Vita da bar - 20° puntata


Immagine CC0 creative commons

Come si poteva rispondere che avevo fretta, in quelle condizioni?

No, non si poteva rispondere sì, considerando anche il fatto che in realtà non avevo nulla da fare, ancora ci poteva stare che rimanessi in giro, vivevo ancora con i miei, sapevano che potevo fare allenamenti fino a 2 ore, 2 ore e mezza, ma se mi avesse fatto un'altra ulteriore domanda, come quella di andare a casa sua (ah no, cazzo, c'era la figlia fra i coglioni, letteralmente...), oppure di andare a cenare fuori, c'era sempre il problema che dovevo andarmi a cambiare, per cui doveva essere un qualcosa di diverso, per cui la risposta fu decisamente no...

"Bene, perché penso proprio che tu abbia un pensierino per la testa, così, me lo sento, come mi sono sentita per tanto tempo i tuoi occhi addosso, direi piacevolmente addosso perché non hai mai detto una parola di troppo, mi hai sempre fatto complimenti in maniera delicata, sei molto dolce come ragazzo, quello che ti è successo negli ultimi tempi merita con colpo di spugna, poco fa mi hai fatto accendere la lampadina, da quando siamo qui me lo avrai toccato non so quante volte, sfiorando anche l'apertura, quasi avessi paura a fare quel piccolo passo in più, mentre fumavo mi toccavi le natiche, quindi se ti puoi fare quello che ti pare, ma una domanda, l'hai mai fatto?"

Ogni tanto una figura da coglione la devo fare, e come spesso mi succedeva (e talvolta succede anche adesso), capisco un cazzo per un fischio...

"Sì, l'ho fatto, certo, l'ho fatto anche poco fa..."

"No, non mi hai capito, intendo dire che sei hai mai provato il buchino posteriore, tontolone che non sei altro..."

Cazzo, mi stava proponendo di inchiappettarla, mi sarei dato un pizzocotto, per capire se fossi sveglio o meno, ma era tutto reale, un sogno ad occhi aperti era a mia disposizione, ma c'era un piccolo problema, anzi, due a dire il vero, il primo era che ci aveva provato una volta sola, e non era andata benissimo, in quanto a causa di un inconveniente tecnico avevo praticamente fatto cilecca (per cui il virus di un potenziale ripetersi di quell'esperienza era presente nel mio cervello), il secondo era se dirgli la verità, cioè confessargli che ero ancora vergine, a livello di penetrazione anale, optai per la sincerità, ammettere i propri limiti spesso paga...

"No, non sono un fenomeno, non l'ho mai fatto, anzi ho cercato di farlo una volta ma non ci sono riuscito, ho fatto fiasco...", con il finale della frase che andava scemando di intensità di volume.

Probabilmente devo aver toccato qualche corda in lei, perché lo sguardo si fece indulgente, ma fino a un certo punto, per cui...

"Quindi non lo hai mai assaporato? Non c'è problema, a tutto c'è rimedio, io sono qua, a tua disposizione, puoi muoverti come vuoi, ma se mi fai male bruci le tue carte, ok?!?!"

Come si faceva a rinunciare a una proposta del genere? Impossibile, per cui incrociai le dita e sperai che il terzo incomodo facesse il proprio sacrosanto dovere, ma c'era da risolvere il problema del come farlo...

Da qualche parte avevo letto un qualcosa sull'argomento, ma resettai il tutto, o quel poco che sapevo, per seguire l'istinto, la feci sdraiare, baciandola sempre più vicino alla zona centrale, sulla quale indugiai a lungo, accendendola e saggiando con un dito l'apertura posteriore, poi, quando anche la bestiola era al 99,999999% della sua massima potenza, mi alzai, posizione del missionario, lei sotto, a pancia sopra, io davanti a lei, portai in bella evidenza il suo culetto, senza smettere di aver cura della fighetta, il momento era giunto, unica sostanza a disposizione, la mia saliva, appoggiai la punta della mia consistenza al suo meraviglioso pertugio, e premetti dolcemente, finché non iniziai a sentire il cedimento della zona periferica, stavo entrando, anzi, ero già dentro, poco, ma dentro, controllai che tutto andasse bene, lei chiesi se fosse tutto ok, annuì, via, si riparte, mi guadagnai lo spazio vitale dentro di lei millimetro dopo millimetro, quando finalmente fui completamente entrato, la migliore vittoria possibile...

"Grande, lo sapevo che avresti superato le mie aspettative, nessuno dolore, solamente un leggero fastidio, meriti un piccolo premio, ti aiuto io, così godiamo di più entrambi, segui le mie istruzioni, che si parte..."

Che meraviglia, raramente ho provato un godimento così intenso, prolungato e potente, l'apice fu un'autentica botta a livello emotivo, ebbi uno di quei capogiri difficilmente descrivibili, mi lascia andare sul mio fianco, badando a non uscire da lei, volevo ancora sentirla, volevo ancora averla mia, perché sapevo perfettamente una cosa (e non mi sbagliavo affatto), che difficilmente ci sarebbe stato un seguito a quel pomeriggio, che tutto sarebbe iniziato e finito lì, perché così sarebbe stato, e così fu, ci lasciammo dopo essere rimasti ancora abbracciati, scambiandoci effusioni e coccole prolungate, la sera stava arrivando, le chiesi uno strappo vicino a casa, ero un po' troppo distante, ma soprattutto ero incredibilmente svuotato di energie, completamente appagato a livello psicologico ma praticamente privo di benzina nelle gambe, anche se a quella età il recupero ha quasi proporzioni del miracoloso, la guardai un'ultima volta, con una timida promessa che se ci fossi rivisti, in condizioni più o meno analoghe, avremmo rinfrescato quei ricordi, non la vidi mai più, e mi dispiace tanto, anche solamente per un saluto, non so se sia viva, non so cosa stia facendo, insomma non ho saputo più nulla di lei, ci siamo definitivamente persi di vista, la riconoscerei? Sì, penso proprio di sì, ma sembra sparita nel nulla, per qualche tempo ho pensato effettivamente a lei, parecchio, poi la vita è andata avanti, con tutti i suoi accadimenti, nettamente diversi da quelli di quel pomeriggio...

Continua...

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