Il mio primo, vero, contratto di lavoro - 12° puntata


Immagine CC0 creative commons

Dopo quelle scaramucce iniziali, il rapporto tra me e la ragazza addetta alla distribuzione delle buste paga si stabilizzò, ogni tanto una battuta, a volte io, a volte lei, ma tutto nell'ottica di una specie di normalità, si sapeva che lei era una buongustaia, per così dire, ma che a me non l'avrebbe data mai e poi mai, questo non pregiudicava il fatto di scherzare, anche su argomenti sessuali, per cui, fra una cazzata e un'altra, i nostri contatti erano, tutto sommato, più che normali...

C'erano un paio di figure, abbastanza datate a livello anagrafico, che davano l'impressione di trovarsi in quell'azienda così, quasi per caso, ogni tanto mi chiedevo per quale motivo, ma soprattutto, quali fossero i loro reali compiti, la risposta che mi davo, e che a volte mi arrivava dai miei colleghi, non era il massimo della vita, erano lì, assunti da tempo immemore, stavano seduti quasi sempre nel loro ufficio, ma di utilità pratica non riuscivo a scorgere traccia, in alcuni casi si erano già distinti, per la loro capacità di rompere i coglioni in alcuni frangenti, come nel caso di una mia lite con un paio di tecnici, dei quali l'azienda si avvaleva per controllare la qualità dei suoi componenti, a volte consegnavano la merce direttamente, in occasione della consegna dei documenti di trasporto, da parte mia a loro, avvennero alcuni scambi veementi di battute...

Non ho mai sopportato il fumo, in quegli anni non vigeva ancora il divieto di fumo nei locali, ma pretendevo, visto che l'ufficio era il mio ed era piccolo, che non si fumasse, considerando soprattutto il fatto che l'aria climatizzata (o condizionata, perché 35 anni fa non ricordo se esistesse già la climatizzazione) era accesa da aprile a fine ottobre, per il caldo che c'era negli uffici, e il fumo, nell'aria modificata dagli apparecchi, era come se si amplificasse di intensità e di dannosità, se entrava una persona con una sigaretta nel mio ufficio, tempo un paio di minuti e iniziava a irritarsi la mia gola, per cui chiedevo, la prima volta, gentilmente che le persone non entrassero nel mio ufficio con la sigaretta accesa...

Gli unici che facevano storie al mio divieto erano un paio di tecnici, soprattutto uno, che alla mia richiesta di buttare via la sigaretta o finire di fumarla lontano dal mio ufficio mi mandava a cagare, entrando sistematicamente con lo zampirone acceso, al punto tale che mi giravano le palle e volavano parole grosse, quando aveva finito di firmare i documenti se ne andava, in segno di ulteriore spregio alle mie rimostranze faceva un'ultima tirata e sparava il fumo nella mia direzione, facendomi ulteriormente incazzare di brutto...

Dovevo far qualcosa, anche in questo specifico caso, non aveva senso che lui mi continuasse a prendere per il culo in quella maniera, oltretutto le nostre litigate avevano attirato l'attenzione di una delle figure che ho descritto poco sopra, che mi invitava ad essere paziente e comprensivo, a me, stringi stringi, del suo modo di affrontare la questione non me ne fotteva un cazzo, il fumo mi dava realmente fastidio e volevo risolvere a modo mio quella situazione...

Continua...

H2
H3
H4
3 columns
2 columns
1 column
10 Comments
Ecency