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Il grande ritardo dell'Europa

Ci sono voluti una pandemia e due guerre per comprendere che gli stati uniti d'Europa non sono poi così uniti e che il continente soffre di un grande deficit: autonomia. Fin quando conoravano le cose dagli altri paesi a prezzi bassi, nessuno si è mai posto il problema di creare industrie o tecnologie per iniziare ad essere indipendenti. Per decenni, abbiamo acquistato gas russo e petrolio a prezzi bassi, e ciò ha scoraggiato qualsiasi intraprendenza da parte dei governi che sostanzialmente si sono agiati sull'alloro.

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La pandemia, ma soprattutto la guerra Ucraina-Russia ha rotto definitivamente questo clima di rilassamento, quasi ozio, facendo cadere di sedere tutti i governi europei che all'improvviso, sprovvisti del gas russo, si sono accorti che non potevano produrre abbastanza energia per mandare avanti le industrie e soddisfare i bisogni energetici della popolazione.

Così abbiamo lanciato una corsa verso l'energia verde, benissimo ad aver accelerato esponenzialmente l'installazione di decine di Giga watt in due anni, ma ciò ci ha messo alle strette su altri tematiche: la tecnologia. In Europa si producono pochissimi chip e gran parte del materiale di un'auto elettrica è prodotta all'estero. Avendo un obiettivo entro il 2035 di abbandonare la produzione di macchine a combustione, il orob ora è molto più grande, a tal punto che la gente, dopo un iniziale interessamento delle auto, sta ora accantonando l'idea, avendo costi elevati e con una scarsa struttura per le ricariche.

Inoltre abbiamo lacune nella difesa militare, non esiste un esercito europeo e un armamento europeo. Occorre pensare ad un solo paese per apporre le strategie necessarie a difendere i nostro territori. Il rapporto Draghi ha ben delineato i settori da sviluppare e gli investimenti necessari. Sarà l'Europa in grado di raccogliere questa sfida.