Fuoriposto - 60° puntata


Immagine CC0 creative commons

Oggi, come allora, avrei difficoltà a rispondere a quella domanda, perché nelle situazioni bisogna esserci, e in questi casi ognuno di noi può reagire in maniera diversa, a seconda di quello che percepisce realmente dagli accadimenti in cui è più o meno coinvolto, per cui quando mi fece la domanda di cosa avrei fatto io, semplicemente risposi con un...

"Non lo so, non lo so, ti dico solo il mio punto di vista, ma strettamente personale, ho sofferto quando ti ho vista, laggiù, perché lo sai il motivo..."

Ci guardammo per qualche istante, in silenzio, poi le fece il gesto di abbracciarmi, logicamente le andai incontro e lo facemmo, rimanendo stretti per diversi secondi, quando ci staccammo parzialmente, mi esortò ad andare a prendere immediatamente il nostro ex-compagno di scuola, onde evitargli uno spettacolo che poteva essere molto deleterio per lui, mi fiondai da lui, e lo trascinai via, non ricordo perfettamente quello che mi disse, quello che gli risposi, ma come troncai la sua raffica di parole lo rammentai, perché a un certo punto gli urlai...

"Mi hai rotto il cazzo, va bene?!?! Vaffanculo, non ti dico un cazzo, perché è meglio così, D.. .....!!!!"

Eravamo parecchio amici, rarissime volte mi ero rivolto a lui con quelle parole, anzi, penso che fosse la prima volta in assoluto, per cui lo vidi molto interdetto, spaesato, ma non era sufficiente, compresi che, vista la circostanza, ci voleva una dose ulteriore, per cui gli sibilai un...

"Te lo ripeto, stop rotture di cazzo, è meglio così..."

Non ci parlammo per tutto il viaggio verso un pub, dove bevemmo in religioso silenzio, era sufficiente il rumore di sottofondo del locale per popolare i nostri pensieri, già parecchio agitati di loro, terminata la birra ci alzammo, provò a pagare ma lo mandai a cagare a gesti, poi ci congedammo, in testa mi era rimasta quella serata molto particolare e assurda, con un retrogusto davvero amarognolo...

Attualizzando il discorso, qualche anno fa, in condizioni economiche migliori di quelle attuali, vidi una signora, vorrei dire una ragazza, perché purtroppo non mi sento di chiamarmi signore, lavoravo ancora nel mio settore di pertinenza, la riconobbi, era Francesca, che aveva bisogno di un paio di scarpe per il figlio, a causa del mio taglio di capelli integrale (rasato a zero) non aveva fatto caso più di tanto a me, le chiesi solamente come stava, fece in tempo solamente a sillabare un...

"Perché, ci co...", non finì la parola che stava pronunciando che lessi la sorpresa e lo stupore nei suoi occhi, mi aveva riconosciuto, mi abbraccio di slancio, calorosamente, non sapevo che gestivo quel locale, e mi disse subito che sarebbe ritornata anche con gli altri 2 figli (subito pensai che al fatto che carriera e figli difficilmente vanno d'accordo), tra una battuta, una confidenza e un'altra, arrivammo anche al punto di quello che successe quella famosa sera del suo compleanno, io non l'avevo più vista da quella notte, qualcosa passò nei suoi occhi, eravamo su un punto dolente, per cui ci voleva tatto, molto tatto, vedevo che le sue espressioni erano mutate, ma era come se avesse bisogno di vuotare il sacco, sensazione confermata dal fatto che mi chiese un attimo, per riorganizzare i pensieri, per mettere ordine in una tempesta che si stava agitando nella sua testa, era logico che non lavorasse più per quella azienda, che nel frattempo si era trasformata ulteriormente, incorporandosi con altre due società per creare una sorta di economia di scala...

Continua...

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Ecency