Avventure in gocce-Capitolo 9

[fonte della foto il web]

Sentiva il corpo leggero fluttuare, privo di peso e di vincoli mentre osservava pianeti, stelle e costellazioni che si susseguivano mentre il suo veicolo, silenzioso, solcava la miriade di punti luminosi sparsi ovunque si potesse posare l’occhio. Come da bambino, mentalmente collegava le stelle tra di loro, formando figure, riconoscendo lo zodiaco ed i suoi segni. Vergine, Leone, Cancro. Erano lì di fronte a lui che poteva ammirarle senza bisogno del suo vecchio telescopio. Un largo sorriso era impresso sul suo volto, sinonimo di uno dei suoi più grandi desideri avverato. Il tempo sembrava non trascorrere mai e presto la mancanza di gravità ed il conseguente cullare del viaggio, lo fecero appisolare facendogli sognare la terra lontana fino a quando un suono acuto e regolare lo riportò alla veglia. Faticò non poco a tornare lucido, mentre il pulsare del suono gli lacerava il cervello non facendogli capire cosa stesse accadendo. Ruotava il capo in ogni direzione fino a trovare l’oggetto del suo tormento. Sul monitor del quadro comandi una spia rossa lampeggiava mandando un segnale regolare. “ Bene ed ora che problema c’è? “ chiese più a sè stesso, per poi avvicinarsi ai comandi iniziando a pigiare dei tasti. Verifiche e calcoli si materializzarono susseguendosi davanti ai suoi occhi fino a quando un messaggio di allarme, non riempì lo schermo che scrutava. “ Allert, nuvola di asteroidi in avvicinamento. “ era il messaggio che visualizzava e che lo fece rabbrividire. Se un solo frammento avesse intaccato lo scafo della nave sarebbe stato spacciato. Si preparò come potè, con la fretta che il fluttuare permetteva, nuotando nell’aria da un punto all’altro dello scafo, lo sguardo fisso sui portelli da cui scrutava fuori. Infilò il casco e attese poi iniziò. Come faville di un fuoco che arde allegramente, prima poco alla volta, poi sempre di più, frammenti di roccia iniziarono ad investire la carlinga facendolo trasalire ad ogni colpo. Il bip diventava sempre più insistente, lacerandogli le orecchie, perforandogli il cranio, facendolo respirare affannosamente ad ogni colpo fino a quando ciò che vide lo fece congelare. Delle dimensioni di una palla da basket, un frammento si dirigeva sparato verso il vetro della nave e non potè fare altro che trattenere il fiato ed attendere l’impatto che giunse poco dopo. Udì un tonfo più pesante degli altri che lo fece sospirare di sollievo, poi appena dopo un attimo, uno scricchiolio. Fissò con sgomento quanto si materializzò di fronte ai suoi occhi, vedendo nascere dal nulla una crepa che lentamente andava solcando il vetro di fronte a se. Un sorriso amaro si dipinse sul volto, soprattutto quando il monitor segnalò la crepa. “ Scudo principale danneggiato, rottura stimata entro… “ ma non riuscì a leggere perché il vetro esplose e fu risucchiato fuori dalla cabina in un attimo. Il cosmo lo inghiottì e mentre fluttuava, vedeva la nave allontanarsi lentamente nel riflesso di se stesso nel casco che indossava. Chiuse lentamente gli occhi, abbandonandosi alla dolce sensazione che lo pervase, una sensazione di infinito, rendendosi conto di tornare verso l’infinito a cui apparteneva, mentre il suo respiro lentamente appannava il casco facendo formare delle goccioline che lentamente iniziarono a rigarlo. Ne scelse una, non seppe perché, ma lo fece e ne seguì la traiettoria senza rendersi conto che il buoi che lo aveva avvolto si fosse dissipato e quando sbattè gli occhi si ritrovò seduto di fronte alla finestra su cui, allegramente, la pioggia settembrina si abbatteva.

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