Gabriele D'Annunzio

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Autocelebrazione

D'Annunzio è un personaggio molto particolare ed ambiguo, ed avendo questo culto estremo del bello tutto quello che faceva era relegato a quell’ambito. Però, era ovviamente anche un innovatore per l’epoca, perché sperimenta l’arte in tutte le sue varie forme: poesia, prosa, teatro, slogan pubblicitari e partecipa anche a dei film come per esempio “Le notti di Cabiria” di Fellini.
Tutto ciò che lo impegnasse in modo attivo, non solo nella vita pubblica e politica,doveva essere una sperimentazione continua. La ricerca del bello e del piacere in quanto tale, erano sempre finalizzati ad un’autocelebrazione.
Le opere di D’Annunzio abbracciano un periodo longevo, che parte da quando
scrisse quelle opere in cui era ancora a Pescara, che avevano un impianto più verista (perché veniva da una zona un po' fuori dai luoghi di trasmissione della cultura per eccellenza).
Il suo romanzo per eccellenza è “Il Piacere” che contiene grandi tratti autobiografici. Poi c’è il periodo della sensualità alle estreme conseguenze, e c’è una raccolta di più di 50 poesie dove la vita spirituale si va a mescolare con la ricerca del piacere. Ad esempio “La pioggia nel pineto” rappresenta questa compenetrazione, il concetto di panismo (pan = tutto) del poeta che diventa parte integrante della natura. In questa poesia narra di una passeggiata con *Eleonora Dusef in questo bosco mentre amoreggiano la loro passione, altro non è che una compenetrazione totale della fusione dei due corpi con il bosco. Porta all’estrema conseguenza la partecipazione di se stesso all’interno del rapporto amoroso che diventa carnale e spirituale nello stesso momento. La sublimazione dell’essere è quello che manifesta nelle sue opere: fa della propria vita un opera d’arte, che è il bello in quanto tale.
Scrive poi altre storie che sono delle novelle come “Il fuoco”, in cui narra della storia d’amore tra uno scrittore e una celebre diva. Scrive anche le raccolte di “Laudi” come “Maya”, “Elettra”, “Alcyone”, “le stelle della costellazione delle
Pleiadi”.
A livello teatrale scrive opere come “La figlia di lorio” ed i luoghi in cui si muove questa storia è l’Abruzzo selvaggio, oppure scrive “la Nave” che ha come luogo Venezia, oppure ancora “Il martirio di San Sebastiano”, che scrive durante il suo periodo in Francia. Altre prose varie sono “Notturno” che è un diario scritto durante un periodo di convalescenza (perché perse l’uso dell’occhio nel 1916 per un incidente aereo). Egli stesso guiderà l’aereo che sorvolava Fiume: tutto ciò che faceva doveva metterlo in prima linea per dimostrare la sua importanza e notorietà.
L’artista, in quanto tale, rinnova continuamente se stesso attraverso la propria arte.
Anche la bellezza deve avere una sua trasformazione, sennò viene a noia.

Per D’Annunzio l’opera d’arte deve sempre rinnovarsi o scomparire.
Egli fa anche molto riferimento alla filosofia dell’epoca come Nietzsche e il mito del “super-uomo” (un’entità che va al di sopra di tutto e tutti). Questo
naturalmente si traduceva con un esagerazione negli esercizi di stile (scrivere per il gusto di giocare con una parola) e dal punto di vista del contenuto non lanciava grandi messaggi, perciò rientrava nella sfera dello sperimentalismo. Questo però era necessario perché portava al rinnovamento della scrittura che non rimaneva sempre fine a se stessa.

Nel prossimo post parlerò de "Il Piacere"

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Testo di @elikast (appunti delle mie lezioni frontali)

FOTO libere da copyright prese dal web e da Wikipedia

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Ecency