All'inferno e ritorno - 21° puntata


Immagine CC0 creative commons

Come i due chirurghi uscirono dalla sala operatoria, più grande, più scarna, più essenziale di quella del mio ospedale, dalle mie spalle giunse nuovamente la dottoressa anestetista, che mi disse semplicemente che non dovevo fare quell'uscita, che non ce n'era bisogno, perché era fatto così...

"E io sono fatto cosà, sempre questa storia, del cane che non mangia cane, cos'è, gliel'aveva consumato, il suo collega del cazzo, per dire quello che aveva detto? No, se ha la codina di paglia, fuori dai coglioni, mi scuso se parlo diretto, ma di tutti questi luoghi comuni, di tutte le paranoie inutili che ci sono, anche no, che vada a cagare..."

Anche da sotto la mascherina operatoria si vedeva chiaramente che stava ridendo con gli occhi, anche io abbozzai un sorriso, stranamente, mi sentivo bene, tutta un'altra cosa, rispetto all'intervento che avevo subito 20 anni prima, in quella relativa tranquillità mi riportarono nella mia stanza, quattro parole che la mia compagna, anche lei mi vedeva insolitamente rilassato e sorridente, a differenza della maggioranza delle volte in cui entravo in un ospedale, non era certo l'unica volta che mi stava andando bene quello che stava succedendo, in altri casi non avevo avuto nulla da eccepire nell'operato del personale sanitario in genere, ma fino ad allora, a parte il battibecco finale con un chirurgo, tutto era filato meravigliosamente liscio, un trattamento davvero ottimo...

Dopo qualche tempo, che non so quantificare, venne un'infermiera a parlarmi, dicendomi che se me la sentivo, mi avrebbe accompagnato in bagno, dove mi avrebbe rimosso il grosso impacco che mi avevano applicato in zona, per farmi un'altra medicazione, e prepararmi per la dimissione, quando ero comodo saremmo andati, le risposi che mi sentivo bene, mi aiutò a rialzarmi, dovevo fare pochi metri, trascorsi i quali mi fece accomodare su una larga sedia, che assomigliava a un larghissimo water, un po' anomalo, mi rimosse delicatamente l'impacco che mi avevano posizionato in sala operatoria, poi con mani di fata mi medicò, chiedendomi pure se volevo vederlo, le risposi affermativamente, e lei prese uno specchietto, da un ripiano lì vicino...

"Direi che è tutto a posto, come le sembra a lei?"

Ero insanguinato, un po', era più che logico, ma quello che guardavo era la cicatrice, che quasi non si notava, le chiesi se poteva ingigantirsi, non mi capiva, le spiegai in due parole quello che era successo in precedenza, nel primo intervento...

"Può capitare, certo, ma di solito qualcosa deve essere andato storto, e non mi sto riferendo a lei..."

Una piccola conferma dei miei sospetti di allora, diedi un'ultima occhiata, mi avevano accennato che sarei stato completamente esposto, cioè il glande tutto scoperto, il primo impatto visivo era strano, era effettivamente così, feci un cenno che poteva procedere e dopo aver messo una pomata, inserito un discreto quantitativo di garze, messi un po' di cerotti vari e una nuova confezione di ghiaccio ad impatto, mi fece ritornare in camera, il tempo di preparare quelle due cose che mi ero portato dietro che mi vedo arrivare l'infermiera che mi aveva depilato, che tenne un comportamento molto tranquillo e asettico, non voleva crearmi dei casini con la mia compagna, mi disse di farmi rivedere per un primo controllo dopo un paio di giorni, senza appuntamento, magari nella tarda mattinata che era il momento migliore in assoluto, per avere un tempo di attesa minore, infine ci salutò, due baci alla mia compagna, due baci a me, nell'orecchio più distante dalla pantera domestica...

"Ciao caro..."

Continua...

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