard chiese di poterla contattare dicendo che era urgente e lei acconsentì. Dopo i primi squilli lei rispose.
"Ciao Richard, come stai? Certo che mi ricordo di te. Cosa vuoi sapere di Danny?"
"Mi chiedevo solo se sapessi che fine ha fatto. Dai tempi del college è passato molto tempo e mi è venuta in mente una cosa che lo riguardava, tutto qui."
Anna dopo qualche secondo di silenzio rispose.
"Mi dispiace Richard...ma Danny è morto qualche anno fa. L'ho saputo da una mia ex compagna di classe del college. Si è dato fuoco nel capanno di casa sua una sera d'estate. Povero Danny, mi dispiace così tanto...l'ho perso di vista dopo la scuola e non ho più saputo nulla di lui. Brutta storia."
Richard dopo aver sospirato un secondo la salutò.
"Grazie Anna, scusa se ti ho disturbato per chiederti di Danny ma era importante. Magari un giorno ci possiamo vedere per un caffè. Buona serata."
Anna contraccambiò il saluto e riattaccò. Richard restò immobile per qualche minuto in piedi davanti alla finestra.

A mezzanotte in punto andò a letto per cercare di dormire. La moglie era già sprofondata nel sonno beatamente da un paio d'ore. La guardò e pensò che almeno lei non aveva problemi. Dopo aver preso il sonnifero si girò rannicchiato sul fianco e provò a chiudere gli occhi. Si addormentò dopo una mezz'oretta.

Alle tre di notte circa cominciò ad agitarsi nel sonno. L'uomo vestito di nero lo seguiva fuori da una scuola e Richard cominciò a correre. Attraversò il cortile e si fiondò sull'ingresso che portava all'interno verso le classi. Salì le scale per scappare il più lontano possibile e arrivò all'ultimo piano di fronte alla porta che dava sul tetto. Era chiusa a chiave ma con due spallate energiche riuscì ad aprirla.
Il tetto era perfettamente in piano e non aveva altre vie di fuga. Era ad un'altezza di sette metri. Richard si guardò in giro e vide l'uomo dietro di lui sul cornicione. Erano le tre passate e Richard era sempre più agitato, sudava copiosamente e non riusciva a svegliarsi. L'uomo si avvicinò a lui con calma mentre Richard gli urlava di stare indietro. Dopo un secondo se lo ritrovò a fianco. L'uomo gli prese il braccio e Richard cacciò un urlo così forte che si svegliò.
Sudato e ansimante si guardò in giro nel buio della camera da letto. La moglie dormiva profondamente. Si portò le mani sul viso e si alzò piano, tremava come una foglia. Andò in bagno a pisciare e a lavarsi la faccia. Si guardò allo specchio e pensò che non poteva continuare così.
Aprì l'armadietto e prese alcune pillole per calmarsi. Fece dei respiri profondi e chiuse gli occhi per qualche secondo. Ritornò in camera e accese la luce istintivamente.
L'uomo era seduto sul letto, i piedi poggiati al pavimento. Guardò Richard e si tolse il cappuccio, aveva il volto bruciato. Parlò.
"Aiutami, per favore."
Richard paralizzato dal terrore non riuscì neanche ad aprir bocca. Sentì una fitta al petto fortissima e stramazzò a terra privo di vita.

                     Fine
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Ecency