AVVENTURE IN GOCCE, CAPITOLO TRE

Capitolo tre

Scelse un'altra goccia e la scelse per la sua lenta ma inesorabile discesa. La gravità reclamava la sua preda ma essa sembrava vincerla, senza fatica, senza apparente impegno . Alla fine però capitolò, cadendo infine nel bordo inferiore della finestra, ma egli non poté vederla perché il nuovo viaggio era iniziato.
Sentiva nelle narici odore di salmastro ed un vento teso gli scombinava la barba ed i capelli. Piccole gocce salate gli giungevano sul viso rendendogli le labbra asciutte. Stringeva forte con le mani qualcosa di liscio e caldo e quando abbassò lo sguardo si accorge di stringere il timone di una nave. Ruotò lo sguardo intorno, tra lo schioccare delle vele e lo stridore delle gomene tirate dal vento e noto' che il ponte della nave era un brulichio di marinai, ognuno intento nel proprio lavoro. Osservò come era vestito e si accorse che non era coperto di stracci come la ciurma al lavoro. Stava per proferire parola quando un uomo gli si parò di fronte "Siamo a meno di una lega comandante, stavolta non ci sfuggiranno" lo apostrofò per poi allontanarsi con un ghigno. Levò lo sguardo all'albero maestro e con stupore vide la bandiera pirata issata su di esso. Non ebbe tempo di riflettere poiché il vento favorevole gonfiò le vele e la vedetta urlò dalla sua postazione "A meno di una lega, ci siamo." Le mani mossero da sole, sapienti e veloci e un nuovo comando abbaiato tranciò l'aria. "Ai posti di combattimento, caricare i cannoni." A quel comando, il ponte si animò ancor di più e gli uomini iniziarono a correre da un lato all'altro, urlando come ossessi. L'artiglieria venne schierata in poco tempo, ed un istante dopo, la nave raggiunse la sua preda che si delineò sul lato destro. "Fuoco!" ed una scarica di cannoni vomitarono i loro proiettili nella fiancata della nave, da cui si levarono una nuvola di schegge e di spruzzi di acqua. Grida di giubilo riempirono l'aria impregnata dell'odore acre della polvere da sparo, seguito dal rumore delle sciabole che venivano sguainate. "All'arrembaggio" venne urlato mentre delle passerelle vennero assicurate tra le due navi che ora correvano accanto come due sorelle che si tenevano per mano. A sua volta sguainò la sciabola che teneva assicurata al lato sinistro del corpo e si gettò nella mischia urlando comandi secchi e precisi. In breve si trovò sul ponte della seconda nave, dove i suoi combattevano urlando tra l'odore di sangue e polvere da sparo. Urla di dolore e rabbia riempivano l'aria mentre lui correva scavalcando corpi ormai morti che danzavano al ritmo delle onde che conducevano le navi. Urlò a sua volta quando scorse il comandante della nave avversaria e con un balzo lo raggiunse incalzandolo ferocemente.

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