Fuoriposto - 58° puntata


Immagine CC0 creative commons

La festa proseguiva, i ritmi, i balli, le movenze del tutto erano molto aperte, per così dire, nonostante io sia sempre stato negato nel ballo, a un certo punto mi ritrovai non volevo nel mezzo di un trenino, proprio con Martina davanti, la tenevo per i fianchi, era molto, ma molto desiderabile, un sogno, un incanto, sculettava che era un piacere, andando a seguire l'andamento della musica, portò il suo culetto contro il mio inguine, la 1° volta indietreggiai d'istinto, per evitare di fare una figura del cazzo, ma la 2° volta era molto più netta la questione, per cui, pur capendo poco di ballo, aspettai il ritornello, e il momento in cui lei tornava indietro, al contrario io andai in avanti, serrandola per i fianchi, e il mio uccello finì contro al suo culetto, in tutta risposta si girò leggermente...

"Alla fine ce l'hai fatta, ma ce ne hai messo di tempo..."

La musica finì e andai a mangiare qualcosa al buffet, mi guardavo molto in giro, i miei presentimenti non si erano ancora materializzati, ma a un certo punto vidi Francesca e Martina andare verso la zona della toilette, che era circondata da diverse siepi ed arbusti vari, tempo un paio di minuti e un pezzo grosso di quell'azienda (non ricordo quale alta carica ricoprisse) si incamminò nella stessa direzione, poco prima di sparire dalla mia visuale fece un cenno a un suo collega, un altro soggetto con alto profilo, come lo raggiunse scomparvero...

Un minuto, interminabile, due, tre, diversi minuti, nulla, di quell'insolito quartetto non tornava indietro nessuno, non potevo rimanere nel dubbio, avevo bisogno di capire fino in fondo, considerando anche il fatto che ero stanco di quella messa in scena, di tutto quel puttanamento del quale non facevo parte, perché non era la mia festa, non era la festa del mio amico, era una festa diversa, e che cazzo ci fossimo andati a fare non lo avevo ancora capito completamente, se non per assecondare il mio amico, che aveva una voglia matta di rivedere la nostra compagna...

A mia volta mi incamminai verso quella zona nascosta, come fui certo di essere sparito dalla altrui visuale, prestai attenzione a tutto quello che vedevo e sentivo, soprattutto ad ogni passo che facevo, cercando di capire dove fossero andati a finire quei 4, impiegai un altro po' di tempo, prima di sentire dei rumori, dei gemiti, dei gridolini, ma poteva essere tutto e niente, c'era ancora della distanza tra me e quella fonte insolita di suoni, percorsi un piccolo viale, e all'improvviso intravidi qualcosa, mi infilai in una siepe, c'era una illuminazione molto discreta, ma in una piccola radura, nascosta allo sguardo dei più, erano raggruppate le 4 persone mancanti...

Se avessi avuto dei dubbi, in quello che stavo vedendo, me li avrebbero fugati senza problemi le frasi che i due uomini indirizzavano alle ragazze, che erano nella posizione a gattoni, culo scoperto e riempito dai membri dei loro superiori, che se le stavano inculando a dovere, sapevo quello che avrei potuto vedere, ma mi prese ugualmente una fitta al cuore, un dispiacere profondo, anche se ognuno della propria vita è libero di fare e disporne come gli pare e piace, vedere le mie amiche concedersi in quella maniera mi aveva dato una tristezza infinita, ma è la vita, con le sue gioie e le sue miserie, con questa amarezza mi girai e lentamente feci il percorso a ritroso, in modo tale da essere certo di non essere assolutamente visto, ci mancava solamente quel fatto, a una serata che era diventata di piena e completa merda, una volta ritornato nella festa ufficiale, cercai il mio amico, si intratteneva con un'altra bella porcona, in assenza delle nostre ex-compagne di classe, richiamando la sua attenzione, cercai di convincerlo ad andarcene immediatamente, il coglione ancora non era a posto, non era contento, incazzato come una iena gli rifilai un pizzicotto nel fianco, che gli strappò un urlo soffocato, ma sentii anche dei colpetti sulle mie spalle...

Continua...

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Ecency