Fuoriposto - 59° puntata


Immagine CC0 creative commons

Mi girai, era Martina, capelli in disordine, tutta stralunata ma presente a se stessa ed estremamente arrapante, quello che avevo appena visto era ben impresso nella mia memoria, per cui non era assolutamente facile fare breccia nella mia mente...

"Vieni qua un attimo, dai, cos'è tutta questa fretta??"

La fulminai con gli occhi, mi girai un attimo verso il mio amico e gli dissi di non muoversi, che ce ne saremmo andati subito dopo, mi allontanai quel tanto che bastava per essere fuori dalla portata delle sue orecchie, anche se era mezzo cotto e sempre intento a guardarsi in giro, a differenza mia, che avevo il pelo dritto anche nel buco del culo...

"Che cazzo vuoi??", esordii andando subito all'attacco...

"Perché ti rivolgi in questa maniera, cosa ti ho fatto di male??"

Non poteva avermi visto, non avevo fatto praticamente rumore, per cui ero incerto se dirle tutta la verità oppure tacere e fare la figura di merda, da maleducato, per una volta tirai fuori le palle, completamente, sparando a zero...

"Io l'uccello l'ho portato a pisciare, tu l'uccello se lo sei portato dritto in culo, i miei complimenti...", condendo la frase con lo sguardo più perfido e accusatore che potessi...

Il colpo era andato a segno, non si aspettava che avessi visto qualcosa, per qualche secondo era disorientata, smarrita, le avrei fiondato una di quelle limonate da ribaltarla nuovamente, mi era sempre piaciuta da morire, e in altri tempi sarei pure morto per lei, lo sapeva, da sempre, e per tanto tempo si era approfittata di questo fatto, ora le cose erano un po' cambiate, mi aveva definitivamente aperto gli occhi, non ero più disposto a concederle più di tanto...

"Possiamo fare quattro passi, ti dispiace?", disse con tono insolitamente accondiscendente...

La prima reazione fu un secco no da parte mia, delicatamente ma risolutamente presi la sua mano, che aveva afferrato dolcemente il mio braccio, togliendola da quella sede, la seconda supplica andò a segno...

"Per favore, te lo chiedo per favore, non farti pregare..."

Non si era mai rivolta in quella maniera, era sempre stata sopra le righe, o al massimo si era degnata di scendere al mio livello, con quella insopportabile puzza sotto il naso che la rendeva, in ogni caso, irresistibile, mi faceva sangue, mi prendeva completamente, era molto strano il suo modo di fare, in fondo, che cosa doveva mai dirmi? Giustificarsi? Per quale motivo, ognuno, del suo, può fare quel cazzo che le pareva, eppure mi chiedeva del tempo, non sapevo ancora bene per cosa, con riluttanza annuii, più che altro per curiosità, era in ogni caso insolito quello che stava succedendo...

Quel locale aveva un bello sviluppo, a livello di superficie, ci si poteva parlare senza problemi, facendosi gli affari propri, più il tempo passava, più iniziavano a rigirarmi i coglioni, volevo abbandonare quel posto, mi mancava l'aria, tutto era diventato estremamente insopportabile, fui io che la presi saldamente per un braccio...

"Allora, che cazzo hai da dirmi?!?!"

"Arrivo, scusa, sto cercando le giuste parole, forse è solamente il caso di cominciare a raccontarti una storia, senza pensarci troppo, perché più rimugino, peggio è..."

"Ecco, appunto, fuori tutto, che poi mi scavo dal cazzo, anzi, ci scaviamo dal cazzo, perché lo porto via, a quel coglione che mi ha convinto a infilarmi in questo troiaio..."

"Sì, certo, portalo via, perché Francesca è completamente fuori, non so cosa possa combinare, mi ha detto un paio di cose, mentre eravamo impegnate, da far rizzare la pelle agli scaricatori di porto..."

"Basta che ti muovi, perché non ne posso più..."

Continua...

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Ecency